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Data: 17/05/2019 21:00:00 - Autore: Gabriella Lax di Gabriella Lax – Non c'è stato alcun indottrinamento e nessun accostamento al duce, ma solo una riflessione degli studenti sulla privazione dei diritti. Così il legale rappresentante di Rosa Maria Dell'Aria, l'insegnante che a Palermo è stata sospesa per 15 giorni dal servizio per omessa vigilanza sul lavoro dei suoi alunni. Una vicenda che sta avendo una cassa di risonanza mediatica enorme e sulla quale il Miur ha fatto sapere che approfondirà il caso.
Docente sospesa: il casoLa sospensione è stata decisa con provvedimento dell'ufficio scolastico regionale al termine di un istruttoria scaturita da un tweet di critica del sottosegretario ai beni culturali Lucia Borgonzoni dopo la diffusione di un power point, elaborato da tre studenti dell'istituto vittorio Emanuele III di Palermo, che ritraeva una pagina in cui veniva accostato l'annuncio dell'entrata in vigore delle leggi razziali fasciste alla fotografia del ministro dell'Interno Matteo Salvini dopo il via libera al Decreto Sicurezza. Per la docente l'accusa è di aver omesso il taglio su quell'immagine ritenuta offensiva il 27 gennaio scorso, nel corso della Giornata della memoria. «Quello che è successo è la più grande amarezza e la più grande ferita della mia vita professionale – dichiara l'insegnante - quel lavoro non aveva assolutamente alcuna finalità politica, né tendeva a indottrinare gli studenti che da sempre hanno lavorato in modo libero come essi stessi hanno dichiarato anche agli ispettori arrivati in istituto a fine gennaio. Gli stessi ragazzi e i colleghi hanno inviato lettere all'Ufficio scolastico regionale per evidenziare la mia imparzialità e la mia integrità e semmai la mia totale dedizione al lavoro». Come riporta Adnokronos, secondo Alessandro Luna, legale e figlio della donna: «Nel lavoro "incriminato" Salvini non è stato accostato al duce, né il decreto Sicurezza alle leggi razziali del 1938. È stato solo fatto un raffronto tra la privazione di alcuni diritti umani ai tempi del fascismo e quella che sembrerebbe essere una limitazione di alcuni diritti per i migranti, come quello di iscrizione all'anagrafe. Non c'è stato alcun indottrinamento, come testimoniato da studenti e colleghi della professoressa». Ed ancora, aggiunge l'altro difensore dell'insegnante, Fabrizio La Rosa: «Quel lavoro è frutto della lettura di testi, articoli di stampa e alcuni documentari. I ragazzi, autori del video, ci sono arrivati dopo aver ascoltato le parole di Liliana Segre, aver visto un documentario di Paolo Mieli e aver letto il libro di Lia Levi che ha vinto il premio Strega 2018». Il punto è, in sintesi che, nel video: «Si ragiona sulla privazione dei diritti e si lancia un monito perché il passato non ritorni». L'ispezione, concludono i legali, sarebbe stata legittima «se i fatti fossero andati come riportato nel tweet, ma la realtà è stata travisata e falsata». Intanto da fonti Miur si apprende che Bussetti approfondirà il caso. Vuoi restare aggiornato su questo argomento? Seguici anche su Facebook e iscriviti alla newsletter
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