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Data: 30/10/2021 11:00:00 - Autore: Gabriella LaxCnf «Favorevole alla riforma»[Torna su]
Il dibattito sulla riforma del processo civile ha fatto registrare l'audizione del Consiglio nazionale forense in Commissione Giustizia della Camera dei deputati, nell'ambito dell'esame del disegno di legge delega al Governo (vedi anche Come cambia il processo civile). Come riporta una nota dello stesso consiglio, nel corso del suo intervento, la consigliera nazionale Daniela Giraudo ha chiarito come di aver fatto presente «in più occasione di essere favorevole alla parte della riforma sul diritto di famiglia. Si delinea un sistema migliore, un rito unico, una aumentata efficienza più vicina alle esigenze delle persone, della famiglia e dei minori».
Cnf, i lati positivi della riforma[Torna su]
Le novità positive della riforma, secondo la consigliera del Cnf, vanno individuate in «un sistema migliore, un rito unico, una aumentata efficienza più vicina alle esigenze delle persone, della famiglia e dei minori – ed ancora – in una riforma che valorizza la prossimità indispensabile per concedere alle parti di accedere agevolmente al Tribunale. L'articolazione circondariale prevista si adegua a venire incontro alle esigenze delle persone che si ritrovano ad affrontare procedimenti molto importanti nella loro quotidianità e, peraltro, concede anche ai magistrati di avere elementi di conoscenza locale che possono diversamente sfuggire all'organo distrettuale». a ciò si aggiunga infine «una migliore tempistica, aspetto oggi spesso problematico. La risposta deve essere competente ma anche rapida».
Giudice consulente[Torna su]
Nel contesto del cambiamento, a suscitare perplessità, a parere del Cnf, è la figura del "giudice consulente" che compone il tribunale dei minori, che andrebbe a stridere con il principio del contraddittorio, costituzionalmente garantito. «Nei tribunali ordinari – aggiunge Giraudo - si affrontano da anni questioni simili con più intensità, successivamente all'introduzione nel sistema della legge 219/ 12 che ha unificato lo status dei figli, facendo cadere la distinzione tra figli legittimi e naturali. Occorre gestire la fisiologia della cessazione della convivenza tra i genitori, che non sempre porta a una patologia. Laddove dovesse accadere, il magistrato incarica un consulente che si occupa di portare nel processo gli elementi di una diversa scienza, che, tuttavia, segue un percorso nel contraddittorio tra le parti e non limitandosi alla camera di consiglio in cui la veste di giudice si somma a quella del consulente. Tale assunto, inoltre, porta avanti una perdurante differenziazione tra i figli. Che, pur unificati nello status, non lo sono nelle tutele». |
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