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Data: 23/08/2019 11:30:00 - Autore: Lucia Izzo di Lucia Izzo - Una cosa è certa: la crisi di governo in piena estate genera più caos che in altri periodi dell'anno. Da settembre, infatti, il ciclo di bilancio passa attraverso la sua fase più importante, ovvero quella che conduce, entro fine anno, all'approvazione della manovra per l'anno successivo. Entro il 27 settembre il Governo trasmette al Parlamento una nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef) che tiene conto di eventuali mutamenti economici. I nuovi obiettivi programmatici vengono poi ripresi dal Documento Programmatico di Bilancio (Dpb) da trasmettere alla Commissione Europea e all'Eurogruppo, oltre che al Parlamento, entro il 15 ottobre. La nuova legge di bilancio, invece, deve approdare in Parlamento entro il 20 ottobre e la sua approvazione deve avvenire tassativamente entro il 31 dicembre, pena l'esercizio provvisorio di bilancio. Se la legge di bilancio è sempre un passaggio essenziale e fondamentale, quest'anno, se possibile, lo è ancora di più: l'Italia è sfuggita alla procedura di infrazione per disavanzo eccessivo assicurando garanzie da cristallizzare proprio nella manovra, senza parlare dello spettro che più preoccupa i cittadini italiani, ma anche gli investitori stranieri, ovvero l'aumento dell'IVA.
L'aumento dell'IVA[Torna su] La Legge di Bilancio 2019, come noto, ha sterilizzato le clausole di salvaguardia rinviando di un anno gli aumenti. Senza un intervento ad hoc, tuttavia, a partire dal prossimo 1° gennaio 2020, aumenteranno sia l'aliquota IVA ordinaria che quella agevolata, che passerebbero rispettivamente dal 22% al 25,2% e dal 10% al 13% nel 2020. Ma non è tutto: se le clausole di salvaguardia non vengono disinnescate, nel 2021 l'IVA potrebbe arrivare addirittura al 26,5%. Da più fronti l'aumento dell'IVA, che innanzi all'attuale crisi di Governo parrebbe essere inevitabile, viene confermato come foriero di effetti negativi sulla nostra economia, in particolare su crescita e investimenti, posto che l'incremento graverebbe in maniera lineare su tutti i contribuenti. E a pagarne le conseguenze saranno, in prima battuta, i consumatori che dovranno scontrarsi con un aumento dei prezzi. Secondo le stime di Confcommercio, l'aumento rischia di provocare per l'anno prossimo una contrazione dei consumi stimata tra 11 e 18 miliardi di euro, ovvero tra l'1,1 e l'1,8% della spesa complessiva. E ciò si tradurrebbe in un impatto negativo sul PIL di circa mezzo punto percentuale. Le clausole di salvaguardia[Torna su] Facendo un passo indietro, quando si parla di clausole di salvaguardia si fa riferimento a quelle norme che prevedono la variazione automatica di specifiche voci di tasse e imposte con efficacia differita nel tempo rispetto al momento dell'entrata in vigore della legge che le contiene. Tali clausole mirano dunque a "salvaguardare" il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica definiti dal Governo per gli anni in cui le variazioni diventano efficaci. In sostanza, le clausole garantiscono allo Stato maggiori entrare consentendo così di rispettare i vincoli di bilancio comunitari e i parametri in materia di deficit. Agli incrementi di gettito che le stesse comportano potrà non procedersi qualora le corrispondenti risorse si riescano a reperire attraverso altre misure. In mancanza delle risorse per serilizzare le clausole, invece, la loro attivazione si tradurrebbe in aumento delle aliquote IVA. Per questo le clausole vengono definite, come spiega un documento della Camera, come misure di maggiore entrata a efficacia differita, normativamente operative nell'anno per il quale sono previste ma per le quali vi è un impegno programmatico – stante gli effetti economici recessivi connessi al maggior carico fiscale determinato dagli aumenti delle aliquote o accise – ad individuare misure alternative. Quando sono state introdotte le clausole di salvaguardiaLe clausole di salvaguardia sono state introdotte per la prima volta dal Governo Berlusconi con il D.L. n. 98/2011 e successivamente più volte reintrodotte e modificate: ad esempio, con il D.L. n. 201/2011 del Governo Monti sono state trasformate in aumenti di aliquote IVA. Le più recenti clausole di salvaguardia, previste dal Governo Renzi con la legge n. 190/2014 (legge di stabilità 2015), hanno disposto l'incremento delle aliquote dell'IVA (ordinaria e ridotta) e delle accise sui carburanti per assicurare maggiori entrate fiscali comprese tra 12 e 22 miliardi di euro a decorrere dal 2016. La "sterilizzazione" delle clausole di salvaguardiaTrattandosi tipicamente di norme volte a ridurre la spesa pubblica o aumentare le entrate fiscali, le clausole di salvaguardia incorporano nella legislazione vigente una misura di politica di bilancio di segno restrittivo. Per questo motivo, negli anni si sono susseguiti interventi tesi a impedirne, totalmente o parzialmente, l'entrata in vigore al fine di evitare un potenziale effetto recessivo sull'economia. Si parla di "sterilizzazione" o "disattivazione" delle clausole proprio per indicare la misura politica di bilancio di segno espansivo, poiché volta a neutralizzare quella di segno restrittivo operata dalla clausola, ad esempio l'intervento per impedire gli aumenti di aliquota e i conseguenti effetti sul gettito fiscale. Da quando le clausole sono state introdotte, dunque, annualmente il Governo si è attivato per reperire le risorse destinate a scongiurare l'aumento dell'IVA. Quest'anno, secondo le stime, per coprire le spese già programmate, lo Stato dovrebbe reperire almeno 23,1 miliardi euro. Aumento dell'IVA, si o no? Le ipotesi[Torna su] L'urgenza con cui reperire i suddetti fondi si scontra con i rallentamenti che comporta la crisi di Governo. Molto dipende dalle conseguenze che avranno le dimissioni del Premier Giuseppe Conte: qualora si finisse al voto, i tempi costituzionali renderebbero assai certo il rischio di rinviare l'adozione della manovra di bilancio, il che si tradurrebbe in esercizio provvisorio e conseguente aumento dell'IVA. Certo, la migliore soluzione auspicabile sarebbe quella di formare in tempi brevi un Governo che, non solo, resista o traghetti verso nuove elezioni, ma che sia anche in grado di predisporre una manovra di bilancio adeguata e idonea a bloccare integralmente l'aumento dell'IVA che sembra ormai un rischio concreto. Iva congelata per decreto?[Torna su] Ma in realtà sono altre le ipotesi che si profilano all'orizzonte visto il rischio concreto di non riuscire a predisporre una manovra idonea a una disattivazione integrale delle clausole. Si pensa, ad esempio, a un intervento per sterilizzare provvisoriamente l'IVA nei primi quattro mesi del 2020, periodo che, guarda caso, coincide il tempo massimo di durata dell'esercizio provvisorio di bilancio. In tal modo si avrebbe il tempo necessario per sbloccare la situazione politica. Altra via praticabile potrebbe essere quella di una sterilizzazione solo parziale dell'IVA: qualora non si trovassero tutte le risorse necessarie per intervenire, ma solo una parte, queste potrebbero essere utilizzate anche per l'intero anno, ma per frenare solo parzialmente l'aumento delle aliquote ed evitare di raggiungere direttamente il 13% e il25,2%. Codacons: sciopero contro aumento dell'IVA[Torna su] Mentre procedono le consultazioni del Capo dello Stato, che in questi giorni ha ascoltato i Presidenti di Camera e Senato e i vari gruppi Parlamentari, e si delineano le potenziali alleanze per un nuovo Esecutivo e per scongiurare lo scioglimento delle Camere e finire al voto, il Codacons ha annunciato "Uno sciopero dei consumatori per protestare contro il rischio di un aumento IVA e il completo disinteresse del governo nei confronti dei cittadini". Per il giorno 8 settembre, l'associazione ha inviato tutti i consumatori "a non prendere la macchina se non per estrema necessità, a non fare il pieno di benzina, a non fare acquisti se non necessari (nemmeno di generi alimentari) e a spegnere la TV per almeno 3 ore". Un modo per esprimere la propria protesta "nei confronti in particolare del rischio di un aumento IVA, che avrebbe conseguenze devastanti per l'economia nazionale". "Se le aliquote Iva e le accise saranno ritoccate al rialzo - si legge nel Comunicato Stampa - i prezzi al dettaglio di una moltitudine di beni di largo consumo subiranno un aumento che determinerà a regime, nel biennio 2020-2021 e, a parità di consumi, una stangata complessiva pari a 1.200 euro a famiglia. Un altro salasso, dopo i tanti, troppi, già subiti in passato". Come aderire allo sciopero degli acquistiEcco le modalità indicate dall'associazione per partecipare allo sciopero degli acquisti: evitare lo shopping e gli acquisti di abbigliamento/elettronica; evitare di acquistare caffè, cappuccino, brioches, acqua al bar; portarsi il pranzo direttamente da casa, senza acquistarlo fuori; evitare di acquistare quotidiani in edicola; utilizzare il telefono cellulare o quello fisso solo per le chiamate urgenti e indispensabili, non utilizzare sms, limitare Internet alla navigazione strettamente necessaria; limitare al massimo durante il giorno l'uso di apparecchiature elettroniche (impianto hi-fi, televisore, luce, ecc.); evitare di prendere il taxi, utilizzare i mezzi pubblici; obliterare a mano i biglietti dei treni. E ancora: studiare percorsi alternativi alle tratte autostradali; non acquistare gelati, birra, e altre bevande (per combattere la sete bere acqua di rubinetto); non acquistare sigarette e non fumare per un giorno; non andare dal parrucchiere o dall'estetista; non effettuare operazioni in banca se non strettamente necessarie; non andare al cinema o a teatro; non andare a cena al ristorante; non andare in discoteca o in pub; limitare al massimo durante il giorno l'uso di apparecchiature elettroniche (impianto hi-fi, televisore, luce, ecc.); evitare di spedire lettere e raccomandate. Per rispettare queste indicazioni, acquisti necessari e indispensabili potranno essere anticipati o ritardati, dice il Codacons, senza ovviamente mettere a rischio la salute e l'incolumità di ciascuno. |
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