Data: 25/06/2019 09:00:00 - Autore: Annamaria Villafrate

di Annamaria Villafrate - Il disegno di legge n. 1293 (sotto allegato) introduce l'assegno di divorzio a tempo per dare attuazione ai principi delle SU del 2018 in materia. Un'iniziativa che sembrerebbe andare a tutto svantaggio del coniuge pi� debole.

L'assegno di divorzio a tempo

Dopo la SU n. 18287/2018 della Cassazione, che ha riaperto il dibattito sulle misure economiche post divorzio, il disegno di legge n. 1293 dell'onorevole Morani ridisegna la disciplina dell'assegno divorzile, introducendo l'assegno a tempo.

L'art. 2 del disegno di legge, attraverso la modifica dell'art .5 della legge sul divorzio n. 898/1970 prevede infatti la possibilit� per il tribunale di "predeterminare la durata dell'assegno nei casi in cui la ridotta capacit� reddituale del richiedente sia dovuta a ragioni contingenti o comunque superabili." Il tutto dopo aver valutato:

  • le condizioni personali ed economiche dei coniugi a causa dello scioglimento o della cessazione degli effetti civili del matrimonio;
  • l'et� e lo stato di salute del soggetto richiedente;
  • il contributo personale ed economico di ciascuno alla conduzione familiare e alla formazione del patrimonio di ciascuno e di quello comune;
  • il patrimonio e il reddito netto di entrambi;
  • la ridotta capacit� reddituale dovuta a ragioni oggettive, anche in considerazione della mancanza di un'adeguata formazione professionale o di esperienza lavorativa, quale conseguenza dell'adempimento dei doveri coniugali nel corso della vita matrimoniale;
  • l'impegno di cura di figli comuni minori, disabili o comunque non economicamente indipendenti.

Una norma che stona con i provvedimenti di volontaria giurisdizione, che per natura, sono sempre rivedibili proprio per la caratteristica intrinseca di adattarsi alle modifiche delle condizioni di vita delle persone. Come conferma anche lo scarso ricorso all'assegno di divorzio in un'unica soluzione che, a causa della sua rigidit� e definitivit�, impedisce ulteriori e successive richieste di tipo economico. Uno strumento che poco si adatta alla mutevolezza delle condizioni di vita delle persone.

L'assegno a tempo "danneggia" il coniuge pi� debole

Chiaro quindi come questa proposta di legge cos� come la SU del n. 18287/2018 siano il segnale di un cambiamento destinato a ripercuotersi negativamente sul coniuge pi� debole, in genere le donne, da sempre pi� svantaggiate nella costruzione di una carriera lavorativa. Non tanto per mancanza di volont�, ma per un sistema che non permette alle donne di conciliare lavoro e famiglia. Da qui la rinuncia alle proprie ambizioni personali e lavorative, per ritrovarsi poi, una volta divorziate, prive di quella formazione ed esperienza che sarebbe necessaria per un ricollocamento lavorativo. Ora, vero che il disegno di legge prevede che il giudice debba valutare anche questo dato, ma il rischio che nelle sentenze i giudizi siano in qualche modo condizionati da certi pregiudizi culturali non sembra cos� difficile.

Segnali di cambiamento in peius quindi per il coniuge pi� debole che sono stati rafforzati ulteriormente dalla Cassazione n. 11178/2019, per la quale le risultanze probatorie dei processi di divorzio in corso devono essere riesaminate alla luce dei nuovi principi sanciti dalla Cassazione nella Su del 2018.

Principio sul quale, alcuni giudici di merito, hanno dissentito e continuano a dissentire. Il Tribunale di Treviso, ad esempio, nella sentenza del 27 maggio 2019 ha affermato che la corsa all'interpretazione in senso evoluzionistico dell'art. 5 legge n. 898 non pu� non avere ripercussioni sui processi in corso. Cos� come il Tribunale di Pordenone, che con la sentenza del 14 novembre 2018 ha riconosciuto alla moglie l'assegno di divorzio perch� ha ritenuto che la situazione di svantaggio economico in cui si � trovata dopo il divorzio sia da ricondurre a scelte endo-matrimoniali, ovvero compiute durante il matrimonio.

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