Data: 15/01/2020 15:00:00 - Autore: Gabriella Lax

di Gabriella Lax � Passa dalla rimodulazione delle aliquote Iva, dallo sfoltimento di detrazioni e deduzioni e dalla riduzione a tre scaglioni Irpef, la riforma fiscale. In questa direzione sembra muoversi il governo anche se il percorso � tutt'altro che lineare.

I chiarimenti di Gualtieri

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Come specificato dal ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, oltre all'intervento sul cuneo fiscale, gi� ad aprile � prevista �una legge delega sulla riforma fiscale ispirata alla semplificazione e alla razionalizzazione del sistema�. La riforma riguarder� �detrazioni, alleggerimento del carico sui redditi bassi e medi, sostegno alla famiglia e alla genitorialit� in coerenza con il grande disegno dell'assegno unico�.

Il taglio del cuneo fiscale

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� un classico evergreen il taglio dell'Irpef, cavallo di battaglia nelle agende politiche e nei programmi elettorali. Ci sono grandi difficolt� a pensare ad un taglio generalizzato delle tasse. Quella che � in ballo � la finanza pubblica: da un lato ci sono le difficolt� di garantire la progressivit� dell'imposizione fiscale, come impone il dettato costituzionale, dall'altro serve necessariamente semplificare un sistema complicato. Insomma bisogna fare reggere i conti dello Stato tenendo presente che il taglio del cuneo fiscale parte quest'anno e andr� a regime nel 2021. A garanzia del taglio del cuneo fiscale, per il prossimo anno ci sono fondi stanziati nel bilancio: in questo caso per� sarebbe minimo il respiro per un taglio dell'Irpef se si considera che sulla manovra pende gi� il conto dell'Iva da 21 miliardi, nel 2020 solo rinviato. I 5 miliardi del cuneo abbraccerebbero i dipendenti fino a 35 mila euro di reddito, quindi per coinvolgere una platea pi� ampia di quella del Bonus Renzi, ma non tutto il "ceto medio".

Come cambia l'Irpef

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L'Irpef potrebbe dunque essere sintetizzata in tre scaglioni di reddito e relative aliquote. I redditi oggetto di cambiamento saranno quelli medio bassi e bassi, gli attuali secondo e terzo scaglione, relativi cio� alle fasce che vanno da 15 mila a 28 mila euro e dai 28 mila ai 55 mila euro di reddito annuale.

Lo stesso premier Giuseppe Conte aveva ipotizzato l'accorpamento dei primi due scaglioni Irpef: invece che il 23% fino a 15 mila euro e il 27% tra 15 e 28 mila euro, un solo scaglione con l'aliquota al 20%. Il rovescio della medaglia � che si tratterebbe di una ipotesi molto costosa, perch� ogni punto di riduzione della prima aliquota costa circa 4 miliardi. L'accorpamento dei primi due scaglioni costerebbe non meno di 20 miliardi di euro, oltre un punto di prodotto interno lordo. Come riferisce il Corriere, a conti fatti i vantaggi sarebbero molto poco proficui. I contribuenti che hanno dichiarato al fisco un reddito annuo fino al 20 mila euro lordi, nel 2017, sono stati 24,3 milioni, oltre la met� degli italiani che pagano le tasse, che sono 41,2 milioni. Di questi hanno versato "solo" 21,7 miliardi di Irpef, cio� circa il 12,5% dell'Irpef complessiva del 2017. Sarebbe una manovra difficile da supportare anche nel bilancio del 2022, quando serviranno altri 6 miliardi per evitare ulteriori aumenti dell'Iva, bench� il deficit programmato per quell'anno, all'1,4% del prodotto, consentirebbe margini di manovra pi� ampi. Se dunque il governo vuole dare subito un segnale sulla volont� di proseguire sulla riduzione delle tasse, non pu� che immaginare una riforma progressiva su pi� anni. Oppure l'idea potrebbe essere quella di rimettere sul tavolo, per finanziare parte della riforma, una sforbiciata alle detrazioni e alle deduzioni fiscali. Quella delle detrazioni e deduzioni a scalare con la crescita del reddito, peraltro, sarebbero un sistema valido per garantire la progressivit� dell'imposizione.

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