Data: 27/05/2021 17:00:00 - Autore: Valeria Zeppilli

Abolizione dei vitalizi ai condannati

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Nel 2018, i vitalizi degli ex parlamentari sono stati oggetto di una massiccia ed epocale riforma: innanzitutto, è stato previsto un generale taglio connesso all'introduzione del sistema di calcolo interamente contributivo, che ne ha determinato una riduzione dal 40% all'80% a seconda delle circostanze (in alcuni casi, in conseguenza del taglio gli ex parlamentari sono arrivati a percepire addirittura 5mila euro in meno).

Inoltre, la stessa riforma ha previsto addirittura l'abolizione delle pensioni d'oro per i condannati in via definitiva per reati gravi.

Da quel momento, però, il dibattito politico ha avuto una costante e questa costante risponde proprio al nome di vitalizio.

Taglio dei vitalizi: quanto si risparmia

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Il taglio dei vitalizi starebbe facendo risparmiare allo Stato circa 56 milioni di euro ogni anno.

Il presidente Roberto Fico ha stimato un abbattimento dei costi per la Camera dei deputati di circa 40 milioni l'anno. Come riferito dal presidente Inps in audizione al Senato, quest'ultimo risparmierebbe invece 16 milioni.

Il via libera della Cassazione

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Le misure di intervento sui vitalizi sono state prontamente sottoposte all'attenzione della Corte di cassazione che, tuttavia, le ha validate: le controversie che riguardano le indennità parlamentari sono di competenza degli organi interni del Parlamento, a conferma dell'autonomia delle Camere.

Insomma: questione di autodichia.

Il caso Formigoni

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La "bomba" è scoppiata in questi giorni, con il caso Formigoni. Il consiglio di garanzia del Senato ha infatti deciso di confermare la sentenza di primo grado della commissione contenziosa, che aveva stabilito la restituzione all'ex governatore della Lombardia del vitalizio del quale era stato privato a seguito della sua condanna definitiva per corruzione.

Oltre 2mila ricorsi

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In realtà, nei pochi anni di vigenza del taglio dei vitalizi, i ricorsi presentati dagli ex parlamentari alle Camere sono stati oltre 2mila e quello di Formigoni non è il primo ad essere stato accolto.

Di norma, però, la restituzione dell'intera pensione è stata disposta in ipotesi particolari, come quelle connesse allo stato di salute del beneficiario o a una dimostrata grave compromissione delle sue condizioni di vita personale e familiare.

L'impegno del Senato a riesaminare la questione

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Il caso Formigoni, tuttavia, si è mostrato come la punta dell'iceberg e, ora, le acque hanno iniziato a smuoversi in maniera significativa.

Basti pensare che il Senato ha approvato le tre diverse mozioni che chiedevano all'aula di riesaminare la questione, dopo le recenti pronunce dei suoi organi giurisdizionali interni.

Le tre mozioni

Via libera quindi alle mozioni di:

  • Movimento 5 Stelle, Partito democratico e Liberi e Uguali, che impegnano il Senato "ad adottare tutte le opportune determinazioni, nelle sedi proprie e competenti, tenendo conto dei principi posti dalla normativa vigente in materia di incandidabilità, volte a disciplinare i casi di revoca del vitalizio dei Senatori, cessati dal mandato, che siano stati condannati in via definitiva per delitti di particolare gravità";
  • Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia, che impegnano il Senato "a rivalutare, nelle sedi competenti, nel rispetto dei principi dell'articolo 54 della Costituzione e della legge di cui all'articolo 65 della Costituzione stessa, la disciplina dei vitalizi dei Senatori in caso di irrogazione di condanne definitive per reati di particolare gravità";
  • ItaliaViva, per la quale il Senato deve adottare "tutte le opportune determinazioni, nelle sedi proprie e competenti, volte a disciplinare i casi di revisione o revoca del vitalizio dei Senatori, cessati dal mandato, che siano stati condannati in via definitiva per delitti di particolare gravità".


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