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Data: 11/04/2021 06:00:00 - Autore: Martina Iossa
La riforma Brunetta sullo sblocco dei concorsi nella PA[Torna su]
Chiunque sia iscritto ad almeno un concorso, o abbia intenzione di parteciparvi, avrà certamente sentito parlare della riforma del ministro Brunetta in merito allo sblocco dei suddetti concorsi, nonché alle numerose critiche che la stessa ha suscitato. Quella che il ministro ha definito "un processo di fortissima innovazione e una scelta di speranza", difatti, è immediatamente parsa al popolo dei concorsisti come l'ennesima beffa. Ma perché? Partiamo dal principio. IL D.L. 44/2021[Torna su] Il primo aprile – e no, non è uno scherzo! – è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge n. 44 del 2021, cd. "DL Covid" che, tra varie disposizioni, ha previsto la possibilità di velocizzare i concorsi pubblici (ed in particolare quelli nella P.A.), mirando in particolare ai circa 60 concorsi il cui iter è stato inevitabilmente rallentato dall'insorgenza del Covid-19. Il proposito del ministro sarebbe quello di concludere ogni concorso in 3 mesi circa. Si rammenta, a tal proposito, che l'attuale media temporale tra emersione della disoccupazione ed assunzione effettiva dei vincitori è di ben 4 anni. L'intento, dunque, è non solo condivisibile, ma addirittura auspicabile. I punti della riforma dei concorsi[Torna su] Di seguito i punti salienti della riforma: Eliminazione della prova preselettiva tradizionaleSebbene ogni candidato si sia trovato, nel corso della sua preparazione al concorso, a combattere con i quesiti di logica, la prospettiva di eliminare le prove preselettive non pare affatto rassicurante né, soprattutto, meritocratica. Digitalizzazione dei concorsiQuesto punto della riforma, a differenza dei precedenti, è stato accolto con maggior favore. "Mai più carta e penna", ha specificato Brunetta all'iniziativa di Coldiretti sul Recovery Food. Ha poi aggiunto che "la digitalizzazione è come un vento che deve attraversare i processi amministrativi". Questa innovazione è certamente auspicabile non solo per i concorsi nella P.A., ma anche per gli esami di Stato professionalizzanti. Si pensi, ad esempio, all'esame per l'abilitazione alla professione forense, svolto da anni con carta e penna, frutto di prove estenuanti della durata di 6 ore (in precedenza erano 7!), all'esito delle quali i candidati ne uscivano stremati e confusi. Tuttavia, a causa del Covid-19, anche quest'esame sarà (per ora solo temporaneamente, con il D.L. n. 31/2021) modificato per i candidati che dovranno sostenerlo nella prossima sessione. Le critiche del popolo dei concorsisti[Torna su] Ma veniamo alla vexata quaestio: perché tale riforma, carica di buoni propositi, è così criticata, soprattutto dai giovani? Per comprenderlo, è sufficiente analizzare il bando dell'ultimo concorso bandito per 2800 tecnici al Sud, ed in particolare il suo articolo 6. I punteggi per titoli di studio, difatti, consentono di ottenere 4 punti al massimo, così suddivisi: da 0.01 a 0.1 per il voto di laurea triennale, 0.5 per la laurea specialistica, 0.25 per una eventuale seconda laurea. Ogni master di primo livello viene valutato 0.5, mentre arrivano a 1 punto i master di secondo livello. Per esperienze lavorative nella P.A., invece, si accumulano sino a 6 punti (1 punto per ogni anno di lavoro, nello specifico). Il che significa che un giovane neolaureato, a conclusione di un ciclo di cinque anni concluso con il massimo dei voti (110 e Lode), potrebbe aspirare ad un punteggio complessivo di 0.60 punti su 10. I fortunati che abbiano potuto conseguire una seconda laurea, invece, arriverebbero addirittura a 0.85 punti su 10. Questo spiega certamente la frustrazione dei giovani candidati senza esperienza lavorativa che si sentono, ancora una volta, messi da parte, o peggio esclusi, dal Paese che più dovrebbe tutelarli. - AGGIORNAMENTI AL 12.04.2021 - Successivamente alla pubblicazione dell'articolo, sono intervenuti rassicuranti chiarimenti del Ministro Brunetta in merito alla questione che, per completezza d'informazione, si riportano di seguito. Il Ministro ha infatti chiarito, tramite comode slides di seguito pubblicate (e comunque consultabili sul sito www.funzionepubblica.gov.it), che gli aggiornamenti apportati riguardano esclusivamente il bando per tecnici al Sud, in quanto avente carattere di urgenza e destinato al reclutamento tempestivo di tecnici qualificati ed esperti. Solo ed esclusivamente in questo caso, dunque, sarà valutata l'esperienza congiuntamente ai titoli in fase preselettiva, per poi procedere, come di norma, alla prova scritta e alla pubblicazione di una graduatoria entro soli cento giorni dall'uscita del suddetto bando in Gazzetta Ufficiale. Ciò non riguarderà invece i concorsi normati dal D.l. n. 44, in cui, in fase preselettiva, è prevista solamente la valutazione dei titoli legalmente riconosciuti, e non anche l'esperienza professionale (che potrà concorrere, a discrezione dell'ente, alla determinazione del punteggio finale, purché a seguito del superamento della prova preselettiva, della prova scritta e dell'eventuale orale). Nella giornata di ieri, ad ulteriore rassicurazione di quanto detto, il Ministro ha inoltre rilasciato un'intervista ad Huffington Post, in cui chiarisce di voler "riportare i giovani al centro", al fine di renderli protagonisti di una rinnovata Pubblica Amministrazione. Nella stessa intervista ha inoltre specificato come tale riforma possa auspicabilmente esser una spinta all'informazione e alla formazione dei giovani, e che possa favorire, possibilmente, il ricambio generazionale dei giovani. Date tali delucidazioni pare, dunque, che i giovani possano tirare un sospiro di sollievo e dedicarsi nuovamente allo studio per superare i suddetti concorsi (molti, difatti, avevano deciso di abbandonarli o, addirittura, di non procedere ad iscrizione in quanto non in possesso di titoli o esperienze). Dott.ssa Iossa Martina, avvocato praticante, contattabile per informazioni o collaborazioni all'indirizzo email iossamartina@libero.it |
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