Data: 23/04/2019 21:00:00 - Autore: Annamaria Villafrate

di Annamaria Villafrate - Approvato dalla Camera il testo unificato (sotto allegato) di due proposte di legge con cui si vuole riconoscere lo status di malattia invalidante alla cefalea, da non confondere con un comune e saltuario mal di testa che colpisce quasi tutti nella vita.

Una vera e propria malattia invece, nelle sue diverse forme come l'emicrania cronica, quella parossistica e continua così come la cefalea cronica, quella a grappolo e nevralgiforme.

Nel momento in cui il Senato dovesse dare anche la sua approvazione, il Ministero della Salute dovrà emettere un decreto, previa intesa con le Regioni e la province autonome di Trento e Bolzano, con cui individuare nuovi progetti di presa in carico dei soggetti affetti da questa patologie così come criteri e modalità di attuazione di questi progetti da parte degli enti preposti.

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Cefalea malattia sociale: le novità del testo approvato

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Le proposte di legge n. 684 e 1109 a testo unificato presentate tra il giugno e l'agosto 2018 hanno superato il vaglio della Camera. Ora spetta al Senato votare il testo della proposta.

Ai sensi dell'art. 1 del testo, contenente "Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale", si vuole riconoscere alla cefalea, purché accertata da almeno un anno da uno specialista presso un centro accreditato per la diagnosi e la cura di questa patologia, la qualifica di malattia sociale, se si estrinseca nelle seguenti forme:

  • emicrania cronica e ad alta frequenza;
  • cefalea cronica quotidiana con o senza uso eccessivo di farmaci analgesici;
  • cefalea a grappolo cronica;
  • emicrania parossistica cronica;
  • cefalea nevralgiforme unilaterale di breve durata con arrossamento oculare e lacrimazione;
  • emicrania continua.

A un decreto del Ministro della salute, che dovrà essere adottato entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge, previa intesa con le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano all'interno della Conferenza permanente Unificata, il compito di individuare progetti con l'obbiettivo di "sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea" e di stabilire criteri e modalità di attuazione di detti progetti da parte delle regioni.

Ratio della proposta di legge

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I promotori di questa iniziativa legislativa vogliono estendere il riconoscimento di malattia sociale alla cefalea primaria cronica, a quei soggetti che ne sono affetti e che si dimostrano resistenti alle terapie, in quanto tale patologia ne limita le capacità lavorative e ne compromette la qualità di vita.

Dal momento che la tutela della salute, sancita dall'art. 32 della Costituzione, rientra ai sensi dell'art. 117 del testo costituzionale tra le materie a legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa in questo ambito, mentre allo Stato compete la determinazione dei princìpi fondamentali. Da qui la previsione della proposta di rimettere a un decreto del Ministero competente, previa intesa con gli enti territoriali competenti, ovvero Regioni e province autonome di Trento e Bolzano, il compito d' individuare criteri e modalità per attuare i progetti innovativi per trattare questa patologia.

I dati dell'OMS sulla cefalea

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Per l'Organizzazione mondiale della sanità la cefalea cronica si aggiudica il bronzo tra le patologie invalidanti. In Italia ne soffrono circa 1 milione di persone, nelle forme primarie e, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non colpisce solo gli anziani. Al contrario, la cefalea si manifesta proprio durante l'età in cui un essere umano è più produttivo, ossia tra i 25 e i 44 anni. Da qui i riflessi negativi che non si limitano alla qualità della vita del soggetto che ne è affetto, ma anche in termini economici e produttivi generali derivanti dall'assenza dal lavoro, dalla inferiore produttività lavorativa e sociale, dai costi per i farmaci ed esami diagnostici.

Le forme croniche primarie, in cui la cefalea è la malattia e non il sintomo di un altro disturbo, in casi determinati resistono perfino alle cure farmacologiche. Sono questi i soggetti interessati dalla proposta di legge. La qualità della loro vita infatti non è solo limitata, ma spesso pregiudicata anche dal punto di vista lavorativo. Per questo è necessario e giusto riconoscere a queste forme di "mal di testa" cronico, la qualifica di malattia sociale, con conseguente riconoscimento dell'assegno di invalidità.


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