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Data: 20/06/2021 11:00:00 - Autore: Maria Luisa Missiaggia![]() Cedu condanna ItaliaCon la recente pronuncia del 22 aprile 2021 (affaire R.B. et M. c. Italia) la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia al risarcimento del padre e del figlio per non aver attuato mezzi idonei e rapidi a far eseguire in concreto la decisione del Tribunale che disponeva il ripristino graduale della relazione padre figlio, a causa della condotta ostativa della madre. Il casoLa moglie ed il marito si separavano consensualmente, prevedendo l'affidamento condiviso del figlio e regolamentando le visite del padre al figlio come da prassi della maggior parte dei tribunali italiani. La decisione della Corte Europea dei Diritti dell'UomoL'articolo 6 della Cedu prevede il diritto di ogni persona ad un equo processo che si svolga entro un termine ragionevole.L'articolo 8 della Cedu prevede "Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza. Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell'esercizio di tale diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere economico del paese, alla difesa dell'ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui." La Corte Europea ha dovuto pertanto verificare se lo stato italiano ha messo in atto rapidamente tutte le misure a propria disposizione per tutelare l'interesse del figlio alla vita familiare, esaminando le modalità ed i tempi con cui l'Italia è intervenuta per garantire il diritto di visita del padre al figlio. La Corte Edu ha ravvisato che le giurisdizioni interne dello stato non hanno adottato misure appropriate per la realizzazione del diritto di visita del padre al figlio, soprattutto non le hanno adottate in tempi rapidi. Hanno constatato che dal 2013 al 2018 non sono state assunte decisioni rapide e concrete che sarebbero state necessarie per stabilire un contatto tra padre e figlio. Evidenzia infatti che i Tribunali hanno assunto "misure automatiche e stereotipate", delegando completamente la gestione della famiglia ai servizi sociali. Inoltre, la Corte rileva che "l'arsenale giuridico previsto dal diritto italiano" avrebbe permesso ai giudici di assumere decisioni per far rispettare le proprie disposizioni e soprattutto per far rispettare l'articolo 8 della Cedu. Nel caso in esame, condanna quindi l'Italia per non aver intrapreso nessuna azione rapida per evitare "i comportamenti nefasti" per il figlio e per il padre, in violazione dell'articolo 8. Conclude stabilendo un risarcimento a carico dello stato italiano sia nei confronti del padre che del figlio. |
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