Data: 29/07/2019 22:30:00 - Autore: Gabriella Lax

di Gabriella Lax - «Bendare un indagato configura estremi reato». Lo ha scritto il premier Giuseppe Conte in un lungo post sulla sua pagina Facebook, intervenendo sulla morte del carabiniere Mario Cerciello Rega cui oggi si darà l'ultimo saluto e sugli abusi commessi nei confronti di uno degli arrestati.

La morte di Mario Cerciello Rega e l'immagine shock

Il caso di cronaca ha suscitato moltissimo scalpore prima perché la vittima è un carabiniere, ucciso nell'adempimento del dovere. Allo shock della morte dell'uomo si sono aggiunte le polemiche per l'immagine di uno degli uomini fermati in manette e bendato nella caserma del carabinieri.

Secondo la ricostruzione i due ragazzi americani in vacanza in Italia, Elder Finnegan Lee e Gabriel Christian Natale Hjort, arrivano in via Pietro Cossa, duecento metri appena dall'albergo in cui alloggiano, dove è stato fissato l'appuntamento con Sergio Brugiatelli, un italiano di 40 anni al quale hanno rubato un borsello. Come "cavallo di ritorno" devono riconsegnare l'oggetto in cambio di un centinaio di euro e un grammo di cocaina. Perché i soldi sarebbero stati dati dai due stranieri a un pusher in cambio di una dose di droga, l'uomo però, invece della droga, ha dato loro aspirina in polvere. Brugiatelli aveva indicato ai ragazzi chi fosse lo spacciatore. I due americani così, accortisi del raggiro, rintracciano l'uomo e gli portano via il borsello in cui è custodito il cellulare. Per recuperare le proprie cose Brugiatelli chiama il suo numero e così perfezionano lo scambio: soldi in cambio del borsello. Ma l'uomo invece di presentarsi all'appuntamento chiama i carabinieri e all'incontro si presentano Mario Cerciello Rega e il collega Andrea Varriale, entrambi in borghese. Elder Finnegan Lee, il 19enne di San Francisco venerdì notte confessa di aver le otto coltellate, una delle quali mortale, al vicebrigadiere Cerciello Rega, non aveva capito si trattasse di un carabiniere. Il resto è raccontato dalla foto che ritrae uno dei due giovani fermati in caserma, immobile su una sedia con il volto bendato e le mani strette in manette dietro la schiena durante l'interrogatorio. Il responsabile è stato individuato e trasferito di sede. Ma sul caso sarà aperta una inchiesta interna.

Il premier Conte: «Bendare un indagato configura estremi reato»

Il presidente del Consiglio interviene sulla foto scattata in caserma a Natale Hjorth in un post di Facebook. Da un lato il premier racconta del dolore e della commozione vissuti con la famiglia del carabiniere ucciso e dall'altro spiega di aver avuto un incontro «coi vertici dell'Arma dei Carabinieri e delle Forze Armate anche al fine di valutare misure di prevenzione sempre più efficaci in modo da evitare che delitti così efferati abbiano a ripetersi». In relazione poi l'invito è a non creare confusione perché «Non c'è nessun dubbio che la vittima di questa tragedia sia il nostro carabiniere, il nostro Mario – spiega - invito tutti a considerare, tuttavia, che bene ha fatto l'Arma a individuare il responsabile di questo improprio trattamento e a disporre il suo immediato trasferimento. Chiariamolo bene: ferme restando le verifiche di competenza della magistratura – incalza il premier - riservare quel trattamento a una persona privata della libertà non risponde ai nostri principi e valori giuridici, anzi configura gli estremi di un reato o, forse, di due reati. Parimenti censurabile è il comportamento di chi ha diffuso la foto via social in spregio delle più elementari regole sulla tutela della privacy». E poi precisa «L'Italia è uno Stato di diritto. È la culla della civiltà giuridica dai tempi dell'antico diritto romano. Abbiamo princìpi e valori consolidati: evitiamo di cavalcare l'onda delle reazioni emotive tenuto anche conto che la nostra legislazione, in caso di omicidio volontario, contempla già l'ergastolo e non consente più sconti di pena. Tutto questo anche per merito di norme più severe introdotte da questo Governo - e, in conclusione - Piuttosto dobbiamo ora vigilare affinché tutti coloro che hanno compiti di responsabilità facciano in modo che le norme siano rigorosamente applicate».


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