Data: 11/02/2020 22:00:00 - Autore: Angelo Casella

di Angelo Casella - Sono circa 800 i parlamentari ed ex tali che si sono vivacemente opposti al recente taglio dei vitalizi, ricorrendo ad una c.d. "Commissione contenziosa" interna che, come tale, si trova tuttavia in evidente conflitto di interessi.

Diritti quesiti e diritti acquisiti

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Argomentano, i primi, che si tratta di "diritti quesiti" e, i secondi, di diritti "acquisiti". Come tali sarebbero entrambi intoccabili.
Si tratta di ragionamenti privi di fondamento.

Quando si parla di "diritti quesiti" si fa riferimento non ad una previsione normativa, ma ad una teoria, (che si vorrebbe ispirata al principio delle irretroattività della legge), che appare peraltro abbastanza peregrina.
Che significa "diritti quesiti"? Si tratterebbe di diritti per i quali, anteriormente all'entrata in vigore delle nuove regole sulle fattispecie costitutiva, si sono realizzate "tutte le condizioni di fatto richieste dalla normativa per la loro acquisizione, ma l'occasione per farli valere si presenta con la nuova legge regolatrice" (De Ruggiero).
Precisato, comunque, che questo fenomeno della realizzazione "di tutte le condizioni di fatto" non ricorrerebbe nel nostro caso, la teoria in questione non chiarisce cosa si intenda per "occasione".
In effetti, un diritto o esiste, o non esiste. Il diritto soggettivo è un potere che l'ordinamento giuridico riconosce al soggetto al verificarsi di una determinata fattispecie. Quindi, fatti salvi i casi specificatamente previsti dalle norme, se il potere in questione non può essere esercitato, significa che il diritto non esiste.
Dato per scontato che il diritto al vitalizio si consegue al momento della cessazione delle funzioni, è palese che nessun diritto al vitalizio è maturato in capo ai parlamentari in carica, la cui situazione, in ordine al problema, è ancora in fieri.
Allo stato, pertanto, si potrà – al più – parlare di aspettativa, cioè di quello stato di fatto in corso di progressiva formazione per diventare un diritto.
Una aspettativa per la quale, nella fattispecie, non sarebbe comunque prevista alcuna tutela specifica (come invece, ad esempio, è stabilita nel caso della compravendita di cosa futura, dove sul venditore è fatto gravare l'obbligo di non impedire che la cosa stessa si realizzi).

Parimenti insostenibile pretendere che i diritti acquisiti siano immodificabili.
L'ordinamento giuridico evolve nel tempo al pari della società e della coscienza politica di questa e un diritto oggi riconosciuto può domani essere cancellato.
E' comunque di elementare percezione che acquisito può essere il diritto nella sua unità concettuale. Ben diverso è il suo contenuto di poteri e facoltà.
Questi ultimi, al pari delle modalità di esercizio del diritto medesimo, sono totalmente soggetti alla eventuali nuove regole.

Il problema "sostanziale" dei vitalizi

Ma vi è un altro aspetto che accomuna questo al caso del Consiglio di Amministrazione di quella società bocciofila che, un bel giorno, decide di incrementare, a spese dei soci, le già lucrose indennità di carica in essere.
Anche qui troviamo infatti una ristretta congrega che emana disposizioni a proprio favore. Ma con una significativa differenza.
Quando parliamo di leggi ci riferiamo a disposizioni concepite come "volontà dello Stato"e che, come tali, contengono comandi generali ed astratti, destinati a regolare la vita in comune (art. 70 Cost.).
Il complesso di autogratificazioni economiche e normative che i parlamentari si sono auto-elargite, sotto forma di leggi dello Stato, sono invece disposizioni emanate dalla stessa ristretta cerchia di soggetti che ne beneficiano. Non quindi norme generali ed astratte, bensì particolari e concrete.
Ma, al di là dell'aspetto formale, emerge - e questo è il punto - un problema sostanziale. Le leggi cioè, sono emanate dall'Organo a ciò deputato su mandato degli elettori al solo ed unico scopo di gestire gli interessi generali del Paese. Non si conferisce mandato a Tizio perché si occupi degli affari suoi propri.
Così, il potere attribuito ai parlamentari riguarda il compito di emanare leggi, ossia regole vincolanti per tutti i cittadini nella cura dell'interesse generale. Esso ha quindi un limite intrinseco, che cioè sia esercitato in funzione degli interessi dell'intero elettorato. Utilizzare tale potere per beneficio personale costituisce un abuso ed un illecito.
Questi auto conferimenti avvengono a carico delle risorse collettive, cioè del denaro dei contribuenti, che il fisco ha raccolto per fronteggiare le necessità della collettività nel suo insieme, non perché venga girato nelle tasche dei parlamentari (in dimensioni prive dei più elementari limiti della decenza).
Anche ove all'attività parlamentare possa essere attribuita la qualifica di "lavoro" (e non di un gradevole passatempo), la dimensione del compenso auto-assegnato è al di fuori di qualunque parametro riscontrabile. I vitalizi, poi, costituiscono attribuzioni che seguono speciali canoni (e spropositate dimensioni) del tutto estranee al relativo quadro normativo generale in vigore per tutti i comuni cittadini. Anche un solo giorno di presenza nelle Camere consente di percepire un vitalizio, addirittura "reversibile" al coniuge e …. ai figli.
Ma deve essere sottolineato che tutta questa architettura di disposizioni di straordinario favore è totalmente incostituzionale.

Cosa dice la Costituzione

La Costituzione (art. 69) stabilisce infatti espressamente che i parlamentari hanno diritto ad una "indennità", non ad una retribuzione.
Non occorre fare ricorso ai lavori preparatori, nei quali comunque chiaramente si esclude qualunque forma di emolumento, per decifrare il termine "indennità", il cui senso, non suscettibile di dubbi, è quello di "riparazione di un danno" (che lasci appunto indenne l'interessato).
In sostanza, la Costituzione prevede, a favore dei parlamentari, un rimborso spese forfettario, che li rende "indenni" dagli oneri dell'incarico (e che consenta anche ai meno abbienti di adempiere la funzione). Meno che mai, poi, prevede forme di pensione.
L'elezione a rappresentante della nazione era in passato totalmente gratuita in quanto considerata un distinto onore e non una mansione da retribuire.

E' necessario che la Consulta provveda con urgenza a ricondurre nella legalità i parlamentari, restituendo alla carica quella dignità e decoro che le istituzioni meritano.
Analoga sbafata si verifica a livello regionale e, questa, dovrà essere regolata con apposita legge nazionale.
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