Data: 24/07/2020 15:00:00 - Autore: Gabriella Lax

La tassa sui colossi del web

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In "dono" con il Recovery fund (o Next Generation Eu) c'è una digital tax europea a partire dal 2023. La tassa sui colossi del web che far guadagnare fino a 1 miliardo di euro l'anno. La base di partenza sarà il lavoro dell'Ocse per la tassazione delle aziende ed i proventi andranno a finanziare direttamente il bilancio Ue 2021-2027.

Web tax, una delle condizioni del Recovery fund

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Per accedere al 10% del Recovery fund, già tra qualche settimana, il nostro Paese dovrà programmare delle misure a sostegno del debito, dell'occupazione e delle imprese. Tra queste c'è la web tax (la tassa sulle attività digitali), accompagnata dalla plastic tax (plastica non riciclata) e la carbon tax (sulle emissioni di anidride carbonica). In precedenza, secondo i calcoli fatti dalla Commissione europea, il prelievo sul fatturato delle multinazionali del digitale con un fatturato annuale superiore a 750 mln di euro potrebbe generare 1,3 miliardi all'anno. Una tassa digitale che comunque si baserebbe sul lavoro dell'Ocse per la tassazione delle imprese con «una presenza digitale significativa».

Recovery fund, le altre novità

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Direttamente dal prossimo 1 gennaio 2021 dovrebbe entrare in vigore una nuova risorsa propria basata sui rifiuti plastici non riciclati, che si rifà ad una quota delle entrate derivanti da un contributo nazionale, calcolato sul peso dei rifiuti di imballaggio non riciclati. Per quanto riguarda le emissioni di carbonio nel primo semestre del 2021 la Commissione presenterà proposte su «un meccanismo di adeguamento alle frontiere del emissioni di carbonio» la cui introduzione è prevista anche per il 1 gennaio 2023. Che si aggiunge alla proposta di revisione del Sistema per lo scambio delle quote di emissione dell'Ue (Ets) ed alla proposta di una tassa sulle transazioni finanziarie (Ttf). Una proposta per una tassa di questo tipo era stata presentata nel 2013 con l'obiettivo di armonizzare le iniziative fiscali finanziarie non coordinate degli stati membri che altrimenti potrebbero frammentare il mercato unico dei servizi finanziari con il pericolo di doppia imposizione. Per i calcoli della Commissione le entrate annuali sarebbero di 30-35 miliardi di euro.


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