Data: 30/12/2019 21:00:00 - Autore: VV AA

di Daniele Piccinin - "La riforma della prescrizione non accompagnata da investimenti e riforme nel settore della giustizia rischia di avere l'effetto di allungare ulteriormente i tempi dei processi, con conseguenze negative sia per gli imputati che per le vittime di reato". A sostenerlo è l'avvocato Caterina Flick, presidente dell'associazione Donne Giuriste Italia – Sezione di Roma (Adgi).

Avvocato Flick, tra pochi giorni entrerà in vigore la contestata riforma della prescrizione. Qual è la posizione di Adgi Roma?

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"In teoria la riforma allinea l'Italia agli altri grandi paesi europei, nei quali la prescrizione, a certe condizioni, si interrompe con l'apertura del processo, o il raggiungimento di determinate fasi. Questo avviene ad esempio in Francia, in Germania e in Spagna".

Un passo in avanti verso un miglioramento del sistema giustizia?

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"Il problema è un altro e più complesso: la durata dei processi in Italia è nettamente superiore al resto d'Europa, e questo non dipende dalle persone coinvolte, dagli imputati in particolare, ma dalla macchina giudiziaria. E infatti dai dati risulta in primo luogo che i rinvii del processo solo nel 4% dei casi sono dovuti a impedimenti dell'avvocato o dell'imputato, a fronte dell'80% dovuti a disfunzioni del sistema o alla gestione fisiologica del processo".

In molti sostengono che con questa riforma della prescrizione i tempi della giustizia sarebbero ridotti. E' così?

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"E' vero esattamente il contrario e ce lo dicono sempre i dati dai quali risulta che il 53% dei processi penali si prescrivono nella fase delle indagini preliminari o dell'udienza preliminare, fasi fisiologicamente sottratte alla disponibilità degli imputati e loro difensori. In altre parole, la riforma della prescrizione non accompagnata da investimenti e riforme nel settore della giustizia rischia di avere l'effetto di allungare ulteriormente i tempi dei processi, con conseguenze negative sia per gli imputati che per le vittime di reato. Una giustizia giusta deve infatti essere amministrata senza ritardi tali da comprometterne l'efficienza e la credibilità. Si tratta di un principio di civiltà, sancito dall'articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo e dall'articolo 11 della Costituzione italiana".

Cosa accadrà nelle aule di giustizia a partire dal prossimo mese?

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"La preoccupazione che la modifica della prescrizione abbia come conseguenza un ritardo nella definizione dei processi è fondata sull'esperienza. L'Italia storicamente ha avuto il primato di condanne da parte della Corte CEDU proprio per l'eccessiva durata dei processi, tanto da dover introdurre nell'ordinamento interno un sistema indennitario per evitare che gli interessati si rivolgano direttamente alla Corte CEDU, mettendo in crisi il sistema di protezione dei diritti a livello internazionale (la cd. Legge Pinto)".

C'è il rischio che a rimetterci siano i diritti dei cittadini?

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"Il collegamento tra la prescrizione e la ragionevole durata del processo è stata rimarcata in più occasioni dalla Corte CEDU e dalla Corte Costituzionale, che hanno evidenziato il carattere "compensativo" della prima rispetto alla seconda. In questo contesto è necessario monitorare l'attuazione della legge, pretendendo l'aggiornamento dei dati, per verificare che la riforma non si trasformi davvero in una compromissione dei diritti delle persone".

Qual è la posizione di Adgi Roma rispetto al referendum abrogativo proposto dall'UICP?

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"Il referendum è certamente un modo per far sentire la voce sino ad ora inascoltata ma non sono certa che sia lo strumento adatto, specie perché i non addetti ai lavori difficilmente possono capirne le ragioni. Inoltre, come già spiegato, il problema principale é che si tratta di un provvedimento zoppo a sfavore delle persone".

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