Data: 07/08/2019 22:00:00 - Autore: Lucia Izzo
di Lucia Izzo - Nella seduta dello scorso 31 luglio, l'Assemblea della Camera ha approvato un testo (qui sotto allegato) che interviene in materia di elettorato attivo dei componenti del Senato con la finalità di ridurre i limiti di età attualmente previsti dalla Carta costituzionale.
In particolare, la legge punta a modificare l'art. 58 della Costituzione che si occupa delle modalità di elettorato attivo e passivo dei senatori.

Elezione senatori già a 18 anni

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Il secondo comma, che non è interessato dal progetto di riforma, stabilisce che siano eleggibili a senatori gli elettori che hanno compiuto il quarantesimo anno di età. Quello che invece potrebbe presto cambiare è l'età di coloro che possono partecipare alle elezioni dei membri del Senato.

Attualmente, al voto per eleggere i senatori possono andare i cittadini che hanno compiuto il venticinquesimo anno di età. A seguito del ritocco alla Costituzione, invece, potranno andare a votare tutti coloro che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età.

Se la modifica dovesse essere definitivamente approvata, quindi, l'età per eleggere i membri di Parlamento risulterebbe allineata sia per quanto riguarda l'elezione dei senatori che per quanto riguarda quella dei deputati.

L'iter della legge costituzionale

La proposta ha trovato l'appoggio della quasi unanimità dei deputati della Camera, con ben 487 voti favorevoli e solo 5 contrari, un vero e proprio plebiscito. Il testo unificato passa ora al vaglio dei senatori.
Si rammenta come in caso leggi che modificano la Costituzione, l'art. 138 della stessa Carta costituzionale preveda un iter diverso rispetto a quello legislativo ordinario.
Le leggi costituzionali e quelle di revisione, infatti, dovranno essere adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.

Addio alla soglia dei 25 anni: è giusto?

L'argomento di cui si discute non è affatto nuovo nel dibattito politico. Negli anni passati le diverse ipotesi di riforma costituzionale discusse in Parlamento hanno spesso incluso l'abbassamento del limite di età per l'elettorato attivo e passivo.
Lo sbarramento a 25 anni di età per il voto dei senatori viene da più parti ritenuto ingiusto, in quanto in tal modo si nega a milioni di cittadini, quelli che hanno tra i 18 e i 24 anni di età, il pieno diritto elettorale. Solo nel nostro paese, dunque, non tutti gli elettori adulti possono contribuire a determinare la composizione di un ramo del Parlamento la cui fiducia diviene poi indispensabile per avallare la formazione dell'Esecutivo.
La soglia del venticinquesimo anno, dunque, si ritiene contribuire all'instabilità politica stante le forti preferenze elettorali che variano in base all'età degli elettori e che, dunque, potenzialmente possono contribuire alla formazione di maggioranze politiche diverse nei due rami del Parlamento.
E ciò può riverberarsi sull'operatività dello stesso Parlamento, rallentando l'approvazione delle leggi o rendendo impossibile giungere alla definitiva adozione di alcune proposte vista la difficoltà nel mettere d'accordo le due assemblee.

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