Data: 29/05/2021 11:00:00 - Autore: Valeria Zeppilli

I pregiudizi sulle donne vanno arginati

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La Cedu, in una pronuncia resa nota nei giorni scorsi (in allegato il comunicato stampa ufficiale), ha bacchettato l'Italia per i pregiudizi sessisti contenuti in una sentenza della Corte d'appello di Firenze su un caso di stupro, conclusosi con l'assoluzione degli imputati.

Per la Corte, la pronuncia non avrebbe rispettato la vita privata e intima della presunta vittima, lasciandosi andare a commenti ingiustificati e utilizzando un linguaggio e degli argomenti che veicolano, anziché arginare, i pregiudizi relativi al ruolo delle donne che esistono nella società italiana.

Le autorità giudiziarie dovrebbero invece astenersi dal riprodurre stereotipi sessisti. Le violenze di genere andrebbero, piuttosto, minimizzate e le corti dovrebbero evitare di utilizzare argomenti colpevolizzanti e moralizzanti contro le donne, che producono l'unico risultato di far perdere fiducia nella giustizia.

Inadeguati i riferimenti alla vita privata

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La Corte europea dei diritti dell'uomo ha così ritenuto del tutto inadeguati i riferimenti fatti dalla Corte d'appello di Firenze alla vita privata della presunta vittima dello stupro: i commenti sulla bisessualità, sulle relazioni sentimentali, sulla biancheria intima, sui rapporti sessuali della donna erano fuori contesto e deplorevoli.

Di certo, poi, non servivano a vagliare la credibilità della donna o la responsabilità penale degli imputati, né potevano essere giustificati dalla necessità di garantire il diritto alla difesa di questi ultimi.

Dodicimila euro alla donna

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Alla donna, che ha dato il via al procedimento dinanzi alla Cedu per contestare non l'assoluzione degli imputati ma la violazione della sua vita privata e le discriminazioni perpetrate nei suoi confronti, la Corte di Strasburgo ha accordato un risarcimento di 12mila euro, che l'Italia dovrà pagare per ristorare i danni morali che la stessa ha subito.


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