Data: 08/08/2019 12:00:00 - Autore: Annamaria Villafrate

di Annamaria Villafrate - L'inchiesta di Bibbiano, che ha provocato la creazione di una commissione d'inchiesta sul sistema di tutele dei minori in Emilia, nella sua drammaticità, ha messo in evidenza tutte le storture e le falle del sistema degli affidi dei minori, che si fondano sulla legge n. 184/1983 e su alcune disposizioni del codice civile. In particolare la legge speciale contempla l'affido come soluzione estrema da adottarsi solo quando la salute psicofisica e l'educazione dei minori è messa a rischio dall'ambiente famigliare. L'art 403 c.c. invece, sul quale vuole intervenire il ddl della senatrice Ronzulli, prevede l'allontanamento del minore ad opera dell'autorità pubblica in determinati casi. Ora, l'affido, se i genitori acconsentono, è disposto dai servizi sociali, ma a renderlo esecutivo è il giudice tutelare. Tuttavia, in casi di urgenza, i servizi sociali decidono in autonomia, informandone successivamente il Tribunale. Un potere eccessivo, da attenzionare, considerato che l'allontanamento dalla casa familiare dovrebbe essere l'ultima ratio. Le modifiche che si intendono apportare al sistema, dalla squadra speciale di giustizia del Ministro Bonafede, all'iniziativa della senatrice Ronzulli, puntano a favorire non solo il rientro dei minori in famiglia in tempi brevi, ma soprattutto a dare supporto alle famiglie in difficoltà per evitare l'allontanamento del minore dal luogo dei suoi affetti.

Indice:

Commissione d'inchiesta a Bibbiano

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Il caso di Bibbiano ha fatto emergere il mondo sommerso degli affidi facili a strutture, spesso legate ad altri soggetti coinvolti nel procedimento di allontanamento familiare e di successivo affido. La regione Emilia però vuole chiarezza e per questo ha istituito una Commissione d'inchiesta, grazie ai voti favorevoli di Pd, Si, Misto, Lega, M5s e Fi. Queste le parole del presidente dell'Emilia Romagna Bonaccini: "E' la Regione Emilia-Romagna la prima che vuole verità e chiarezza sulla vicenda della Val d'Enza. L'istituzione della Commissione d'inchiesta rappresenta un'assunzione di responsabilità da parte della politica, segnale che io stesso avevo chiesto invitandola a non dividersi sui bambini."

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Affido minori: i dati del 2016 dell'istituto Innocenti di Firenze

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I dati disponibili sulla situazione degli affidi in Italia risalgono al 2016, risultato di un'indagine a campione condotta dall'Istituto Innocenti di Firenze (sotto allegata infografica e report) dalla quale emerge che in Italia sono più di 26mila i minori in affido in affidamento familiare, ospiti delle strutture residenziali deputate ad accoglierli. Dal grafico emerge che la regione con il maggior numero di minori in affido è la Lombardia, seguita dalla Sicilia e dal Piemonte. Ultima delle lista invece la valle D'Aosta. A incidere sulle differenze numeriche anche le dimensioni e la popolosità delle Regioni. Per quanto riguarda invece la durata dell'affido risulta che nel 53,7% dei casi i minori restano nel limbo dai tre mesi ai due anni, mentre nel 36,9% l'allontanamento dalla famiglia supera addirittura i 4 anni. Nel 38,4% dei casi quando l'affido finisce i minori restano ancora presso famiglia affidataria o una struttura residenziale, solo nel 40% in media rientrano a casa. Dati che, secondo studiosi ed esperti sarebbe in realtà pari al 60% e che non tiene comunque conto della specificità dei minori stranieri non accompagnati, argomento che meriterebbe un approfondimento a parte, viste anche le difficoltà nel monitorare questo fenomeno.

La squadra speciale di giustizia

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Qualche giorno fa sono iniziati i lavori per l'istituzione di una squadra speciale di giustizia per la protezione dei minori per provvedere al monitoraggio di tutte le fasi dell'affidamento e alla creazione di una banca dati specifica per le procedure di affido e di adozione.

Il Guardasigilli chiarisce al riguardo che "il risultato che si vuole perseguire è quello di creare un sostegno adeguato alle famiglie in difficoltà, con un'azione sinergica con le altre forze istituzionali coinvolte, che limiti ai casi necessari, secondo quanto stabilito dalla legge, la dichiarazione dello stato di adottabilità del minore".

La nota della Garante dell'infanzia e dell'adolescenza

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Il Garante dell'infanzia e dell'adolescenza, Filomena Albano, ha diramato nei giorni scorsi una nota del 29 luglio 2019 (sotto allegata), indirizzata alle principali autorità interessate e coinvolte nei procedimenti di affidamento dei minori in cui:

  • richiama i genitori o chi per essi, a rispettare e a prendere più seriamente l'incarico educativo loro affidato dalla normativa interna e internazionale, nei confronti dei minori;
  • ribadisce il diritto del minore a vivere in famiglia e a essere mantenuto, educato e sostenuto nelle proprie scelte, ricordando che lo Stato ha il compito di vigilare affinché questo diritto sia tutelato e garantito;
  • richiede un sistema di controlli sulle strutture in cui vengono collocati i minori, capace di rilevarne anche le criticità e di una raccolta di dati aggiornati sulla condizione e sul numero di quelli dati in affidamento;
  • rivolge segnalazioni specifiche ai titolari dei poteri di iniziativa legislativa, ai Comuni, all'Autorità giudiziaria, alle Regioni, ai Ministeri del lavoro e delle Politiche sociali, della Giustizia, dell'Economia e delle Finanze, al Presidente del Consiglio, al CSM, alla Scuola Superiore della Magistratura, al CNF e ai Consigli nazionali di assistenti sociali, psicologi e giornalisti.

La Garante ritiene fondamentale avere uno sguardo d'insieme completo e intervenire senza ritardo.
Il punto di forza, quando di parla di problematiche legati ai minori in affidamento è l'informazione trasparente dei dati del fenomeno, per attuare controlli capillari in ogni fase del processo che si conclude con l'allontanamento del minore dalla famiglia, nella quale il minore deve poter tornare e vivere protetto da qualsivoglia forma di violenza.

Il ddl sull'affidamento della senatrice Ronzulli

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Il ddl n. 1389 della senatrice Ronzulli, comunicato alla presidenza il 4 luglio 2019 (sotto allegato), si pone l'obiettivo di mettere l'interesse primario del minore al e il suo diritto a vivere in famiglia al centro della riforma sugli affidi, nel rispetto di quanto sancito dalla Costituzione e dalle più importanti Convenzioni Internazionali. Il sistema attuale prevede l'allontanamento del minore dal nucleo familiare di origine solo in presenza di condotte genitoriali pregiudizievoli del suo stato di salute psico fisica. La prima scelta in questi casi prevede l'affido temporaneo all'interno di un nucleo familiare preferibilmente con figli, in alternativa a un single e come ultima istanza a una comunità.

Criticità della normativa sugli affidi

A suo parere il quadro normativo suddetto presenta gravi difetti. Il più delle volte infatti l'affido, da temporaneo diventa permanente, con conseguente difficoltà a far rientrare il minore nella sua famiglia di origine. L'aspetto più preoccupante però riguarda l'eccessivo potere riconosciuto agli assistenti sociali e il fatto che la povertà dei genitori, contrariamente a quanto previsto dalla legge n. 149/2001 venga considerata come un ostacolo alla permanenza del minore in famiglia.

Si evidenzia inoltre la carenza dei controlli che le procure minorili e le regioni esercitano sulle comunità familiari e sui requisiti necessari al loro accreditamento. Per non parlare delle diversità esistenti a livello regionale per quanto riguarda gli standard minimi richiesti alle comunità familiari e alle competenze necessarie per la loro gestione.

Mancanza di dati e cointeressenza dei magistrati

La cosa più grave però è l'assenza di un sistema di dati unico a livello nazionale relativo agli affidi in grado di fornirne sempre di aggiornati. Mancanze che impedisce di fatto, di sapere quanti minori ogni anno vengono dati in affido. Per non parlare della cointeressenza che lega alcuni magistrati onorari alle case famiglia che impedisce e pregiudica l'imparzialità di giudizio.

Anacronismo legislativo

Nella relazione del ddl si mette l'accento anche sull'art 403 c.c ai sensi del quale "Quando il minore è moralmente o materialmente abbandonato o è allevato in locali insalubri o pericolosi, oppure da persone per negligenza, immoralità, ignoranza o per altri motivi incapaci di provvedere all'educazione di lui, la pubblica autorità, a mezzo degli organi di protezione dell'infanzia, lo colloca in luogo sicuro, sino a quando si possa provvedere in modo definitivo alla sua protezione."

Norma superata e che nel tempo ha dato vita a contrasti interpretativi e a prassi applicative discordanti, a tutto danno dei minori. La norma inoltre ha spesso causato l'allontanamento del minore, anche per lunghi periodi, dal proprio ambiente famigliare, prima di approfondire le ragioni del provvedimento, rivelatesi in seguito inesistenti.

Cosa prevede il ddl di riforma sull'affidamento

Passando al testo del ddl, queste le principali novità che si intendono apportare alla normativa sull'affidamento dei minori:

  • parere vincolante del PM per gli affidi d'urgenza, da confermare con decisione motivata;
  • definizione dei compiti spettanti ai genitori e all'affidatario o alla struttura anche in caso di affidamento familiare consensuale;
  • obbligo di notificare il provvedimento motivato del PM a genitori e parenti del minore, per permettere loro di essere consapevoli del fatto che il giudizio potrebbe concludersi con un provvedimento in grado d'incidere sul rapporto con il minore;
  • specificazione dei compiti del tribunale nel procedimento sullo stato di abbandono del minore;
  • modifiche all'art. 403 c.c in materia di allontanamento del minore e introduzione di un articolo sulle indagini dei servizi sociali che devono essere effettuate prima dell'apertura del procedimento e in contraddittorio con i genitori;
  • più trasparenza in caso di affidamento dei minori alle case famiglia, istituzione di un Osservatorio ad hoc sulle case famiglia, a cui spetta il compito di elaborare un tariffario nazionale dei costi per il mantenimento dei minori nelle strutture;
  • istituzione di un registro degli affidamenti per garantire un controllo in tempo reale del bambino e delle sue condizioni,
  • criteri di incompatibilità dei magistrati onorari minorili, innalzamento a rango legislativo di quelle individuate dal CSM e estensione ai familiari del magistrato onorario incaricato.



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