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Data: 06/04/2019 08:00:00 - Autore: Marco Sicolo Avv. Marco Sicolo - Il TTIP (acronimo di Transatlantic Trade and Investment Partnership) è il nome ufficiale del Trattato transatlantico sul commercio e sugli investimenti, un rilevante accordo commerciale oggetto di trattativa tra Unione Europea e Stati Uniti d'America. I negoziati per la conclusione di tale accordo sono iniziati nel 2013, ma al momento non sono ancora sfociati in un impegno vincolante da parte dei soggetti interessati.
TTIP cos'è e cosa riguarda[Torna su]
Il TTIP rappresenta un'imponente e ambiziosa iniziativa commerciale, che si pone come principale obiettivo quello di introdurre una vasta area di libero scambio tra UE ed USA, attraverso una drastica riduzione dell'importo dei dazi doganali (per la verità già piuttosto contenuti) e soprattutto con il superamento delle cosiddette barriere non tariffarie tra i Paesi partecipanti. Con quest'ultima definizione si fa riferimento a tutti quegli aspetti normativi e regolamentari che risultano, in concreto, di ostacolo agli scambi commerciali tra Paesi diversi, in vari settori. È ciò che accade, ad esempio, in tutti i quei casi in cui le norme di uno Stato (o di un'organizzazione internazionale come la UE) relative alla sicurezza delle merci, dei farmaci o degli alimenti, possono impedire l'importazione di beni dall'estero perché questi ultimi non rispettano gli standard minimi richiesti. Le critiche al TTIP[Torna su]
È di tutta evidenza che un simile accordo susciti serie perplessità, non tanto in ordine alla sua efficacia e convenienza dal punto di vista economico, quanto con riferimento alla sua capacità di depotenziare, in sostanza, il potere e la sovranità degli Stati coinvolti, in ambiti fondamentali come quello sanitario, alimentare, ambientale e finanziario. Infatti, se viene consentito di mettere da parte le normative che disciplinano, ad esempio, la tutela dell'ambiente, la trasparenza finanziaria o la sicurezza del consumatore, si finisce per creare un sistema giuridico-economico dove il singolo cittadino si ritrova privo di quella protezione che è alla base di decenni di evoluzione normativa, giurisprudenziale e ancor prima culturale di ciascun Paese. Ed è proprio per queste ragioni che, manco a dirlo, il TTIP è stato sin dalla sua origine, ed è tuttora, tenacemente avversato da più parti: forze politiche, associazioni di consumatori, organizzazioni e comitati nazionali e sovranazionali. L'ombra delle multinazionali[Torna su]
I detrattori del Trattato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti pongono l'attenzione sul fatto che, in ultima analisi, l'accordo non favorirebbe tanto l'economia dei soggetti pubblici firmatari, quanto quelli delle aziende commerciali private, in particolar modo delle grandi multinazionali. A riprova di ciò, non è da trascurare la circostanza che l'accordo preveda anche la possibilità, per le aziende, di ricorrere ad un arbitrato internazionale in tutti quei casi in cui uno Stato firmatario dovesse adottare provvedimenti legislativi che renderebbero meno proficui i loro affari su quel territorio. Un'idea del genere nasce sulla scorta di esperienze simili già sperimentate negli ultimi anni, in cui singole aziende private hanno richiesto, e a volte ottenuto, in sede di arbitrato, risarcimenti milionari dagli Stati che, con le loro nuove leggi, avevano provocato una considerevole riduzione dei loro profitti (ad esempio, ciò è accaduto con aziende del settore del tabacco o dell'energia nucleare). È evidente che il timore, sotto questo aspetto, è che un accordo come il TTIP possa finire per rendere l'azione dei singoli Stati fortemente condizionabile dalla volontà di pochi soggetti privati, con ripercussioni negative sull'autonomia degli stessi e sulla tutela dei loro cittadini. La fine dei negoziati[Torna su]
In aggiunta, va evidenziato come il contenuto degli accordi e le stesse trattative tra i soggetti pubblici coinvolti nei negoziati per il TTIP sono stati sin dall'inizio caratterizzati da una generale segretezza, poi parzialmente superata solo grazie a fughe di notizie e da limitati comunicati stampa da parte della Commissione UE. Un aspetto che non ha certo aiutato cittadini, associazioni e forze politiche a guardare con fiducia al prosieguo dei negoziati. E, infatti, tali negoziati si sono spesso arrestati, fino ad interrompersi dopo pochi anni, per l'opposizione e le perplessità manifestate da importanti Paesi dell'Unione Europea e anche dai loro cittadini, in sede di consultazioni e raccolte di firme. Il "nuovo" TTIP[Torna su]
Più di recente, successivamente alle tensioni sui dazi intercorse tra USA e UE, gli stessi rilasciavano una dichiarazione congiunta del 25 luglio 2018, a seguito dell'incontro tra il Presidente degli Stati Uniti d'America Donald Trump e il Presidente della Commissione Europea (l'organo esecutivo della UE) Jean-Claude Juncker. Con tale documento si manifestava, ancora una volta, l'intenzione di dar vita ad una nuova fase di collaborazione commerciale tra Stati Uniti ed Europa, con il superamento dei dazi e delle barriere al libero scambio. In molti hanno visto in questa dichiarazione d'intenti una riproposizione del TTIP, sebbene stavolta l'accordo sia (almeno per il momento) limitato a determinati settori, come i beni industriali diversi dalle automobili ed i settori chimico, farmaceutico, medico, dei servizi e della soia. Una relazione della Commissione Europea del gennaio 2019 ha specificato nel dettaglio le linee d'azione relative al nuovo patto. Questo documento contiene significativi passaggi che sembrano voler rispondere alla diffusa perplessità che accompagna tale iniziativa, sottolineando come l'ambito di intervento sia più ridotto rispetto al TTIP e assicurando che "il diritto interno e le procedure regolamentari saranno completamente rispettati e i livelli di tutela dovranno essere quantomeno mantenuti, se non incrementati". Da ultimo, con una votazione del 14 marzo 2019, il Parlamento Europeo ha, in sostanza, preso le distanze da ogni azione in merito. Il Commissario europeo per il commercio della Commissione Juncker, Cecilia Malmstroem, ha commentato la votazione del Parlamento, dicendosi "perfettamente consapevole che voi membri del Parlamento nutriate il timore che stiamo negoziando sotto una minaccia (di misure politico-economiche svantaggiose da parte degli Stati Uniti, ndr), ma speriamo comunque di avere il vostro appoggio nei negoziati". Il successivo Consiglio Europeo del 22 marzo ha invitato la Commissione a dare attuazione alle iniziative di cui alla dichiarazione congiunta del 25 luglio 2018. |
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