Data: 08/01/2020 16:30:00 - Autore: Gabriella Lax

di Gabriella Lax – Una lettera aperta per il rafforzamento della mediazione (sotto allegata) indirizzata al presidente del consiglio Giuseppe Conte, al ministro della giustizia, Alfonso Bonafede e a Mauro Vitiello, Capo dell'Ufficio Legislativo del Ministero della giustizia Ministero della giustizia.

Rafforzamento della mediazione: la lettera

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A sottoscriverla i più importanti organismi di mediazione italiani.

La lettera riguarda le tre proposte di modifica del decreto legislativo istitutivo della mediazione, contenute nella riforma del processo civile, e adottate, come evidenziano «senza alcuna approfondita analisi, sia in termini quantitativi che qualitativi, e in violazione del dispositivo contenuto al comma 1bis dell'art. 5 del citato decreto per cui il Ministro della giustizia avrebbe dovuto riferire alle Camere dal 20181 sui risultati raggiunti dal ricorso al primo incontro di mediazione» e senza «il necessario e opportuno confronto tecnico con i reali addetti ai lavori del settore: i rappresentanti dei 594 organismi di mediazione pubblici e privati accreditati presso il Ministero della giustizia».

La mancata interlocuzione ha generato delle proposte non consone alla mediazione obbligatoria, riconosciuta come innovativo modello italiano, diventato una best practice a livello europeo e internazionale e decretato per ben due volte dalla Corte europea in linea con la garanzia di accesso alla giustizia.

I costi che gli organismi di mediazione hanno investito

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A garanzia di un «corretto svolgimento di questo primo incontro di mediazione, i 594 organismi di mediazione hanno affrontato ingenti investimenti nell'apertura di migliaia di sedi operative in tutto il territorio italiano accreditate e vigilate dal Ministero della giustizia e assunto migliaia di dipendenti (almeno due per organismo oltre a quelli nelle sedi operative per una stima di circa 3.000/4.000 dipendenti) oltre ad adempiere ai vari requisiti richiesti dal DM 180/2010». A ciò si aggiunga che ben «23.837 mediatori per essere accreditati hanno frequentato un corso base di 50 ore e corsi di aggiornamento di 18 ore ogni due anni per mantenere l'accreditamento». Con le spese di avvio che, ovviamente, non coprono i costi degli organismi di mediazione per svolgere il primo incontro di mediazione e che di conseguenza i mediatori svolgono quasi sempre gratuitamente la loro prestazione professionale durante il primo incontro di mediazione. A questo si aggiunga che, caso unico nella legislazione italiana, che «se le parti hanno diritto al gratuito patrocinio, il mediatore e gli organismi sono obbligati a svolgere l'intera procedura di mediazione gratuitamente senza alcun rimborso da parte dello Stato».

Risultati: oltre 140.000 accordi di mediazione conclusi

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A sei anni dalle modifiche della legge istitutiva ecco i dati della mediazione: dal 2011 il primo incontro ha facilitato circa 140.000 accordi di conciliazione (oltre a quelli non rilevati stimati in un ulteriore 15% di accordi chiusi al di fuori della procedura di mediazione a seguito di una procedura fittiziamente negativa). Nello specifico: «circa l'80 percento di questi accordi ricadono nelle materie cosiddette "obbligatorie" elencate al comma 1bis dell'art. 5 del Dlgs 28/10 le cui sopravvenienze nei tribunali sono diminuite di circa il 40 percento dal 2013 (ad esclusione delle materie bancarie di cui diremo in seguito) contro una diminuzione media del contenzioso del 25 percento. La dimostrazione dell'importanza del primo incontro è poi facilmente rilevabile dal repentino aumento degli accordi da fine 2013 con l'introduzione con il Decreto del Fare del primo incontro dopo il crollo degli stessi accordi a seguito della nota sentenza della Cassazione per eccesso di delega».

La proposta in materia di scioglimento delle comunioni

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Secondo gli attori, delle tre presentate, la proposta più sorprendente è quella che riguarda lo scioglimento delle comunioni. Si tratta di mediazioni delle controversie in materia di scioglimento delle comunioni, rientranti nell'ambito delle divisioni e successioni «che contano circa 16.000 procedure e registrano il più alto tasso di adesione e successo» che dovrebbero essere affidate «a notai e avvocati iscritti al registro dei delegati alle vendite con una procedura ancora del tutto indeterminata». Mettere sullo stesso piano professionisti che operano su campi differenti, secondo le associazioni di mediatori, denota «una chiara mancanza di conoscenza della vastissima letteratura del settore della mediazione, del valore aggiunto apportato da un mediatore professionista adeguatamente formato e dell'apporto organizzativo e logistico degli organismi di mediazione. La scontata e ovvia conseguenza di tale proposta sarà un crollo degli accordi stragiudiziali in tema di scioglimento delle comunioni e un ingolfamento dei tribunali».

La proposta sulle mediazioni in materia bancaria, finanziaria, assicurativa e di responsabilità sanitaria

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Sul "banco degli imputati" anche la seconda proposta, ossia quella riguardante le mediazioni in materia bancaria, finanziaria, assicurativa e di responsabilità sanitaria. Il testo propone di «riportare immediatamente nei tribunali circa 60.000 contenziosi all'anno in materia bancaria, finanziaria, assicurativa e di responsabilità sanitaria», indice questo di una «scarsa conoscenza delle motivazioni della generale indisponibilità di banche, assicurazioni e strutture sanitarie ad aderire al primo incontro e spesso nel proseguire nella procedura – perché - la soluzione non è di eliminare queste materie sottraendo la possibilità ai cittadini e imprese di incontrare entro 30 giorni rappresentanti di banche, degli ospedali e delle loro assicurazioni. Al contrario, occorrerebbe vincolare le grandi aziende (come appunto banche e assicurazioni) che offrono prodotti e servizi ai consumatori ad aderire alle procedure di mediazione e ADR tramite la presenza di un funzionario a conoscenza del caso e con pieni poteri di transigere». Le associazioni ritengo infine opportuno, sia nel contenzioso bancario, sia in quello sanitario «introdurre la possibilità di utilizzare le perizie tecniche prodotte durante la procedura di mediazione anche nel successivo possibile giudizio».

Mediazione, estensione delle materie oggetto del primo incontro

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La terza ed ultima proposta contestata, riguarda l'estensione del primo incontro in materia di contratto di mandato e di rapporti di mediazione. Una proposta giudicata «insignificante dal punto di vista numerico in quanto nel 2018 queste materie hanno registrato nei tribunali rispettivamente solo 1.067 e 1.131 nuove iscrizioni su scala nazionale. A seguito del successo concreto dei risultati della mediazione in materie del contenzioso in cui le parti in persona si incontrano e riescono a dialogare di nuovo grazie al mediatore ci si aspettava un'estensione più decisa – anche solo in via sperimentale per quattro anni - in materie simili come il contenzioso contrattuale (pari a 91.857 iscrizioni nei tribunali nel 2018), alla responsabilità extra contrattuale (38.768 iscrizioni) e alle poche migliaia di competenza del tribunale delle imprese». In questi nuovi casi sì si arriverebbe al raddoppio «a circa 40.000 accordi di conciliazione all'anno e la conseguente diminuzione immediata delle iscrizioni negli uffici dei giudici di pace e nei tribunali di circa il 30%-40% con la conseguenza della drastica diminuzione dei tempi della durata del contenzioso rimanente in tutti i gradi del giudizio6. Una consistente riduzione del contenzioso civile grazie all'aumento degli accordi di conciliazione avrebbe l'ulteriore effetto positivo di liberare preziose risorse (giudici e cancellieri) a favore della gestione dei processi penali».

Perché il modello di mediazione italiano ha avuto successo

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I tre fattori di successo del modello italiano di mediazione, secondo le associazioni di mediazione, sono: in primis, la previsione dell'obbligatorietà di un primo incontro di mediazione con la presenza delle parti da svolgersi entro 30 giorni e ad un costo contenuto in cui le parti in persona possono decidere volontariamente se proseguire o meno la procedura; in secondo luogo, l'intervento di un professionista terzo neutrale adeguatamente formato nelle tecniche di mediazione che facilita la risoluzione stragiudiziale della controversia; dulcis in fundo, supporto logistico e organizzativo di migliaia di sedi operative in tutto il territorio nazionale degli organismi di mediazione pubblici e privati, sotto il controllo dell'Ispettorato generale del Ministero della giustizia, in cui vengono svolti gli incontri». E, in conclusione, l'augurio delle associazioni è che «le tre proposte di modifica del D.Lgs 28/10 possano essere profondamente riviste e che si possa indire urgentemente un tavolo tecnico permanente con gli addetti ai lavori della mediazione per affrontare i problemi, proporre nuove soluzioni volte al rafforzamento della mediazione e monitorare i risultati».


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