Data: 26/05/2022 11:00:00 - Autore: Gabriella Lax

Aborti, i numeri nella relazione "Mai dati"

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Nel nostro Paese ci sono ben 31 strutture (sono 24 ospedali e 7 consultori) con il 100% di medici ginecologi, anestesisti, infermieri e oss obiettori di coscienza. Come chiarisce l'Associazione Luca Coscioni, si tratta di dati che evidenziano che la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza, a 44 anni dalla sua entrata in vigore, viene di fatto disapplicata in molte aree dell'Italia. I numeri dall'indagine aggiornata "Mai Dati!", condotta su oltre 180 strutture da Chiara Lalli, docente di Storia della Medicina, e Sonia Montegiove, informatica e giornalista, resa nota dall'Associazione Luca Coscioni e presentata qualche giorno fa alla Camera dei Deputati. Sono 31 (24 ospedali e 7 consultori) le strutture sanitarie in Italia con il 100% di obiettori di coscienza per medici ginecologi, anestesisti, infermieri o OSS. Quasi 50 quelli con una percentuale superiore al 90% e oltre 80 quelli con un tasso di obiezione superiore all'80%.

La lettera ai ministri Cartabia e Speranza

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L'associazione Luca Coscioni ha scritto al ministro della Salute Roberto Speranza e alla ministra della Giustizia Marta Cartabia per chiedere la pubblicazione dei dati delle Asl in formato aperto. E, in particolare «Che i dati sull'applicazione della legge 194, così come indicato dalle Linee guida nazionali per la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico e dal Codice di Amministrazione Digitale, siano in formato aperto, di qualità, aggiornati trimestralmente o in tempo reale (tramite la pubblicazione di API che consentono lo scambio di informazioni macchina-macchina, come fatto per altri ambiti da Regione Lombardia con l'E015) e che riguardino le singole strutture». E ancora «Che alle categorie della Tabella 28 (obiettori e non obiettori per categoria professionale) siano aggiunte le voci: non obiettori che eseguono IVG e operatori che eseguono l'IVG dopo il primo trimestre. Che un certo "Indicatore", rappresentativo della reale possibilità di IVG nei territori regionali, faccia parte del sistema di misura dei LEA (cioè del Nuovo Sistema di Garanzia). Com'è noto, gli indicatori attuali sono 88 (suddivisi per area ospedaliera, distrettuale e prevenzione). Ma si segnala che, come disposto dallo stesso Ministero, in questi primi anni gli indicatori che determinano realmente il punteggio non sono tutti ma solo un sottoinsieme (22 Indicatori chiamati "CORE"). Si propone pertanto di inserire un Indicatore specifico dell'interruzione di gravidanza chirurgica e farmacologica nel sistema di misura LEA, che faccia parte del sottoinsieme CORE. Che sia garantito l'accesso alle IVG farmacologiche e che, nell'ambito dell'adeguatezza dei servizi, tutte le regioni offrano, come da disposizioni ministeriali, la reale attuazione della possibilità di eseguire le IVG farmacologiche in regime ambulatoriale.

La legge 194 non applicata

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Secondo Filomena Gallo, avvocato e Segretario Nazionale dell'Associazione Luca Coscioni. «Una cosa è però molto chiara: la legge 194 è ancora mal applicata o addirittura ignorata in molte aree del nostro paese. Con Anna Pompili e Mirella Parachini, ginecologhe, e con l'Associazione Luca Coscioni abbiamo spesso evidenziato le criticità reali dell'applicazione e dell'accesso alla interruzione volontaria della gravidanza. Oggi chiediamo con urgenza al Ministro della Salute Roberto Speranza e al Ministro della Giustizia Marta Cartabia che i dati sull'applicazione della legge 194 siano in formato aperto, di qualità, aggiornati e non aggregati; che si sappia quanti sono i non obiettori che eseguono le IVG e gli operatori che le eseguono dopo il primo trimestre; che tutte le regioni offrano realmente la possibilità di eseguire le IVG farmacologiche in regime ambulatoriale; che venga inserito nei LEA un indicatore rappresentativo della effettiva possibilità di accedere alla IVG in ciascuna regione; e che la relazione ministeriale venga presentata ogni anno nel rispetto dell'articolo 16 della stessa 194».

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