Data: 22/08/2019 09:00:00 - Autore: Annamaria Villafrate

di Annamaria Villafrate - Il 31 ottobre 2019 è il termine fissato per completare la Brexit, l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. Il Parlamento inglese ha bocciato per tre volte la ratifica dell'accordo sulla Brexit a cui era giunta la premier Theresa May, tanto che alla fine di un percorso estenuante ha dato le dimissioni. Il successore Johnson vuole uscire dall'Europa, con o senza accordo. Un'uscita no deal simbolicamente preannunciata dal decreto che negli scorsi giorni ha cancellato un atto del 1972 con cui la Gran Bretagna si era impegnata ad adottare le leggi Europee. Una Brexit no deal però potrebbe aprire scenari spiacevoli per la Gran Bretagna. L'UE intanto dice no alla proposta di Johnson di trovare un'alternativa al backstop con l'Irlanda. Per Donald Tusk "Chi è contro il backstop e non propone alternative realistiche, nei fatti, sostiene la reintroduzione di una frontiera".

Facciamo un po' di ordine in questa situazione davvero intricata ripercorrendo le principali tappe della Brexit e vediamo quali effetti potrebbe avere per la Gran Bretagna, un'uscita senza accordo dall'Unione Europea:

Le tappe della Brexit

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Il 14 novembre 2018 il Governo di Theresa May concede il via libera politico all'intesa con l'Unione Europea a cui segue, il 25 novembre l'approvazione da parte dei 27 Paesi Ue del divorzio tra UE e Regno Unito. Il 13 dicembre i 27 Paesi Ue stendono una bozza di conclusioni sulla Brexit, che viene sottoposta a Theresa May, in cui si chiariscono le finalità, il funzionamento del "backstop" e le garanzie sulle frontiere aperte in Irlanda.

Il 15 Gennaio 2019 la Brexit viene votata dalla Camera dei Comuni e molti deputati Tory votano contro, costringendo la May ad affrontare una mozione di sfiducia dei laburisti. Il 12 marzo 2019, la nuova intesa con Bruxelles viene bocciata per la seconda volta dal Parlamento. Il giorno dopo, il 13 marzo 2019 il Parlamento boccia anche l'uscita dall'Ue senza un accordo votando contro l'opzione di una Brexit "no deal". Altra sconfitta per Theresa May.

Il 29 marzo 2019 il piano della May, che nel frattempo offre le sue dimissioni, viene bocciato per la terza volta. L'uscita "no deal" è sempre più vicina e probabile. La May cerca un accordo condiviso con i laburisti per passare il vaglio del Parlamento. L'11 di aprile a Bruxell viene raggiunta una nuova intesa, che concede alla Gran Bretagna altri sei mesi, fino al 31 di ottobre 2019, per trovare un accordo.

I giochi ancora aperti costringono il Regno Unito a partecipare alle Europee del 23 maggio. Theresa May nel frattempo continua i suoi negoziati con i laburisti nel tentativo di un'uscita morbida dall'Unione Europea, con l'obiettivo di trovare una soluzione entro il 2 luglio, prima dell'insediamento dell'Europarlamento. Il 21 maggio intanto la May propone un secondo referendum sulla Brexit mentre è al vaglio anche l'approvazione della legge quadro sull'uscita di Londra dall'Unione Europea. Il laburista Corbyn però continua a dire no.

Dopo l'ennesimo tentativo naufragato di trovare un'intesa per la Brexit il 24 maggio 2019 Theresa May annuncia le sue dimissioni che si concretizzano il 7 giugno. Si apre la corsa per individuare il successore. A vincere il 23 luglio è Johnson, leader dei Tory, che il giorno dopo viene nominato ufficialmente primo ministro del Regno Unito. Il Premier intanto annuncia l'intenzione di voler trovare un nuovo e migliore accordo con l'Unione Europea, assicurando l'uscita del Regno Unito entro il 31 ottobre.

La firma del decreto anti leggi europee

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In questi giorni però il ministro per la Brexit Steve Barclay firma un decreto, che entrerà in vigore il 31 ottobre, con cui viene cancellato un atto del 1972 che confermava l'impegno da parte del Regno Unito di adottare le leggi europee. Il Governo britannico definisce questo atto "un passo storico per il ritorno dei poteri legislativi da Bruxelles al Regno Unito". Un provvedimento simbolo della volontà della Gran Bretagna di voler uscire dall'Europa con o senza accordo.

Cosa succederà in caso di Brexit no deal?

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La firma del decreto preoccupa i più importanti media britannici, che parlano di un rapporto segreto in cui si prospetta lo scenario disastroso di un possibile no deal. Tanti i problemi che i britannici sarebbero costretti ad affrontare in caso di mancato accordo: carenza di medicinali, difficoltà per chi deve prendere l'aereo, tensione sociale, difficoltà legate al trasporto terrestre dei camion e confine duro con l'Irlanda. Contro Johnson più di 100 parlamentari invitano il primo ministro a una gestione più responsabile dei rapporti con l'Unione Europea, evitando promesse populiste controproducenti. Corbyn intanto, leader dei Labour, sta lavorando per evitare l'uscita dall'Europa senza un accordo e chiedere un'ennesima proroga a Bruxelles.

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