Data: 08/03/2019 15:00:00 - Autore: Roberto Paternicò

di Roberto Paternicò - Quali saranno le competenze maggiormente richieste dal mercato del lavoro di domani? Quali lavori saranno in maggiore crescita e quali sono le occupazioni più a rischio? Due quesiti al centro dell'analisi previsionale elaborata, nel Maggio 2018, da Unioncamere-ANPAL sugli scenari occupazionali italiani di medio termine (2018-2022).
Se da un lato è in espansione un forte processo di distruzione di posti di lavoro, dall'altro se ne creano altri, sia come variante di lavori esistenti sia come nascita di nuovi e non esistenti fino a pochi anni fa. La quantità e la qualità della domanda di competenze e delle skills (abilità) richieste dal nuovo mercato del lavoro stanno cambiando in modo rilevante. L'invecchiamento della popolazione, i processi di outsourcing (esternalizzazione) e offshoring (delocalizzazione) indotti dalla globalizzazione, dallo sviluppo tecnologico e dalla rapida diffusione dell'ICT - Information and Communications Technology (trasmissione, ricezione ed elaborazione di dati e tecnologie digitali) hanno profondamente mutato il mercato del lavoro nei paesi più o meno avanzati.

Il fabbisogno di occupati per professione e titoli di studio nel periodo 2018- 2022

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Secondo la classificazione ISTAT per grande gruppo di professioni, si segnala una prevalenza delle professioni commerciali e dei servizi (26,0% del totale), delle professioni tecniche (18,2%) e di quelle specialistiche (16,8%). Seguono poi con un certo distacco gli operai specializzati (10,3%), le professioni impiegatizie (8,9%) e le professioni non qualificate (11,9%).
I conduttori di impianti industriali e di mezzi di trasporto si attestano poi al 6,6%, mentre risulta piuttosto marginale (0,9%) la quota delle professioni dirigenziali. In un'ottica più aggregata, il fabbisogno medio annuo previsto nel periodo considerato si può ripartire nel 35,8% di figure di alto profilo (high skill, cioè dirigenti, specialisti e tecnici), nel 34,9% di figure di livello intermedio (impiegati e professioni commerciali e dei servizi) e ancora nel 28,8% di figure operaie e non qualificate.
Il tasso di fabbisogno risulta più elevato per gli ingegneri, progettisti elettronici e progettisti industriali (3,6%), per gli specialisti nelle scienze della vita e della salute (farmacisti, medici, ricercatori farmaceutici, agronomi, ecc.) (3,1%) e per gli specialisti in informatica, chimica e fisica (2,9%), fra i quali prevalgono le figure informatiche (sviluppatore di software, analisti programmatori, progettisti di software, ecc.) ma si comprendono anche figure con competenze ben diverse quali gli informatori scientifici del farmaco e gli analisti chimici. Al quarto posto, con un tasso ancora superiore alla media (2,6%), si trovano gli specialisti della formazione e della ricerca (professori, esperti della formazione, insegnanti, ecc.).
La domanda di ingegneri e di progettisti industriali e elettronici è evidentemente spinta dalla diffusione delle tecnologie "Industria 4.0", così come la richiesta di specialisti della vita e della salute è determinata dalla crescente domanda di servizi sanitari.
Nel gruppo delle professioni tecniche, la crescita più sostenuta del fabbisogno dovrebbe interessare i tecnici dei servizi sociali (4,2%), comprendenti gli assistenti sociali, i tecnici dell'integrazione sociale, ecc. Seguono poi gli insegnanti nella formazione professionale, istruttori, allenatori, atleti e professioni simili (3,7%), i tecnici della salute (infermieri, educatori, fisioterapisti, ecc.) e i tecnici di apparecchiature ottiche e audio-video (entrambe con un tasso del 3,4%).
In termini assoluti, la professione di maggiore rilievo è costituita dai tecnici della salute (infermieri, educatori professionali, fisioterapisti, ecc.), con 129.400 unità, seguita a distanza dai tecnici in campo ingegneristico, tra cui prevalgono i disegnatori tecnici e industriali, gli assistenti di cantiere e gli elettrotecnici (43.200) e dai tecnici dei rapporti con i mercati, cioè tecnici commerciali, venditori tecnici, addetti marketing, ecc. (43.100).
Tra gli impiegati e le professioni qualificate commerciali e dei servizi emergono per maggiore dinamicità le professioni qualificate dei servizi personali (il cui tasso medio di fabbisogno raggiunge il 7,5%), quali gli addetti all'assistenza e gli operatori socio-assistenziali. Seguono poi le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (4,4%) e gli addetti nelle attività ricettive (3,3%). Lo sviluppo dei primi due gruppi citati è legato, ancora una volta, all'invecchiamento della popolazione, mentre il terzo riflette la crescita attesa delle attività turistiche e ricettive.
Le professioni più dinamiche tra gli operai specializzati sono i meccanici artigianali, montatori, riparatori e manutentori di macchinari fissi e mobili (2,1%), gli artigiani e operai specializzati del cuoio, pelli e calzature (2%), nonché tre altre professioni con un tasso di crescita atteso di poco inferiore al 2%, cioè gli artigiani e operai specializzati di installazione e manutenzione di attrezzature elettriche e elettroniche, i fabbri ferrai, costruttori di utensili e gli artigiani e operai specializzati delle lavorazioni alimentari.
Dal punto di vista dei livelli di istruzione richiesti, i laureati e i diplomati dovrebbero rappresentare il 62% del fabbisogno totale.

Occupazione e progresso tecnologico. Quali sono le professioni maggiormente a rischio?

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Un primo livello è quello della trasformazione dei lavori esistenti. È difficile pensare a lavori che non subiranno una trasformazione rilevante, in cui molte mansioni cambieranno diventando probabilmente più complesse e richiederanno competenze più elevate e sofisticate. Un esempio per tutti è quello dell'addetto inserimento dati, per cui le imprese richiedono nel 12% dei casi personale laureato, mentre cinque anni fa tale quota non superava il 5%. Pur mantenendo la stessa denominazione, per questa professione – come per molte altre – è cambiato nel tempo il suo "contenuto", in termini di competenze, conoscenze e mansioni richieste.
Il secondo livello è costituito dalla creazione di nuovi posti di lavoro, si pensi ad esempio alle nuove professioni associate all'utilizzo dei big data, alla cybersecurity, o ai social media.
Complessivamente circa il 12% del fabbisogno previsto nel periodo 2018-2022 (ovvero circa 308.000 unità su un fabbisogno totale di 2.566.000) è a rischio di automazione. Tuttavia, le singole professioni sono caratterizzate da un grado di rischio di automazione molto diverso. In particolare, risultano professioni ad alto rischio quelle medium skill (ad esempio, impiegati addetti alle funzioni di segreteria e di ufficio e alla raccolta e conservazione documentale).
Tra le nuove professioni emergenti si identificano in relazione alle richieste dal mercato quelle tipicamente legate allo sviluppo tecnologico quali il Data Scientist, l'analista del Cloud Computing, il Cyber Security Expert, il Business Intelligence Analyst, il Big Data Analyst e il Social Media Marketing.

Fabbisogno e offerta di laureati in Italia 2018-2022

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Si prevede una riduzione dei laureati in uscita dalle università italiane nei prossimi anni e nell'ultimo anno di previsione, il 2022, il loro numero sarà di poco superiore a 190.500 unità.
La preoccupazione avanzata da molti osservatori è che possa profilarsi, anche se non nell'immediato, una carenza di offerta rispetto al fabbisogno di laureati espresso dal sistema economico.
Sicuramente lo stock dei disoccupati con un titolo di studio universitario appare destinato a ridursi nei prossimi anni (e già ha cominciato a ridursi nell'ultimo triennio 2015-2017), ma la misura in cui ciò avverrà dipenderà quindi anche dalla corrispondenza qualitativa tra domanda e offerta di lavoro, nonché dalle scelte delle imprese fra neo-laureati in uscita dalle università e laureati già presenti sul mercato del lavoro con un'esperienza lavorativa e professionale alle spalle.
Per quanto concerne il fabbisogno di occupati in possesso di laurea per indirizzo di studi, questo fabbisogno sarà costituito per il 42% da lavoratori dipendenti nel settore privato, per un terzo da lavoratori dipendenti nel settore pubblico e per un quarto da lavoratori indipendenti.

Un raffronto tra domanda e offerta

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Con riferimento all'ammontare totale del quinquennio (778.100 unità), la quota maggiore, il 25%, riguarderà i laureati dell'area economico-sociale, pari, in valore assoluto, a 191.000 unità, di cui 151.000 del "gruppo" economico-statistico (il più numeroso in assoluto) e 40.000 del "gruppo" politico- sociale.
Di poco inferiore sarà il fabbisogno di laureati dell'area umanistica, pari a 185.000 unità, per una quota del 24%; fanno parte di questa area disciplinare i laureati dei "gruppi" scienze motorie (10.300), insegnamento (81.600), letterario (42.100), linguistico (34.200) e psicologico (17.200). In terza posizione figurano i 142.000 laureati dell'area ingegneria-architettura, con una quota del 18%, seguita da vicino da quelli dell'area medico-sanitaria (137.000 unità e 18% del totale). I primi comprendono i 107.800 laureati del "gruppo" ingegneria e i 34.200 del "gruppo" architettura; dei secondi fanno parte sia medici e odontoiatri (28.600), sia i molto più numerosi laureati nelle professioni sanitarie (108.200).
È decisamente inferiore il fabbisogno dei laureati delle ultime due aree disciplinari: 65.000 quelli dell'area scientifica (pari all'8%), 53.000 quelli dell'area giuridica. Tra i primi il fabbisogno riguarderà 26.400 laureati del "gruppo" scientifico-matematico-fisico, 20.400 di quello chimico-farmaceutico e 18.100 di quello geo-biologico.
Per il fabbisogno e offerta di laureati per indirizzo di studi, il fabbisogno di laureati non verrà mai coperto ricorrendo solo ai neo-laureati in ingresso sul mercato del lavoro, questo rapporto segnala certamente buone prospettive di occupabilità per i giovani neo-laureati, ma altrettanto sicuramente non sarà agevole coprire il fabbisogno previsto con le nuove leve in ingresso sul mercato del lavoro.
Un secondo aspetto da evidenziare, anch'esso molto importante, è che il rapporto tra il fabbisogno di laureati e l'offerta di neo-laureati in ingresso sul mercato del lavoro presenta una elevata variabilità a seconda degli indirizzi di studio. Sempre considerando l'intero periodo 2018-2022, le situazioni estreme riguarderanno i laureati del gruppo geo-biologico da un lato e quelli del gruppo insegnamento dall'altro. Per i primi, a fronte di oltre 45.000 neo-laureati il fabbisogno previsto è di appena 23.700 laureati18. Il fabbisogno non rappresenta quindi che lo 0,53% dell'offerta di neo- laureati, mostrando una chiara situazione di eccedenza, e quindi prospettive di occupabilità veramente difficili. La situazione opposta si riscontra invece per i laureati del gruppo insegnamento, con 42.500 neo-laureati in ingresso e un fabbisogno previsto di 91.900 unità, con un rapporto pari quindi a 2,16, che segnalerebbe una marcata carenza di offerta. Questa situazione, tipicamente legata all'elevata anzianità degli addetti del settore istruzione, non è peraltro tra le più difficili, in quanto il fabbisogno "scoperto" potrebbe essere colmato con laureati di vari indirizzi nelle rispettive materie di insegnamento, con particolare riferimento al gruppo letterario.
È invece decisamente più difficile colmare la possibile carenza di offerta che si profila per i laureati dei gruppi economico-statistico, per i quali il rapporto tra il fabbisogno e l'offerta è pari a 1,6, nonché per quello scientifico-matematico-fisico (1,48) e per quello sanitario e paramedico (1,4). Al tempo stesso, non sarà facile attenuare l'eccesso di offerta che oltre all'indirizzo geo-biologico, riguarderà in particolare gli indirizzi chimico-farmaceutico, linguistico, politico-sociale e medico-odontoiatrico, per i quali i neolaureati superano il fabbisogno previsto in una misura che va da circa il 10% a circa il 40%. Le situazioni di maggiore equilibrio riguarderanno gli indirizzi letterario-psicologico, giuridico e architettura (con valori molto vicini all'unità), mentre un rapporto nell'ordine di 1,17 (quindi un eccesso di domanda non troppo accentuato) si prevede per l'indirizzo ingegneria (che peraltro potrebbe essere assai diversificato al suo interno, con un probabile forte eccesso di domanda per ingegneria industriale e ingegneria elettronica e un probabile eccesso di offerta per ingegneria civile).

Fabbisogno e offerta di diplomati in Italia 2018-2022

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Se si considera che nella migliore delle ipotesi (riflessa dallo scenario positivo) il fabbisogno di diplomati previsto negli anni dal 2018 al 2022 potrà essere complessivamente di 955.500 persone, su questo numero "massimo" di posti di lavoro si giocherà la competizione tra il 1.250.000 (almeno) di disoccupati con diploma tuttora presenti sul mercato del lavoro, lascito della lunga crisi che il paese ha attraversato, e i circa 1.300.000 giovani che negli stessi anni entreranno sul mercato del lavoro con un diploma di scuola media superiore, mettendosi alla ricerca di un impiego.
Dal punto di vista degli indirizzi di studio, i diplomati in ingresso nel mercato del lavoro tra il 2018 e il 2022 saranno costituiti da 311.700 giovani in uscita dagli istituti professionali, 553.800 che avranno conseguito la maturità tecnica, 97.200 diplomati negli istituti psico-socio-pedagogici (ex magistrali), 289.600 con maturità liceale (classica, scientifica, linguistica) e 55.800 con maturità artistica.
Pur ricordando che si sta confrontando il fabbisogno solo con la parte di offerta costituita dai neodiplomati in ingresso, tale rapporto presenta valori in tendenziale equilibrio solo per gli indirizzi socio-sanitario, trasporti e logistica e amministrazione, finanza e marketing. Per tutti gli altri indirizzi si rileva un eccesso di offerta, ancora abbastanza moderato per l'indirizzo agroalimentare (0,74) e molto più marcato per tutti i restanti indirizzi, con un massimo per il liceo linguistico e per l'indirizzo "generale", comprendente il liceo classico, scientifico e scienze umane, per i quali il fabbisogno non rappresenta che un terzo dell'offerta (che già costituisce una quota limitata dei diplomati, dato che gran parte di essi proseguono gli studi).

Il quadro di sintesi

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Lo scenario benchmark prevede una crescita dell'occupazione dello 0,5% medio annuo tra il 2018 e il 2022; a questa previsione corrisponde – considerando anche la componente di replacement demand – un fabbisogno complessivo di 2.576.200 unità lavorative nel quinquennio. Nell'ipotesi dello scenario positivo la crescita dell'occupazione si porterebbe al +0,9% annuo e il fabbisogno a 2.973.900 unità. Non si fa alcuna ipotesi sulla capacità del sistema economico di reperire effettivamente le figure professionali ricercate; attualmente si segnalano difficoltà di reperimento per oltre un quinto delle figure richieste, con quote più alte per le professioni maggiormente qualificate;
-a un livello di maggiore dettaglio, i settori con i tassi di fabbisogno più elevati sono la sanità e assistenza (3,8%), il turismo e ristorazione (3%), le public utilities (2,9%) e l'istruzione (2,8%). Il turismo e la sanità sono anche i settori con i tassi più elevati di expansion demand; la PA, le public utilities e l'istruzione presentano invece i tassi più elevati di replacement demand;
-il tasso di fabbisogno è più elevato per le professioni non qualificate (3,2%), per le professioni qualificate del commercio e dei servizi (2,9%) e per quelle specialistiche (2,4%);
-le previsioni effettuate non considerano il rischio di automazione, che riguarda il 12% del fabbisogno previsto nel periodo 2018-2022. Vi è la possibilità che il 12% del fabbisogno previsto in questi anni (308.000 su un totale di 2.566.000 nello scenario benchmark), sia sostituito da macchinari, da computer o da algoritmi;
-i laureati e i diplomati dovrebbero rappresentare il 62% del fabbisogno totale;
-il confronto dell'evoluzione del fabbisogno di laureati con l'andamento previsto dell'offerta di titoli universitari indica una possibile carenza di offerta, che in parte potrebbe essere tuttavia colmata attingendo allo stock di disoccupati e con situazioni molto differenziate per i vari indirizzi di studio;
-per i diplomati si dovrebbe invece mantenere, anche, nei prossimi anni uno scenario di eccesso di offerta, pure in questo caso con situazioni molto differenziate per indirizzi.


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