Data: 17/08/2019 15:00:00 - Autore: Cleto Iafrate
di Cleto Iafrate - «Impegnati, studia, prenditi un diploma, meglio una laurea, così potrai farti una posizione». Ci dicevano i nostri genitori. E noi continuiamo a ripeterlo ai nostri figli.
Pare però che a volte le cose vadano diversamente.
Ogni anno la Guardia di Finanza seleziona mediante concorsi interni un certo numero di militari da avviare ai corsi di formazione per il passaggio al grado superiore.

Concorsi ufficiali

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Uno dei concorsi più attesi è quello che consente l'accesso dei luogotenenti (il grado apicale dei sottufficiali) alla categoria degli ufficiali, in quanto permette un doppio salto di carriera (di ruolo e di categoria). I sottufficiali selezionati avranno poi la strada spianata verso l'ambita dirigenza di Stato. Si consideri che con il riordino delle carriere del luglio 2017, il trattamento economico da dirigente è stato riconosciuto, ad anzianità, a tutti gli ufficiali che indossano il grado di Maggiore, indipendentemente dal titolo di studio posseduto[1].
Le regole di reclutamento previste dal bando di concorso, però, sono molto severe. Molteplici sono i fattori che incidono sulla selezione dei fortunati vincitori. La graduatoria finale, infatti, è il risultato della sommatoria tra il punteggio conseguito nelle singole prove d'esame e quello derivante dalla valutazione dei titoli posseduti da ciascun concorrente.
Il punteggio derivante dalla valutazione dei titoli, a sua volta, si ottiene sommando i vari punteggi che il bando assegna alle singole voci ricomprese nel curriculum del militare; per esempio, il titolo di studio, le onorificenze militari (le medaglie - d'oro, d'argento e di bronzo - al valor militare), il giudizio di sintesi del rapporto informativo[2], le ricompense militari (ovverosia, gli encomi e gli elogi che il militare ha ricevuto nel corso della sua carriera), i corsi sostenuti, le qualifiche acquisite, eccetera.
L'ultimo concorso indetto dalla Guardia di finanza[3] per l'accesso dei luogotenenti al ruolo ufficiali assegna ad un diploma di laurea in discipline diverse da quelle economiche giuridiche un punteggio pari a 0,250 (un quarto di punto). Dunque il luogotenente laureato partecipa al concorso con un vantaggio pari a 250 millesimi di punto rispetto ai suoi colleghi non laureati.

Quanto pesa un quarto di punto?

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Un quarto di punto può essere tanto o poco, dipende dal peso che hanno gli altri titoli che danno diritto ad un punteggio incrementale.
Si consideri che il bando ha stabilito che ogni encomio solenne vale 100 millesimi di punto (0,100) e ogni anno di "eccellente con apprezzamento e lode" dà diritto ad un punteggio incrementale di 100 millesimi di punto (0,050).
L'encomio, semplice o solenne, è una ricompensa che il superiore concede a quei militari che si distinguono per lodevole comportamento o per aver compiuto in servizio atti speciali/eccezionali. La ricompensa, trascritta negli atti matricolari dell'encomiato, è spendibile, oltre che nei concorsi interni, anche nelle graduatorie per i trasferimenti a domanda.
C'è chi ha definito gli encomi come una "vitamina per la carriera".
Nel concorso in esame, dunque, ad un militare senza la laurea bastano due soli encomi e un anno di eccellente per azzerare il peso di un diploma di laurea.
Altro che vitamine! Qui ci troviamo di fronte a vere e proprie sostanze dopanti!
Come se ciò non bastasse, i vantaggi derivanti dalle ricompense per atti eccezionali si sommano quasi sempre a quelli derivanti dalle valutazioni annuali; ciò in quanto gli encomi per lodevole comportamento, normalmente, non si concedono ai militari valutati nella media, inferiore alla media o, peggio, insufficiente[4].
Giunti a questo punto, la domanda è d'obbligo. Quali sono questi atti eccezionali che permettono di risalire tanto repentinamente le graduatorie, al punto da azzerare addirittura il vantaggio derivante da un diploma di laurea?
Intorno alle motivazioni alla base delle ricompense militari c'è tanto mistero; esse sono ben custodite tra le mura delle caserme. Ogni tanto però qualche motivazione trapela all'esterno per finire sugli organi d'informazione.
Emerge, innanzitutto, che gli encomi vengono tributati sempre con linguaggio magniloquente e ampolloso tipico delle celebrazioni militari.
Di seguito saranno enucleate alcune motivazioni, pubblicate su fonti aperte, che hanno dato luogo ad altrettanti encomi:
1. «… confermando il possesso di brillanti capacità professionali e buone doti organizzative partecipava, con determinante apporto personale, a tutte le attività e agli eventi legati alla svelatura e alla benedizione del cippo in marmo intitolato …»[5];
2. «… per aver saputo riscuotere l'incondizionata ammirazione delle autorità e della gente in occasione della cerimonia militare del […], nella quale, alla testa della brigata di formazione, evidenziava perizia e impeccabile marzialità»[6];
3. «… quale conduttore dell'automezzo adibito al trasporto del (…), dimostrando eccezionale perizia e capacità di autocontrollo, eseguiva con assoluta perfezione i delicati compiti a lui assegnati in occasione della cerimonia militare...»[7];
4. «… capo della Segreteria dell'Ufficio rapporti con il Parlamento […] dotato di eccezionale volontà, innato senso del dovere, spiccata capacità di conseguire risultati concreti»[8];
5. «… cosciente della valenza e della delicatezza del particolare incarico ricoperto […] gli ha consentito di raggiungere traguardi elevatissimi…»[9].
Esaminando con attenzione le motivazioni alla base degli encomi, non sembrano che esse descrivano atti talmente eccezionali da meritare addirittura una laurea honoris causa!
Questi atti, una volta spogliati da tutti gli orpelli lessicali, diventano assolutamente ordinari: il primo militare ha rimosso un drappo; il secondo ha camminato a piedi; l'altro è andato in macchina; quello successivo ha fatto qualche telefonata e l'ultimo non si capisce bene cosa abbia fatto.
Ma per remunerare queste attività non bastava lo stipendio?

Conclusioni

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Nel contesto militare ritengo che le valutazioni caratteristiche, come pure le ricompense, siano uno "strumento di selezione ideologica", perché:
- non si chiamano "valutazione delle performance" come nel restante pubblico impiego;
- vi è la voce "motivazione al lavoro e dedizione" che al suo livello massimo è così indicata: "Convinto e disinteressato si dedica all'Istituzione senza risparmio[10]". E' evidente come la connessione di tali parole sia semanticamente contigua ad "obbedienza cieca e assoluta". Infatti, l'essere "convinti e disinteressati" è semanticamente contiguo a "non farsi troppe domande" e ciò può portare a non mettere in discussione "ordini discutibili".
Se valutazioni caratteristiche e ricompense non fossero uno "strumento di selezione ideologica", non avremmo da una parte dirigenti militari senza la laurea[11] o conseguita con i crediti formativi e dall'altra sottufficiali e militari di truppa laureati, senza crediti, che faticano a superare i concorsi. E nel mezzo, quasi a neutralizzare i titoli di studio, dinamiche premiali di origine feudale, secondo le quali il rapporto fiduciario col Superiore (premi e valutazione caratteristica) vale più di un percorso di studi universitario. Non è raro incontrare militari istruiti che, piuttosto che essere premiati, spesso sono considerati "poco adeguati" e quindi valutati "nella media". Uno, in particolare, l'ho conosciuto molto da vicino: finanziere, laureato senza crediti in Economia e Commercio dopo l'arruolamento, per circa dieci anni non ha potuto partecipare ai concorsi interni che richiedevano tra i requisiti un triennio di valutazione di almeno "superiore alla media". La sua "cultura generale", nonostante la laurea magistrale, era valutata inferiore a quella "vasta e profonda" dei suoi colleghi con la quinta elementare. In certi casi una valutazione "nella media" ritengo sia da considerarsi (civicamente) encomiabile ("nella media solenne"), perché riflette l'attaccamento ai valori della Costituzione prescindendo da ogni forma di condizionamento e convenienza.
Credo che un tale atteggiamento verso la cultura da parte delle amministrazioni militari, che a volte rasenta l'ostilità, sia funzionale ad un certo tipo di obbedienza, un'obbedienza adesiva o assoluta, perché "disinnesca" ab origine il presupposto necessario della rimostranza; che è tipica dell'obbedienza critica o partecipativa.
In effetti, è difficile puntualizzare se non si ha coscienza di cosa si può fare e cosa non si può fare; in altri termini: per poter mettere i puntini sulle 'i', bisogna quantomeno sapere dove vanno le 'i'.
E poi per un superiore è più difficile dare un "ordine imbarazzante" ad un militare colto, piuttosto che ad un militare non tanto istruito.
A chiarimento del concetto, faccio due esempi.
Se si chiedesse al militare posto a destra della vignetta di affidare una minore, sedicente nipote di Mubarak, ad un'igienista dentale, probabilmente, lui, battendo i tacchi, direbbe a gran voce: «Comandi, Signorsì, Signore». L'altro, invece, trovandosi nella medesima situazione, forse, telefonerebbe al giudice di sorveglianza del tribunale per i minorenni, o, quanto meno, si porrebbe qualche domanda in più.
E ancora. Se si ordinasse ad entrambi i militari, autieri, di fare tutto ciò che gli chiede l'autorità trasportata, probabilmente, quello di destra risponderebbe allo stesso modo: «Comandi, Signorsì, Signore». L'altro, forse, direbbe: «Dipende da cosa mi chiede».
E' innegabile che in certe situazioni l'istruzione è un deterrente (e un anticorpo) per certe derive.
Si auspica, pertanto, che nei prossimi concorsi per l'ingresso nella categoria ufficiali sia ridimensionata la struttura delle ricompense d'ordine morale e valorizzati maggiormente i titoli di studio, anche in relazione al numero di esami sostenuti presso le università, poiché è interesse collettivo che a fare carriera siano gli ufficiali di polizia giudiziaria più colti e istruiti e non i più fedeli.
Si spera, inoltre, che in futuro le motivazioni alla base delle ricompense descrivano in maniera chiara e comprensibile, senza orpelli e magniloquenze, gli atti eccezionali compiuti dall'encomiato. E che gli atti che danno luogo alle ricompense siano adeguatamente tipizzati, in relazione ai risultati di servizio ottenuti (per esempio, l'ammontare di imponibile recuperato alle casse dello Stato).
E' giusto il caso di precisare che la progressione di carriera del militare rappresenta un costo per la collettività; ad essa, infatti, corrisponde un incremento stipendiale adeguato al nuovo grado. Per questo motivo occorre selezionare i più meritevoli.
Con 270 miliardi di euro che annualmente sfuggono a tassazione i contribuenti italiani si aspettano che gli ufficiali di polizia tributaria siano selezionati in base alle loro attitudini a scoprire gli evasori, piuttosto che a svelare i cippi.
Leggi gli altri contributi dello stesso autore su Studiocataldi.it e su Ficiesse.it
[1] Si precisa che oggi, diversamente dagli anni scorsi, tutti gli ufficiali escono dalle accademie con il titolo di laurea magistrale rilasciato dalle università convenzionate. Pertanto a beneficiare del riordino delle carriere del luglio 2017 saranno i soli ufficiali che hanno terminato l'accademia in data anteriore alla riforma Moratti, che ha dato l'avvio alla stipula delle convenzioni tra le varie scuole di formazione militare e le università. Scarica pdf della convenzione stipulata dall'accademia della Guardia di finanza. Oggi le cose sono cambiate, ma in passato anche per i sottufficiali il conseguimento della laurea, una volta terminati i corsi militari di istruzione, non costituiva un grosso problema. I frequentatori dei corsi ricevono dalle scuole militari gli attestati di formazione spendibili nelle varie università italiane. E gli atenei italiani, in passato, hanno fatto delle vere e proprie gare di generosità nella valutazione di questi attestati. D'altra parte all'aumentare del numero degli iscritti all'università aumentano anche i fondi assegnati all'ateneo e gli introiti derivanti dalle tasse d'iscrizione. Cosa non si fa per fare cassa! Per un approfondimento su questo tema, si veda: "Laurea con lo sconto, ultima frontiera Moratti - Boom di convenzioni, specie con le forze dell'ordine: per gli allievi marescialli «gratis» fino al 75% degli esami di Economia" di Giuseppe Caruso.

[2] Si tratta di una valutazione che il superiore periodicamente esprime nei confronti del dipendente, relativa a diversi aspetti caratteriali e professionali, tra cui il rendimento. Essa si conclude con un giudizio di sintesi che può essere: eccellente con lode, eccellente, superiore alla media, nella media, inferiore alla media o insufficiente. Ad ognuno di questi giudizi il bando di concorso attribuisce un diverso punteggio incrementale (per completezza d'esposizione, si veda anche quanto riportato nella successiva nota n. 5).

[3] Concorso straordinario, per titoli ed esami, per n. 70 sottotenenti del ruolo normale – comparto speciale riservato ai luogotenenti del Corpo della Guardia di finanza in servizio permanente con almeno sei anni di anzianità nel grado per l'anno 2019, indetto con foglio d'ordine n. 1 del 25 gennaio 2019

[4] Un militare che nei dieci anni precedenti l'emanazione del bando sia stato giudicato "eccellente con apprezzamento e lode" nel concorso in esame vanterà un ulteriore extra-punteggio pari a 500 millesimi di punti che andrà a sommarsi a quello derivante dalle ricompense. Orbene, un encomio per atti eccezionali, di norma, lo riceve chi è già valutato 'eccellente' o 'superiore alla media'. Giudizi lusinghieri e ricompense spesso coesistono e viaggiano a braccetto.

[6] Fonte: Italia Oggi, edizione del 30 marzo 2012, "Fiamme gialle a tutto encomio - Premi per come si fa lo speaker, l'autista o il regista televisivo", di Stefano Sansonetti

[7] Ibidem

[8] Fonte: Il Fatto Quotidiano, edizione dell'11 aprile 2013, "Militari, merita un encomio: ha la scrivania in ordine", di Toni De Marchi.

[9] Ibidem.

[10] Qui un facsimile di scheda valutativa e rapporto informativo (si veda pag. 513, voce 18)

[11] A chiarimento dell'espressione "senza laurea" si veda quanto precisato in nota n. 1


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