Data: 04/05/2019 16:00:00 - Autore: Valeria Zeppilli

di Valeria Zeppilli – In Commissione affari costituzionali ha avuuto inizio l'iter parlamentare par l'esame di una proposta di legge di iniziativa popolare sulla separazione delle carriere. Si tratta di un progetto di legge che investe una tematica da sempre oggetto di dibattito e fonte di forti contrasti in ambito politico e tra gli addetti ai lavori.

La proposta intende creare una netta distinzione tra magistratura giudicante e magistratura requirente. In altre parole: i giudici da un lato, i pubblici ministeri dall'altro.

Vediamo di cosa si tratta e quali sono le opinioni a confronto. Al termine se le desideri potrai dire la tua rispondendo al sondaggio.

PM e giudici separati

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L'idea della proposta di legge è quella di modificare l'attuale assetto dell'ordine giudiziario, creando per i pubblici ministeri un ordine differente rispetto a quello dei giudici, pur continuando a riconoscere a entrambe le categorie le garanzie di autonomia e indipendenza che caratterizzano la magistratura.

I dibattiti sulla separazione delle carriere

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Come accennato, quello della separazione delle carriere non è un dibattito nuovo, scaturito con la recente iniziativa legislativa, ma è al centro delle più agguerrite dispute che da anni vedono divisi avvocati, magistrati, giuristi e non solo.

Vediamo quindi i pro e i contro della separazione delle carriere, tenendo conto delle più autorevoli opinioni in proposito.

Separazione delle carriere: chi è a favore

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A favore della separazione tra magistratura giudicante e magistratura requirente si sono schierati giuristi e magistrati del calibro di Giovanni Conso, Sabino Cassese, Giuliano Vassalli, Giovanni Falcone.

Giovanni Falcone

Proprio quest'ultimo, nel 1989, scriveva: "Comincia a farsi strada faticosamente la consapevolezza che la regolamentazione delle funzioni e della stessa carriera dei magistrati del pubblico ministero non può essere identica a quella dei magistrati giudicanti, diverse essendo le funzioni e, quindi, le attitudini, l'habitus mentale, le capacità professionali richieste per l'espletamento di compiti così diversi: investigatore a tutti gli effetti il pubblico ministero, arbitro della controversia il giudice. Su questa direttrice bisogna muoversi, accantonando lo spauracchio della dipendenza del pubblico ministero dall'esecutivo e della discrezionalità dell'azione penale che viene puntualmente sbandierato tutte le volte in cui si parla di differenziazione delle carriere".

Unione Camere Penali

Venendo alle più recenti opinioni sul tema, possiamo citare quella di Francesco Petrelli, segretario dell'Unione delle Camere Penali nella giunta 2016 – 2018, per il quale la separazione è "condizione di un indispensabile conflitto e di un fisiologico antagonismo fra poteri, volta alla efficienza ed all'equilibrio di ogni sistema democratico, complesso, trasparente e aperto".

Valerio Spigarelli, presidente dell'Unione Camere Penali nella giunta 2012 – 2014, ha identificato il vero problema della giustizia italiana nella circostanza che "la terzietà del giudice non solo non è garantita, non c'è proprio. Il giudice resta contiguo al magistrato inquirente, ne condivide le istanze volte ad affermare la pretesa punitiva dello Stato e anzi se ne fa spesso carico in prima persona".

Separazione delle carriere: chi è contrario

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Altrettante sono le voci che si levano contro la separazione delle carriere, sostanzialmente fondate sulla convinzione che da essa potrebbe derivare un controllo dell'esecutivo sul pubblico ministero, visto come una sorta di avvocato del Governo.

Il Pubblico Ministero, invece, è innanzitutto un magistrato che non tutela gli interessi di un cliente, ma quelli della collettività e di questo sono convinti molti magistrati, tra i quali possiamo citare Bruno Tinti, tra le altre cose ex Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Torino.

Il PM, in altre parole, ha come unico obiettivo quello di ottenere la condanna del colpevole effettivo e non quello di far condannare comunque un imputato.

Associazione Nazionale Magistrati

Tra le più autorevoli opinioni contrarie alla separazione delle carriere vi è quella dell'Associazione Nazionale Magistrati.

L'ex segretario dell'ANM, Carlo Fucci, qualche anno fa ha affermato che "la separazione delle carriere non solo non porterebbe alcun vantaggio all'efficienza del processo penale ma non introduce nessuna garanzia maggiore, anzi rischia di allontanare il Pm dalla cultura della giurisdizione; senza parlare dei pericoli possibili in prospettiva di sottoporre il Pubblico ministero al potere esecutivo, e dunque di arrivare a un'azione penale discrezionale". Per Fucci, inoltre, la separazione allontanerebbe "il controllo giurisdizionale nella fase delle indagini che il Pm invece assicura".

Più di recente, il Presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Minisci, ha invece affermato che "Il rischio di un PM sottoposto all'Esecutivo non possiamo e non dobbiamo correrlo, perché in quel caso la tutela dei diritti e la difesa delle garanzie sarebbero fluttuanti, incerte e legate alle stagioni".

I pro e i contro

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Per riassumere, a favore della separazione delle carriere vi è la circostanza che magistratura giudicante e magistratura requirente svolgono funzioni distanti tra loro che richiedono attitudini differenti. Inoltre, vi è la circostanza che continuare a lasciare il PM e il giudice nel medesimo ordinamento non garantirebbe la necessaria terzietà del secondo e di conseguenza inficerebbe l'efficienza e la giustizia del processo.

Riassumendo anche i contro, per chi ripudia la separazione delle carriere, separare giudice e PM avrebbe come uniche conseguenze, da evitare, quelle di privare il pubblico ministero della necessaria indipendenza dal Governo e di compromettere gli interessi della collettività.


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Vedi il testo della Proposta di legge "Norme per l'attuazione della separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura"


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