Data: 05/06/2022 23:00:00 - Autore: Annamaria Villafrate

Geografia giudiziaria: all'esame la proposta di legge

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Iniziato l'esame in Commissione Giustizia della Camera della proposta di legge n. 2839 (sotto allegata) presentata il 22 dicembre del 2020 da diversi deputati tra cui Scutell� e Bossio.

La proposta delega il Governo a riorganizzare la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari.

Sulla questione, lo ricordiamo, si era gi� intervenuti nel 2012 quando il Governo aveva ridotto il numero degli uffici giudiziari pi� piccoli per favorire l'accentramento della giustizia nelle sedi di maggiori dimensioni.

Con questa proposta ci si pone l'obiettivo di aumentare i criteri di selezione riferiti alle sedi giudiziarie e rivedere quelli gi� esistenti per realizzare un nuovo assetto degli uffici, nel rispetto anche delle necessit� e delle caratteristiche dei vari territori.

Uno dei criteri pi� importanti che si vuole rispettare � quello della "misurazione chilometrica della distanza" tra ufficio accorpante e ufficio accorpato, senza trascurare la percorribilit� del tragitto, ossia i servizi disponibili per il collegamento pubblico.

La riorganizzazione deve partire dai comuni che ospitano istituti penitenziari di massima sicurezza per rendere pi� agevoli le traduzioni dei detenuti. Occorre inoltre tenere conto del numero di abitanti del Comune perch� � opportuno che gli enti di maggiori dimensioni contengano al loro interno un ufficio giudiziario.

Si aspira a una giustizia misura d'uomo, caratterizzata dalla vicinanza ai cittadini dei presidi di giustizia e pi� rispettosa delle singole peculiarit� territoriali.

Criteri e principi della delega per la riorganizzazione

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Passando all'analisi della proposta di legge, essa si compone di un solo articolo, contenente l'elenco dei criteri e dei principi a cui il Governo dovr� attenersi nel dare attuazione alla delega per la riorganizzazione geografica degli uffici giudiziari:

  • specificit� territoriale del bacino di utenza e caratteristiche geomorfologiche del territorio;

  • estensione, distanza e tempo di percorrenza tra il tribunale accorpato e quello accorpante, considerando la carenza di collegamenti stradali e ferroviari, la situazione infrastrutturale e la vetust� della rete viaria;

  • via preferenziale ai comuni ad alta densit� abitativa per ospitare gli uffici giudiziari;

  • presenza di istituti penitenziari di alta sicurezza e numero di detenuti ospitati;

  • riattivazione delle sezioni nei contesti provinciali pi� estesi in cui � maggiore l'emergenza criminale.

Procedura di adozione dei decreti attuativi

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La proposta di legge, proprio in considerazione dell'aspetto territoriale della distribuzione degli uffici giudiziari prevede che i decreti attuativi della delega debbano essere assunti su proposta del Ministro della Giustizia, previa intesa in Conferenza unificata e previo parere del Consiglio di Stato, che deve essere reso entro 45 giorni dalla trasmissione degli schemi. Decorso questo termine il Governo pu� procedere comunque. Gli schemi vengono quindi trasmessi a Camera e Senato per l'acquisizione dei pareri delle Commissioni competenti, da rendere entro 30 giorni dalla trasmissione. Decorso questo termine senza parere i decreti possono comunque essere adottati.

Critiche dall'avvocatura alla proposta di legge

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Sulla proposta di legge non sono mancate ovviamente le critiche dell'avvocatura, che deve fare i conti continuamente con cambiamenti, spesso negativi, del sistema giustizia.

Contrario alla riduzione delle sedi giudiziarie l'Organismo congressuale forense, che ricorda l'esperienza passata e invita a non ripetere lo stesso errore.

Reagiscono negativamente anche i giovani avvocati.

Con un comunicato del 31 maggio (sotto allegato), l'Aiga esprime il suo pensiero sull'ennesima riforma territoriale degli uffici giudiziari esprimendo "forte preoccupazione" per la volont� di ridurre le sedi giudiziarie, conseguenza anche del maggiore utilizzo del processo telematici. Una modalit� che ha avuto un senso nel corso della pandemia, ma che non pu� diventare la regola solo per risparmiare risorse e senza preoccuparsi del fatto che in questo modo si violano le regole sul giusto processo.


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