Data: 04/05/2019 15:00:00 - Autore: emanuela coronica

di Emanuela Coronica - Il 30 marzo è entrata in vigore la legge n. 26/2019 di conversione, con modificazioni al D.L. 4/2019 (c.d. Decretone), recante disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e pensioni. Il provvedimento, approvato in via definitiva dall'Aula del Senato, in terza lettura, contiene, dunque, le due misure cardine della politica economica dell'attuale Esecutivo.

Se il reddito di cittadinanza, nelle intenzioni del Governo, è considerata una misura di contrasto alla povertà e di attivazione nel mercato del lavoro, Quota 100, prevista in via sperimentale fino al 2021, consente al lavoratore di andare in pensione anticipatamente purché si maturino i requisiti nel triennio ed è rivolta a coloro che hanno almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi versati.

I numeri di quota 100

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L'Inps ha reso noto che, al 26 aprile, le domande presentate per l'accesso a Quota 100 sono state 123.976 e, di queste, 44.471 riguardano lavoratori dipendenti e 41.307 lavoratori della gestione pubblica.

Sicuramente un numero considerevole che rischia di diventare ancora più importante tanto da costringere la pubblica amministrazione a fare i conti con lo svuotamento di interi uffici.

A questo proposito, va sottolineato che il personale della nostra pubblica amministrazione ha un'età media che si attesta intorno ai 50,34, anni e che cresce di sei mesi ogni anno. Gli over 60 sono oltre 450mila, il 62% costituito da diplomati.

In un report diffuso dalla Commissione Europea il 27 febbraio scorso, emerge che la pubblica amministrazione italiana ha un andamento peggiore rispetto a quello di altri Paesi dell'Unione e può contare sul 70% in meno di dipendenti rispetto alla Germania, il 65% rispetto all'Inghilterra ed il 60% rispetto alla Francia.

Ciò basta per spiegare la preoccupazione di chi opera nel pubblico impiego per gli effetti della Quota 100.

In particolare, c'è apprensione nel comparto giustizia dove esiste il serio rischio che le attività degli uffici giudiziari italiani possano bloccarsi pregiudicando il lavoro di tutti gli operatori del diritto ma soprattutto il principio basilare della certezza del diritto.

Gli effetti della Quota 100 sugli organici degli uffici giudiziari

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Il Governo, per fare fronte alle gravi scoperture di organico degli uffici giudiziari, derivanti dall'attuazione della Quota 100 e, allo scopo di assicurare la funzionalità degli stessi uffici, ha inserito nel testo del Decretone un emendamento che, in deroga all'articolo 1 comma 399 della Legge di Bilancio, relativo al blocco del turnover, autorizza dal 15 luglio 2019, assunzioni di personale non dirigenziale a tempo indeterminato, nel limite di 1.300 unità di II e III Area, avvalendosi delle facoltà assunzionali ordinarie per l'anno 2019.

Ad oggi le vacanze, rilevate ai primi di gennaio di quest'anno e, quindi, a maturazione delle cessazioni 2018 completate, sono complessivamente 9.573, pari al 21,93% della dotazione prevista.

La pluriennale assenza di politiche assunzionali nell'amministrazione giudiziaria ha prodotto che, alla data del 2019, sia maturata in tale settore una popolazione molto anziana e quindi un platea ampia di soggetti che oggi può accedere alla Quota 100.

Basti pensare che in base alla Legge Fornero, nel triennio 2019/2021, sono previste 12.225 vacanze con una percentuale di scopertura del 28% mentre con la Quota 100, al termine dello stesso triennio, sono previste 10.685 a cui vanno sommate le attuali 9.573 scoperture per un valore complessivo di 20.258 vacanze. Di conseguenza, la percentuale di scopertura dell'organico del personale passerebbe dal 21,93% al 46,40%.

Il dato di maggiore interesse è costituito dall'effetto che si produce nel 2019. Si stima, infatti, che le cessazioni saranno 7.158 che, sommate alle attuali 9.573 vacanze, determineranno, in assenza di assunzioni, una scopertura di 16.731 posti, pari ad una percentuale del 38,32%.

I freddi numeri e le percentuali si traducono negli appelli che quotidianamente, presidenti di tribunali e corti di appello, rivolgono al Ministero della Giustizia chiedendo di prendere provvedimenti per rimediare alle gravi carenze di organico presenti negli uffici giudiziari italiani e che trovano una motivazione nella lentezza della giustizia italiana che è anche conseguenza dei gravi vuoti di organico nei tribunali. Una condizione destinata a ripercuotersi anche sull'economia del nostro Paese.

Le conseguenze di quota 100 sull'economia

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I processi che nel 2018 si sono protratti oltre "la ragionevole durata", sono stati 968mila dei quali 345mila nel penale e quasi 623mila nel civile. Tutto questo ha un costo economico che la Banca d'Italia ha quantificato in 22 miliardi di euro l'anno.

Nonostante tra i Paesi dell'Unione Europea l'Italia sia terza per gli investimenti sulla giustizia, è il primo per numero di cause pendenti ed il peso dell'arretrato continua a farsi sentire.

Sul piano economico, la lentezza della giustizia italiana costa, alle oltre 580.000 piccole imprese, che hanno controversie giudiziarie, oltre 1 miliardo di euro. Ancora, secondo uno studio diffuso nell'ottobre 2017 da Cer-Confesercenti, la lentezza della giustizia costa al nostro Paese 2,5 punti del PIL, pari a circa 40 miliardi di euro.

Gli effetti si riverserebbero anche sui posti di lavoro che aumenterebbero di circa 130 mila posti all'anno, con effetti positivi anche sull'erogazione di finanziamenti alle PMI da parte del sistema bancario, per circa 32 miliardi di euro di prestiti in più all'anno.

La mancata risoluzione delle inefficienze legate al funzionamento del nostro sistema giudiziario rappresenta, dunque, un deterrente per gli investimenti esteri e per quelli italiani, non solo in riferimento a infrastrutture ed investimenti industriali ma anche per quelli in capitale umano.

Una situazione poco rassicurante alla quale il Ministero della Giustizia sta cercando di porre rimedio con investimenti in politiche assunzionali, digitalizzazione ed edilizia giudiziaria.

Migliaia di assunzioni in arrivo

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Via Arenula ha annunciato l'assunzione di 903 assistenti giudiziari, mediante scorrimento della graduatoria medesima e formatasi a seguito dell'esito del concorso indetto nel novembre 2016, l'unica di cui ad oggi dispone il Ministero, ed una procedura concorsuale per l'assunzione di 1.850 funzionari giudiziari; il decreto, è stato già firmato nei giorni scorsi dal Ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno. Previste anche assunzioni di ingegneri, geometri, architetti, che andranno a supportare gli uffici con le loro competenze tecniche.

Leggi anche Arriva il concorso per 1.850 funzionari giudiziari: firmato il decreto

La necessità di investire in maniera sistematica non è dettata soltanto dall'esigenza di sopperire agli effetti della Quota 100 ma anche perché il settore della giustizia rappresenta uno dei pilastri più importanti per un ordinamento giuridico che ambisca a definirsi realmente democratico ed influenza in maniera decisa altri settori strategici, quale quello sociale ed economico.

L'intervento sul personale deve coinvolgere sia l'aspetto quantitativo che quello qualitativo, dovendo far fronte alla carenza di personale ma anche alla necessità di fornire l'adeguato aggiornamento professionale agli operatori.

Diventa indispensabile, pertanto, riportare il cittadino al centro del sistema giudiziario, obiettivo che può essere raggiunto attraverso riforme strutturali e maggiori investimenti a beneficio non solo del sistema giustizia ma anche dell'economia stessa del Paese.


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