Data: 25/02/2022 06:00:00 - Autore: Annamaria Villafrate

Quattro scaglioni Irpef e più detrazioni

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Gli scaglioni Irpef da quest'anno saranno 4. Questo quanto era emerso già dalla cabina di regia del 3 dicembre scorso sulla Riforma Fiscale e poi  confermato dalla legge di bilancio 2022 e da una recente circolare dell'Agenzia. Parte delle risorse stanziate per dare attuazione alla manovra di bilancio per il 2022 è stato infatti destinato a ridurre soprattutto le imposte dei primi due scaglioni Irpef, in cui rientrano coloro che hanno redditi più bassi.

L'idea del Governo per l'attuazione del taglio delle imposte sui redditi passa infatti attraverso la riduzione a 4 degli scaglioni, l'innalzamento dell'aliquota marginale e tutta una serie di detrazioni in favore soprattutto dei redditi medio bassi. Al momento solo l'assegno unico per le famiglie con figli a carico è stato definito nel dettaglio, con impatti sulle buste paga a partire da quest'anno.

Su Irpef e detrazioni arriva la circolare Agenzia

Sulla riforma dell'Irpef e sulle detrazioni che varranno applicate, in base alla tipologia dei redditi conseguiti (dipendenti, autonomi e pensionati), l'Agenzia delle Entrate, in questi giorni ha emanato la circolare n. 4/E del 18 febbraio 2022 (sotto allegata). Ben 32 pagine di documento in cui sono l'Agenzia chiarisce, con tanti esempi e tabelle, in che misura si possono applicare le detrazioni.

I nuovi scaglioni Irpef

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La riduzione degli scaglioni accoglie le istanze presentate sia dai sindacati che dalle forze politiche. 

Questi i nuovi scaglioni:

  • 1° scaglione, redditi fino a 15.000 euro: aliquota Irpef del 23%;
  • 2° scaglione, redditi da 15.000 a 28.000 euro: aliquota Irpef del 25% rispetto al precedente 27%;
  • 3° scaglione, redditi da 28.000 a 50.000 euro: aliquota Irpef del 35% rispetto al precedente 38%;
  • 4° scaglione, redditi superiori ai 50.000 euro: aliquota Irpef del 43%.

Le risorse destinate ai tagli Irpef

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Per poter realizzare la riforma Irpef e ridurre le imposte però occorrono risorse, che al momento sembrano essere così quantificate e distribuite:

  • al primo scaglione Irpef fino a 15.000 euro sono destinati 1,1 miliardi di euro;
  • al secondo, compreso tra i 15.000 e i 28.000 invece 2,2 miliardi di euro;
  • al terzo, che comprende i redditi compresi tra i 28.000 e i 50.000 invece sono destinati 2,7 miliardi;
  • allo scaglione di redditi più elevato, di cui fanno parte i redditi che superano i 50.000 euro è invece destinato 1 miliardo.

Riforma Irpef: a chi conviene?

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Dalle simulazioni che sono state effettuate per comprendere quanto inciderà la Riforma Irpef sui portafogli degli italiani sono emerse delle importanti informazioni.

I redditi più bassi, ovvero quelli fino a 15.000 euro annui, se la riforma non subirà cambiamenti, non avranno quasi percezione delle novità che si intendono apportare. I redditi che invece superano i 20.000 euro vedranno aumentare di circa 8 euro al mese il proprio reddito, che salgono a 17 se il reddito è di 25.000 euro e di 22 se il reddito è di 28.000 euro.

Entrate che salgono al salire degli importi reddituali. I redditi di 30.000 all'anno vedranno aumentare le proprie entrate di 27 euro al mese, ma il guadagno superiore è quello che avranno i titolari di redditi fino a 50.000 euro all'anno, che mensilmente avranno nel portafoglio 77 euro in più al mese. Cifre che poi iniziano a decrescere mano a mano che il reddito sale.

Il vantaggio quindi, almeno inizialmente più che dai redditi bassi, verrà percepito soprattutto dai redditi medi, molto meno da quelli più bassi, anche se, proprio in virtù dei risultati delle simulazioni effettuate, il Governo potrebbe anche decidere di spalmare diversamente le risorse a disposizione per assegnarne maggiormente ai redditi più bassi.

Saltato il contributo di solidarietà

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Il presidente del Consiglio Mario Draghi si è visto rigettare la parte della riforma finalizzata a recuperare risorse per fronteggiare il caro bollette delle fasce reddituali più basse. L'idea era di far sostenere ai redditi più elevati, in particolare a quelli superiori ai 75.000 annui, il pagamento di un contributo di solidarietà, che sarebbe servito a compensare anche le minori entrate derivanti dalla riforma Irpef.

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