Data: 27/02/2024 08:00:00 - Autore: Marco Sicolo

Pezzotto cos'è

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Il pezzotto è un particolare decoder che consente agli utenti di vedere i contenuti di TV a pagamento come Sky, Dazn, Netflix e Infinity ad un prezzo molto inferiore rispetto a quello degli abbonamenti originali.

La pirateria informatica ha quindi trovato terreno fertile, negli ultimi anni, anche nel settore della diffusione online illecita di programmi televisivi a pagamento.

Il fenomeno del pezzotto è salito alla ribalta delle cronache dopo un blitz della Guardia di Finanza risalente al settembre 2019, che ha assestato un duro colpo all'organizzazione che gestiva la diffusione illecita dei canali attraverso la tv pirata Xtream Codes.

La trasmissione illegale di questi contenuti avviene attraverso l'utilizzo di server (a volte anche situati all'estero) da cui parte il flusso di dati in streaming, destinato a raggiungere i televisori degli utenti finali: si tratta della cosiddetta tecnologia IPTV (Internet Protocol Television), che in questo caso è oggetto di un'applicazione illegale.

Il pezzotto rappresenta un sistema collaudatissimo, che ha trovato un'enorme diffusione sul nostro territorio. Le emittenti televisive danneggiate lamentano la presenza di utilizzatori del c.d. pezzotto Sky, in un numero paragonabile a quello degli abbonati regolari ai servizi originali forniti dalle emittenti.

Come funziona il pezzotto

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La passione degli italiani per le partite di calcio e per gli altri eventi sportivi, ma anche per i film, il cinema e le serie TV ha fatto da veicolo alla crescita apparentemente inarrestabile del sistema pezzotto, un fenomeno tentacolare che sfrutta anche il passaparola e le chat delle più comuni applicazioni di messaggistica istantanea.

Secondo questa pratica, l'utente finale ha la possibilità di vedere Sky, Dazn e le altre pay-TV acquistando il particolare decoder – il pezzotto, appunto – e utilizzando una serie di codici che vengono resi noti dall'apice dell'organizzazione attraverso le chat.

In alternativa, è persino possibile limitarsi ad aderire a determinati abbonamenti, tutti illeciti ovviamente, che vengono proposti su alcuni siti internet, con tanto di profili tariffari a seconda dei contenuti desiderati.

Tirando le somme, l'utente finale paga l'abbonamento pezzotto Sky all'incirca 10 euro al mese e ha la possibilità di vedere l'intera gamma di contenuti di piattaforme come Sky, Netflix e Mediaset, quando è invece noto che un singolo abbonamento originale è limitato a determinati contenuti calcistici, sportivi o cinematografici e ha un costo tre-quattro volte maggiore.

Cosa si rischia con IPTV pirata

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Tutto questo, ovviamente, ha un risvolto legale, e nel caso specifico parliamo di diritto penale.

Non solo, si badi, per chi pone in essere il sistema di diffusione illecita con IPTV illegale, ma anche nei confronti degli utenti finali, con multe salatissime e il rischio concreto di condanna alla reclusione in carcere.

A stabilire le sanzioni penali sulle fattispecie in esame è la legge sul diritto d'autore, n. 633/41, che punisce, in particolare, "chiunque a fini fraudolenti produce, pone in vendita, importa, promuove, installa, modifica, utilizza per uso pubblico e privato apparati o parti di apparati atti alla decodificazione di trasmissioni audiovisive ad accesso condizionato effettuate via etere, via satellite, via cavo, in forma sia analogica sia digitale" (art. 171-octies della l. 633/41).

I rischi per chi usa il pezzotto

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Come si vede, il richiamo all'utilizzo privato del decoder permette di perseguire anche l'utente finale del sistema pezzotto, e le conseguenze non sono di poco conto: per tale violazione, infatti, la norma prevede l'irrogazione di una multa da euro 2.582 a euro 25.822 e l'applicazione della pena della reclusione da sei mesi a tre anni.

E se è vero che i casi concreti di perseguimento dell'utente finale finora non sono stati moltissimi, va comunque ricordato che sul punto si è espressa persino la Corte di Cassazione, confermando la condanna a quattro mesi di reclusione e ad euro 2.000 di multa per un utente privato che aveva installato un decoder collegato alla TV e alla rete internet, in modo da rendere visibili i canali SKY senza l'uso della smart card originale (Cass. Pen. III, sent. n. 46443/17).

La Suprema Corte ha evidenziato che la rilevanza penale del fatto, in relazione al disposto dell'art. 171-octies della legge sul diritto d'autore, discende dalla finalità fraudolenta del mancato pagamento del canone, a prescindere dalle modalità concrete con cui siano state eluse le misure tecnologiche predisposte dall'emittente per impedire la visione non autorizzata dei programmi.

Piracy Shield attiva dal 1° febbraio 2024

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Dal 1° febbraio 2024 per contrastare il fenomeno della pirateria online è attiva “Piracy Shield”, la piattaforma in grado di gestire in modo automatico le segnalazioni successive all’ordine cautelare (art. 9 comma 4 bis del Regolamento) che viene emanato dall’Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni.

La piattaforma è il frutto di un lavoro iniziato con le legge n. 93/2023, in vigore dall’otto agosto 2023, che ha dato più poteri all’Autorità per contrastare in modo più rapido ed efficace i fenomeni di pirateria informatica relativi ai eventi sportivi o di altri tipo, trasmessi in diretta.

La legge 93 ha comportato la modifica del Regolamento sulla tutela del diritto d’autore online da parte della delibera 189/2023, che tra le varie misure ha diposto il blocco degli indirizzi IP che vengono impiegati per diffondere illecitamente contenuti protetti, nel termine massimo di 30 minuti dalla segnalazione del titolare.

Per attuare la misura un tavolo tecnico, in collaborazione con l’Agenzia per la Cybersicurezza, nel settembre 2023 ha definito le caratteristiche tecniche della piattaforma Privacy Shield.


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