Data: 01/05/2019 08:00:00 - Autore: Annamaria Villafrate

di Annamaria Villafrate - Di Maio è perentorio: le province si devono abolire, per eliminare burocrazia e sprechi. Salvini è di avviso contrario: le province servono per garantire i servizi ai cittadini. La storia infinita sulle province pare proprio non avere fine. Ci ha provato Monti ad abolirle senza riuscirsi per un difetto di forma, poi è stata la volta di Delrio che le ha ridotte ad enti di secondo grado. Il fatto è che dopo anni di promesse di abolire questi enti, sembra proprio che quando è il momento di rinunciare alle poltrone, gli animi si accendano. La Castelli dichiara che sul punto non è stata presa ancora nessuna decisione. Secondo i più il ritorno delle province avrebbe come unico effetto un aumento dei costi che, neanche a dirlo, graveranno sui contribuenti.

Facciamo il punto:

Le province nella Costituzione

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Prima di passare alle polemiche che in questi giorni vedono contrapposte il M5S e la Lega sulla possibilità di reintrodurre le province vediamo come sono disciplinate dalla nostra Costituzione.

L'art 114 include le province tra gli enti amministrativi che costituiscono la Repubblica, definendoli come autonomi, con propri statuti, con poteri e funzioni che rispettano i principi sanciti dalla Costituzione. L'art 118 prevede che alle province possano essere attribuite funzioni amministrative, in origine spettanti ai Comuni, per assicurare l'esercizio unitario e che le stesse, al pari di comuni e città metropolitane sono titolari di funzioni proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale negli ambiti di loro competenza.Esse inoltre favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.

L'art 119 della Costituzione riconosce loro autonomia finanziaria di entrata e di spesa, nel rispetto dell'equilibrio dei relativi bilanci e dei vincoli economici e finanziari derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea. Al pari degli altri enti stabiliscono e applicano tributi ed entrate proprie, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio e dispongono di risorse che consentono loro di svolgere le proprie funzioni. Esse inoltre hanno un loro patrimonio e possono ricorrere all'indebitamento per finalità di investimento. Con legge dello stato è possibile istituire nuove province o mutare le circoscrizioni provinciali.

I tentativi di abolizione delle province

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Questo il quadro che al momento è ancora in piedi a livello costituzionale. Negli ultimi anni, come anticipato, ci hanno provato in diversi ad abolire questi enti. Il professor Monti non ci è riuscito perché credeva di poter modificare un istituto previsto dalla Costituzione con un decreto d'urgenza.

Poi è stata la volta di Delrio, che nel 2014 le ha trasformate in enti di secondo livello, senza mettere mano al personale e trasformandone dieci in città metropolitane. Non un'abolizione quindi, ma una modifica che ha inciso solo a livello di organi elettivi. Come riporta la documentazione parlamentare sulle autonomie territoriali, con la riforma del 2014 "Le province hanno così assunto il ruolo di enti di area vasta e i relativi organi – il presidente della provincia ed il consiglio provinciale - sono divenuti organi elettivi di secondo grado; analogo impianto è stato seguito per il consiglio nelle città metropolitane."

Insomma quando arriva il momento di "tagliare" poltrone e costi, pare ci sia sempre una certa resistenza. Da qui lo scontro che sta animando la politica in questi giorni. Da una parte il Movimento 5 Stelle che vuole dare una sforbiciata importante ai costi della politica, eliminando le province, considerate da sempre solo un costo e una mera spartizione di poltrone, dall'altra invece la Lega, che vorrebbe ripristinarle come in passato, per dare servizi migliori ai cittadini.

La bozza della riforma degli Enti Locali

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Polemica che scaturisce dalla bozza delle Linee Guida per la riforma degli Enti locali, che riporterebbe la seguente previsione: "La provincia ha un presidente, eletto a suffragio universale dai cittadini dei Comuni che compongono il territorio provinciale, coadiuvato da una Giunta da esso nominata." In realtà, stando alle parole rassicuranti del viceministro dell'Economia Laura Castelli "Sento parlare di bozze condivise e altro sulle province, la verità è che c'è un tavolo di confronto con la lega e nessuna decisione è stata presa. Mai ho dato il mio ok ad elezioni di primo livello. Per ora è solo un confronto nel quale sono coinvolte anche le associazioni. E' necessario che si trovi una quadra rispetto anche alla nostra posizione per garantire i servizi ai cittadini, senza sprechi."

E se dovessero ritornare le province quanto ci costerebbero?

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Province si o province no? Non è ancora chiaro. Una cosa però è certa: un loro ritorno come enti a tutti gli effetti, avrebbe un costo notevole per i contribuenti.Già, perché a quel punto, se come prevede la bozza della riforma, si dovesse eleggere il presidente, si dovrebbero riorganizzare le elezioni, che per questi enti erano state abolite nel 2014.

Ben 2500 poltrone tra presidenti, consiglieri e assessori che farebbero lievitare i costi della politica, a discapito degli italiani. Per "rassicurare" sui costi, si parla di cancellare enti intermedi e organismi stati creati per colmare il vuoto lasciato dalla diminuzione dei poteri delle province. La proposta sulle province però non si limita rivedere il meccanismo elettorale, si vuole infatti mantenere l'assemblea dei sindaci creato da Delrio e ricomprendere le province nei territori delle città metropolitane. Il quadro è quindi ancora molto confuso. Non resta che attendere.

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