Data: 20/05/2020 18:00:00 - Autore: Annamaria Villafrate

di Annamaria Villafrate - Buon compleanno allo Statuto dei Lavoratori, che oggi 20 maggio 2020 compie mezzo secolo. Una legge che è il frutto delle dure lotte sindacali che hanno caratterizzato i primi due decenni del Dopoguerra. All'indomani della Costituzione, che dichiarava la neonata Repubblica fondata sul lavoro, i lavoratori hanno iniziato a lottare perché non vedevano tradotto nella realtà quanto previsto nel testo costituzionale. Lotte aspre, addirittura violente, che hanno fatto conquistare nel corso degli anni diritti importanti, anche se, come sostengono molti esperti del mondo del diritto del lavoro, lo Statuto deve essere aggiornato, per renderlo conforme alle nuove istanze dei lavoratori, travolti ancora oggi dal precariato, da salari e stipendi poco dignitosi e in alcuni settori dallo sfruttamento.

Oggi 50 anni dello Statuto dei Lavoratori

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Oggi lo Statuto dei lavoratori compie 50 anni. Il 20 maggio 1970 è una data storica, dopo tante lotte un testo di legge disciplina finalmente in modo chiaro i rapporti tra datori di lavoro e lavoratori, le tutele previste in favore di questi ultimi e le rappresentanze sindacali.

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Costituzione e diritti dei lavoratori

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La necessità di mettere nero su bianco una regolamentazione chiara ed equa del mondo del lavoro si avverte con forza nell'immediato dopoguerra. La nascita della Repubblica e i principi esposti nella Costituzione in materia di lavoro rendono improcrastinabile rivedere i rapporti sociali. Le condizioni e i diritti dei lavoratori devono esprimere il nuovo sentimento democratico, nato per contrastare la negazione delle libertà del precedente periodo fascista.

Dopo la Guerra i diritti dei lavoratori trovano tutela soprattutto nel codice civile e a livello di principi nel testo della Costituzione, in particolare all'art. 1 e in alcune disposizioni del titolo III (artt. 35-47) dedicato ai rapporti economici. La normativa in materia di lavoro prima della guerra è infatti piuttosto scarna e limitata ad aspetti specifici, come la durata massima delle giornate lavorative per donne e minori, il diritto di associazione sindacale e di sciopero, l'obbligo assicurativo e il contrasto al caporalato.

Le lotte sindacali e l'idea dello Statuto

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Il primo a manifestare la necessità di un testo organico in materia giuslavoristica nel 1952 è Giuseppe Di Vittorio, esponente della CGIL, che in merito al progetto parla proprio di Statuto.

Negli anni 50 e 60 il settore agricolo ha la peggio su quello industriale, con uno spostamento della manodopera dal primo al secondo e con un flusso migratorio di molti braccianti all'estero e nel Nord Italia, dove c'è la maggiore concentrazione d'industrie. Il terreno è fertile per i datori di lavoro, che possono instaurare rapporti impari con i propri dipendenti. Situazione che porta a un lento deterioramento dei rapporti tra imprenditori e operai. A guidare la lotta la Triplice, CGIL, CISL e UIL, che intercetta i disagi e le rivendicazioni dei lavoratori e li guida in uno scontro che negli anni 70 sfocia anche in episodi di violenza estrema.

I lavoratori iniziano delle vere e proprie compagne per ottenere un salario minimo e la regolamentazione dei licenziamenti. Gli imprenditori rifiutano qualsiasi confronto, ritenendo inaccettabile eventuali e possibili ingerenze dei lavoratori nelle decisioni aziendali.

Brodolini, Giugni e Donat Cattin padri dello Statuto dei lavoratori

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Dopo un periodo di lotte e contrasti anche a livello politico, lo Statuto dei Lavoratori vede la luce soprattutto grazie al Ministro del lavoro Giacomo Brodolini, che chiede l'istituzione di una Commissione, i cui lavori per la realizzazione dello Statuto viene affidata al professore universitario Gino Giugno. Brodolini purtroppo viene a mancare prima che il testo veda la luce. A proseguire la sua opera c'è però l'onorevole Carlo Donat Cattin, ex sindacalista torinese, che gli succede nel Ministero.

Lo Statuto dei lavoratori diventa legge il 20 maggio 1970, non senza scontri e polemiche.

I quotidiani principali all'indomani dell'approvazione riconoscono il valore e l'importanza dello Statuto, testo che per la prima volta attua all'interno delle fabbriche i principi sanciti dalla Costituzione. Un importante punto di partenza per la costruzione di una società più democratica.

Gli obiettivi e le norme più significative dello Statuto

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I principali obiettivi che lo Statuto persegue sono fondamentalmente due:

  • tutelare la dignità e la libertà del lavoratore;
  • affermare la presenza dei sindacati nei posti di lavoro, per svolgere un ruolo di sentinella a garanzia dei lavoratori.

A baluardo della libertà del lavoratore lo Statuto contempla, dagli articoli 1 e 13, la libertà di opinione, il divieto d'indagare sulle opinioni dei lavoratori, la tutela della salute e dell'integrità fisica e limiti alla installazione degli impianti audiovisivi di sorveglianza, alla presenza e ai poteri delle guardie giurate, agli accertamenti sanitari e al potere disciplinare del datore di lavoro.

La presenza dei sindacati nei luoghi di lavoro, che attua l'art. 39 della Costituzione, che riconosce la libertà dell'organizzazione sindacale, è invece disciplinata in modo compiuto dal titolo II dello Statuto, dedicato alle libertà sindacali e dal titolo III che disciplina l'attività sindacale.

Uno degli articoli simbolo del testo è però senza dubbio l'art. 18 che disciplina i casi in cui il licenziamento deve ritenersi nullo, con conseguente obbligo del datore di reintegrare, su ordine del giudice, il lavoratore nel suo posto di lavoro. Obbligo a cui si accompagna quello di natura risarcitoria nei casi e nei modi previsti dalla norma, salvi le ipotesi in cui il licenziamento si rivela legittimo per giusta causa o per giustificato motivo soggettivo.

Articolo complesso, frutto di numerose e profonde modifiche, l'ultima delle quali, tra le più rilevanti è avvenuta con la legge Fornero n. 92/2012 che ha messo in atto una vera e propria riforma del lavoro.

Lo Statuto e il dibattito sul suo aggiornamento

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Lo Statuto così come è oggi, dopo la riforma del 2012, appare agli occhi di molti esperti giuslavoristi un testo antico, che non è adeguato ad affrontare temi sempre attuali come quello del precariato e delle nuove forme di sfruttamento lavorativo. C'è anche chi però difende la sacralità di questo testo, che nel tempo ha saputo evolversi e adattarsi, pur continuando a perseguire il suo obiettivo primario: la tutela dei diritti dei lavoratori.


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