Data: 02/11/2022 14:00:00 - Autore: Annamaria Villafrate

Violenza sessuale ai danni della compagna

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Confermata in sede di appello la condanna per violenza sessuale continuata e aggravata dall'uso di un'arma nei confronti della compagna convivente.

L'imputato nella sua difesa in sede di legittimità fa presente soprattutto che in sentenza non si fa riferimento alla compressione della volontà della compagna, per cui tali metodi sarebbero da escludere o quanto meno da ritenere non provati, essendo stata attribuita una costrizione della persona offesa con altri mezzi.

Le armi bianche rafforzano le minacce e il vilipendio

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La Cassazione (sentenza 40607/2022 sotto allegata) nel respingere il ricorso punta l'accento sulla attendibilità della persona offesa e sul fatto che le dichiarazioni di quest'ultima sono state anche confermate dalla figlia. Dalle stesse è emerso che l'uomo era in possesso di "armi bianche", elemento che rafforza le minacce e il vilipendio verbale dell'uomo indirizzato alla vittima, alludendo a come si sarebbero dovuti congiungere carnalmente.

La congiunzione more bestiarum aggrava i fatti

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Dalla sentenza di merito è emerso infatti che l'imputato "dava sfogo alla sua libido violenta all'interno dello spazio chiuso e riservato della camera da letto da lui condivisa con la parte offesa e che questa, atterrita dalle minacce subite, faceva sì che per i comportamenti del convivente non vi fosse strepito al di fuori delle mura della stanza in questione."

Non rileva che non sia stata raggiunta la prova sulle riprese video dei rapporti, così come non rileva che non siano stati accertati nel dettaglio i mezzi di costrizione utilizzati dall'imputato o che i due avessero "anche" rapporti consenzienti.

Tale ultimo dato semmai è significativo della diversa modalità della donna rispetto all'uomo di intendere il rapporto, ossia un'ordinaria relazione interpersonale per lei, un rapporto fondato sulla prevaricazione maschile e sulla violenza per lui.

Degradante e gravemente lesivo per la dignità della donna e ulteriore indice della gravità dei fatti infine, che l'imputato considerasse la sua compagna come una bestia a cui congiungersi quindi "more bestiarum", sintomo indicativo di una concezione dei rapporti umani basata sull'idea di ferino dominio dell'uno sull'altra.


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