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Ci� nel senso che la condotta illecita dannosa e, dunque, la sua diretta conseguenza e cio� il danno ingiusto arrecato al terzo, non sarebbe stata possibile senza l'esercizio di quelle funzioni o di quei poteri.

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Detta cos�, la fattispecie sopra adombrata pare solo un'astrazione.

Nella realt�, per�, la circostanza � stata concretamente esaminata e valutata dalla Corte di Cassazione Sez. Civile, con la sentenza n. 32973 del 13 dicembre 2019.

Un caso nel quale la condotta penalmente rilevante del dipendente pubblico era stata fonte di danno arrecato alla dignit� di altra persona.

Parliamo, in sintesi, di danni causati da una condotta illecita, frutto di un uso distorto e vessatorio del potere di supremazia gerarchica spettante al superiore, posti in essere appunto dal superiore e inquadrabili all'interno di un disegno di stabile mortificazione e sopraffazione del sottoposto.

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Nel caso concreto oggetto di analisi della Cassazione, gli abusi erano stati resi possibili dalle incombenze affidate al superiore e dal potere di punizione nei confronti dell'inferiore.

Conclusivamente, in una situazione come questa, per gli episodi vessatori rimasti cristallizzati in una sentenza penale di condanna si deve affermare la responsabilit� solidale del Ministero, dato che si � in presenza di un rapporto di occasionalit� necessaria fra il fatto dannoso e le mansioni esercitate dal superiore, che appunto ricorre quando l'illecito � stato compiuto sfruttando i compiti svolti.