Data: 09/04/2019 17:00:00 - Autore: Gabriella Lax

di Gabriella Lax – Emblematico il caso recente di cronaca avvenuto a Torino: dove un uomo è stato ucciso da un soggetto in attesa di espiare una condanna definitiva alla pena (non sospesa) di diciotto mesi di reclusione sin dal maggio del 2018. Quello dei tempi di esecuzione delle sentenze penali passate in giudicato è un tema caro all'Aiga (Associazione italiana giovani avvocati) che chiede al ministero della giustizia certezza dei tempi di esecuzione per sentenze penali passate in giudicato.

Aiga invita via Arenula ad accelerare adeguamento piante organiche giustizia

Dove per certezza si intende chiarezza relativa "ai tempi mediamente intercorrenti tra il passaggio in giudicato della sentenza e l'emissione dell'ordine di carcerazione". E su questo punto, l'Aiga chiede al ministero della giustizia di rendere noti tali tempi. Ma non solo. I giovani avvocati invitano formalmente via Arenula ad «accelerare l'adeguamento della pianta organica degli uffici amministrativi del comparto giustizia per renderla adeguata alla mole e all'importanza della funzione svolta».

L'Aiga prende posizione sulla questione dopo i risvolti successivi alla morte di Stefano Leo, l'uomo di 33 anni accoltellato per strada a Torino da Said Machquat. Un caso che ha generato sconcerto nell'opinione pubblica "sia per la natura del tutto immotivata del gesto e sia, o soprattutto, per la circostanza che ad assassinarlo fosse stato un uomo in attesa di espiare una condanna definitiva alla pena (non sospesa) di diciotto mesi di reclusione sin dal maggio del 2018". Proprio ieri,

la famiglia Leo ha ricevuto le scuse del Presidente della Corte d'Appello di Torino, Edoardo Barelli Innocenti, che ha espresso la propria mortificazione per quanto accaduto e ha tratteggiato nello stesso tempo un quadro drammatico di quella che è la situazione organizzativa del distretto di Corte d'Appello di Torino, dovuta principalmente alla carenza di personale amministrativo. Il dato che emerge è inquietante, scrive l'Aiga, poichè "sarebbero 50.000 le sentenze irrevocabili alle quali non avrebbe ancora fatto seguito l'ordine di carcerazione sospeso o meno, a seconda che la pena da espiare sia inferiore o superiore ai quattro anni di reclusione".

«Se tali dati corrispondessero al vero – afferma il vice presidente nazionale di Aiga, l'avvocato Domenico Attanasi - saremmo in presenza di una situazione di vero e proprio allarme sociale, sotto il duplice profilo della ulteriore irragionevole ed abnorme dilatazione dei tempi della giustizia e della sicurezza dei consociati».


Tutte le notizie