Data: 09/02/2020 15:00:00 - Autore: Francesco Pandolfi
Avv. Francesco Pandolfi - Nell'apprezzamento di un fatto che costituisce illecito disciplinare e nella valutazione della sua gravità in relazione alla sanzione da applicare, l'Amministrazione militare dispone di ampia discrezionalità.
Tale premessa è opportuna, in una materia così delicata e particolare, proprio per evitare equivoci.

Illecito disciplinare e valutazione dei fatti

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Fatta la doverosa premessa però, a questo punto bisogna chiedersi se a fronte di un così vasto raggio di azione dell'amministrazione nel valutare i fatti sotto il profilo disciplinare, rimane o meno la possibilità per il militare di reagire con un ricorso, ovviamente quando ritiene che sussistono i presupposti per sostenere una causa.
Per dare una risposta al particolare quesito, bisogna capire cosa dicono le sentenze sul punto.

I "parametri" per fare ricorso

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Ora, un certo numero di pronunce del Tar e del Consiglio di Stato concordano nel ritenere che lo spazio di manovra per il dipendente c'è e riguarda quattro fondamentali aspetti:
a) l'eventuale illogicità del provvedimento;
b) l'irragionevolezza dello stesso;
c) l'evidente sproporzione nel provvedimento;
d) il travisamento dei fatti.
Dunque: al di fuori di questi quattro parametri non è il caso di presentare ricorso, mentre all'interno degli stessi il ricorso potrà essere notificato e depositato.
In sostanza, i quattro parametri non sono altro che la possibilità del Giudice di sindacare quanto posto in essere dall'Amministrazione.

La sentenza del Tar Milano 2020

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Si tratta di criteri ormai ritenuti fermi dalla prevalente giurisprudenza; ultimamente sono stati ribaditi dal Tar Milano Sezione 4, con la sentenza n. 198 del 29.01.2020, un caso dove si è discusso della domanda di annullamento di un decreto del Ministero della Difesa con cui è stata disposta, a carico del militare, la perdita del grado per rimozione per motivi disciplinari, con conseguente cessazione dal servizio permanente ed iscrizione nel ruolo dei militari di truppa dell'Esercito Italiano, senza alcun grado.
Fattispecie dove il provvedimento disciplinare era stato adottato in quanto il sottufficiale, dopo l'esame tossicologico era risultato positivo all'uso di sostanza stupefacente tipo "cocaina".
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