Data: 16/03/2019 19:00:00 - Autore: Lucia Izzo
di Lucia Izzo - In queste ultime settimane, l'agenda del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è apparsa fitta di impegni particolarmente delicati, tra i quali spiccano gli incontri con i componenti dell'avvocatura e della magistratura in vista dell'adozione disegno di legge delega unitario contenente la riforma del processo, sia civile che penale.
Nonostante alcune criticità nella fase di discussione, soprattutto per quanto riguarda il processo penale, da Via Arenula le intenzioni sono abbastanza chiare: "Entro pochissimo tempo porterò in Consiglio dei ministri la legge delega per la riforma del processo civile e penale", ha annunciato il ministro della Giustizia in occasione di un'interrogazione al question time alla Camera, ricordando il lavoro con l'avvocatura e la magistratura "per arrivare proposte condivise per una definizione il più definitiva possibile della delega".
L'obiettivo, in particolare, sarebbe quello di portare le deleghe innanzi al Consiglio dei Ministri già entro la fine della prossima settimana e di approntare i decreti legislativi entro l'estate. Ma alcuni contrasti, in particolare quelli tra Anm e Camere penali potrebbero far slittare i piani.

Riforma processo civile: passi in avanti

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Il 12 marzo 2019 le rappresentanze di avvocatura e magistratura si sono riunite in un Tavolo tecnico, convocato dal ministero della Giustizia, per discutere e fare il punto sulla riforma del processo civile.
Gli esiti sembrano essere stati soddisfacenti, il dialogo costruttivo e i passi avanti, come confermato dal presidente delle Camere civili, Antonio de Notaristefani: "Da parte del ministro Bonafede è stata dimostrata una buona capacità di ascolto che fa ben sperare per la versione definitiva della legge delega. Bisogna ricordare in ogni caso che interventi sulla procedura difficilmente producono la riduzione dei tempi di durata delle cause".
Altrettanto soddisfatto il commento del presidente del CNF, Andrea Mascherin, che ha sottolineato l'atteggiamento positivo di tutte le parti intervenute e l'approccio costruttivo intrapreso dal ministro. "Se il dialogo continuerà su questi presupposti", ha evidenziato Mascherin, "possiamo avere ragionevoli aspettative di un risultato finale condivisibile e di soddisfazione per tutti gli operatori del diritto. Naturalmente quelli che saranno gli esiti diventeranno oggetto di confronto, da parte del Cnf, con tutte le componenti dell'avvocatura".

Processo civile: i punti della riforma

Il confronto tra ministero, avvocatura e toghe è proseguito alla ricerca di soluzioni orientate a una semplificazione del processo civile di primo e secondo grado, nel rispetto delle garanzie e del contraddittorio.
L'Esecutivo aveva in precedenza dichiarato di voler procedere con una legge delega mirata a favorire la flessibilità del procedimento, razionalizzandone attività e tempi, rimanendo ferma la natura del processo come "processo di parti".
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Il testo di riforma del rito civile, dunque, punta a una radicale semplificazione del processo civile monocratico, nonché delle cause riservate alla decisione del tribunale in composizione collegiale e del giudizio dinanzi al giudice di pace e di secondo grado.
Oltre all'ipotizzata revisione del processo di cognizione di primo grado, si guarda dal rafforzamento del principio di leale collaborazione processuale delle parti e si ipotizza una revisione degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie.
Ancora, si punta ad abolire udienze "inutili", a prevedere una fase introduttiva unitaria e uguale per tutte le controversie, introducendo puntuali preclusioni e decadenze a carico delle parti, a uniformare il rito davanti al giudice di pace a quello di Tribunale e Corte d'Appello, a modificare i principi comuni a tutti i procedimenti (civili, tributari, amministrativi) con la generalizzazione del deposito telematico e si puntualizza il principio di sinteticità degli atti.
A seguito del confronto, tuttavia, è presumibile che la riforma si lasci alle spalle alcuni degli aspetti meno graditi dagli avvocati, tra cui il più rigido schema delle preclusioni e la spiccata oralità nel momento della decisione. Nel precedente incontro, in particolare, le associazioni forensi avevano sottolineato la necessità di mantenere le memorie istruttorie e la trattazione scritta nella fase decisoria
Maggior favore viene espresso, invece, per le regole volte ad affrontare le liti di competenza del giudice unico, ma senza inaccettabili compressioni del diritto di difesa. Ancora, viene accolto favorevolmente il ruolo di primo piano dell'avvocatura nella fase stragiudiziale.

Riforma del processo penale: punti ancora da chiarire

Più delicato è apparso il confronto riguardante la revisione del processo penale. Il tavolo di lavoro tenutosi nella giornata del 13 marzo ha lasciato emergere la maggior sintonia con i magistrati, anziché con gli avvocati, per quanto riguarda le proposte del Guardasigilli.
Un contrasto, in realtà, era emerso già in precedenza quando l'elaborato di riforma in 31 punti predisposto da via Arenula era stato ritenuto dagli avvocati recepire fedelmente le proposte formalizzate dall'Anm e aspramente criticate dai penalisti.
In particolare l'Associazione Magistrati aveva promosso le misure volte alla modifica del regime delle notifiche all'imputato, ritenuto uno dei maggiori fattori di disfunzione processuale: non potendo lo Stato garantire la loro effettuazione in maniera puntuale, anche a causa degli abusi e dell'utilizzo strumentale che viene fatto di dichiarazioni ed elezioni di domicilio, si era pensato di tagliarle drasticamente.
Nello specifico, la bozza ipotizza di effettuare al difensore tutte le notificazioni all'imputato successive alla prima, anche attraverso la P.G., sollevandolo da ogni responsabilità per omessa o tardiva comunicazione all'assistito per fatti attribuibili alla condotta di quest'ultimo.
Ancora, il testo ipotizzava un intervento sui limiti delle impugnazioni con l'allargamento dei casi di inammissibilità (es. inappellabilità delle sentenze di condanna o proscioglimento per reati sanzionabili solo con pena pecuniaria), ipotizzando anche l'introduzione di sanzioni pecuniarie per le parti in caso di proposizione di un appello inammissibile.
Se i suddetti interventi sono stati contestati dalle Camere penali, maggiore intesa è stata registrata nei confronti delle misure volte a tagliare la durata dei processi penali, ovvero quelle su depenalizzazione, rafforzamento dei riti alternativi e ruolo dell'udienza preliminare.
Nonostante la legge delega, che sarebbe dovuta essere pronta a febbraio, sembri ancora in fase di progettazione, il ministro Bonafede ha garantito che la riforma sarà certamente pronta entro la fine dell'anno, anche in vista dell'impatto che avrà sulla durata dei processi la cancellazione della prescrizione dopo il primo grado che entrerà in vigore dal prossimo gennaio.

CNF: "prosecuzione positiva" del confronto

Il CNF, in un comunicato che ha fatto seguito all'incontro del 13 marzo, ha evidenziato di una "prosecuzione positiva del tavolo di confronto sulla riforma del processo penale": il presidente Mascherin, conferma l'impegno dei partecipanti e del Ministro a trovare delle soluzioni processuali che aiutino gli operatori del diritto a ottimizzare i tempi del procedimento penale.
Il comunicato sottolinea l'individuazione delle aree di intervento principali nel rafforzamento dei riti alternativi, nella riforma, delle sanzioni contravvenzionali, nel rafforzamento della udienza preliminare. "I lavori al momento stanno dando risultati positivi, ovviamente dobbiamo attendere gli esiti finali, allo stato comunque va promosso il metodo di intenso e leale confronto", ha concluso Andrea Mascherin.

Aiga, confronto apprezzabile

Le riforme del processo civile e penale volgono verso l'epilogo. "All'indomani delle ennesime riunioni dei tavoli ministeriali - scrive l'Aiga in una nota - sembra prendere forma un progetto che porterà, all'interno delle leggi delega, alcune importanti novità procedurali". Nel settore civile, rispetto al disegno iniziale, "il tavolo sembra aver individuato dei principi che mantengono le tutele dell'attuale processo - pur con novità relative all'atto introduttivo - il principio dispositivo delle prove in capo alle parti, una fase decisionale scritta, con l'introduzione di una nuova implementazione delle attività di negoziazione assistita. In campo penale sono state già individuate e condivise alcune prime aree di intervento che potrebbero incidere in maniera positiva sulla durata e la qualità dei processi: rimodulazione del sistema sanzionatorio delle contravvenzioni, potenziamento del filtro dell'udienza preliminare e rafforzamento dei riti alternativi" riepilogano i giovani avvocati.
In attesa di prendere contezza dei testi, conclude l'Aiga, "si ritiene apprezzabile il lavoro di confronto messo in campo dal Ministero, dalle istituzioni ed associazioni forensi e dalla magistratura col precipuo fine di rendere meno disagevole l'operatività del sistema giustizia".

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