Data: 26/12/2022 11:00:00 - Autore: Margherita Marzario

"È interessante notare che l'articolo 42 [Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia] recita: «Gli Stati [che ne fanno parte] si impegnano a far largamente conoscere i princìpi e le disposizioni della presente Convenzione, con mezzi attivi e adeguati sia agli adulti che ai fanciulli». Occorre, dunque, che la conoscano gli adulti, perché non si dimentichino di rispettarla e di assolvere agli obblighi che impone e ai diritti che promette; ma pure che la conoscano i bambini, perché possano rivendicarne l'osservanza, e protestare ogniqualvolta gli adulti se ne dimentichino" (lo storico gesuita Giancarlo Pani in "I diritti dell'infanzia", 2019). I primi a ignorare la Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia sono i genitori, a cominciare dal diritto all'ascolto dei bambini (art. 12) che è cosa diversa dal sentire ciò che dicono i figli e, se mai, accontentarli in tutto pur di non sentirli.

L'ascolto dei bambini, per quanto sia un diritto, non sempre è tutelato, anzi bisognerebbe dire che non sempre è compreso perché si ritiene sia un procedimento o sia qualcosa da procedimentalizzare con consulenti o altro (art. 336 bis cod. civ. "Ascolto del minore", espressione opinabile), quando invece è qualcosa innanzitutto di interiore da cogliere nello sguardo, nei gesti, negli atteggiamenti, nelle vibrazioni corporee. È difficile intenderlo perché prevale una mentalità adultocentrica. Qualche adulto dovrebbe chiedersi cosa accadrebbe se al posto di quel bambino da ascoltare ci fosse lui (o ricordarsi quando era bambino) e non è questione di empatia, tanto decantata quanto inflazionata, ma semplicemente di buonsenso. Il pedagogista Daniele Novara rileva: "Nei figli rivediamo il bene e il male della nostra infanzia. Sono questi i cosiddetti «tasti dolenti», dal cui peso, però, dovremmo riuscire come genitori a liberarci. Perché la responsabilità di far crescere i figli implica sempre anche quella di far crescere se stessi come persone".

L'ascolto dei bambini può essere paragonato all'auscultazione, per cui occorrono almeno silenzio e orecchio esperto. In difesa dei bambini, a seconda dei casi, bisogna farsi da parte o prendere parte ma senza fare "la parte" (in tribunale o altra sede). "Ogni decisione familiare, amministrativa o giudiziaria che si riferisca al fanciullo dovrà essere ispirata in modo prioritario alla difesa e salvaguardia dei suoi interessi; a questo fine, e sempreché ciò non implichi alcun rischio o pregiudizio per il fanciullo, questi deve essere ascoltato fin da quando la sua maturità e la sua età lo consentano; allo scopo di favorire la decisione da parte delle persone competenti, il fanciullo deve essere ascoltato specialmente in tutti quei procedimenti e decisioni che implichino la modifica dell'esercizio della patria potestà, la determinazione della tutela e dell'affidamento, la designazione del suo tutore legale, il suo affidamento in adozione o l'eventuale collocamento in un'istituzione familiare, educativa o di reinserimento sociale; a questo proposito il rappresentante dello Stato o il suo equivalente dovrà essere parte in causa in tutte le procedure con il compito principale di tutelare i diritti e gli interessi del fanciullo" (punto 8.14 Carta europea dei diritti del fanciullo del 1992).

"L'ascolto empatico può aiutare le parti avverse a trasformare i propri ricordi" (cit.). L'ascolto empatico fa da filtro e setaccia i ricordi liberandoli dall'enfatizzazione o evanescenza e fissandoli come fotografie. È quanto si fa nelle relazioni di aiuto e nella mediazione familiare, nelle quali ci si può anche avvalere dell'uso stesso delle fotografie. Si mette in atto quanto si legge nella Carta di Ottawa per la promozione della salute (1986), nel paragrafo "Creare ambienti favorevoli": "Il principio guida globale […] è la necessità di incoraggiare il sostegno e la tutela reciproci: prendersi cura gli uni degli altri, delle nostre comunità e del nostro ambiente naturale. […] La promozione della salute genera condizioni di vita e di lavoro che sono sicure, stimolanti, soddisfacenti e piacevoli". Quelle condizioni cui si mira nei cosiddetti gruppi di ascolto e specificatamente nei gruppi di parola, gruppi di sostegno per bambini e adolescenti che vivono situazioni di separazione/divorzio dei propri genitori. Ascolto essenziale perché favorisce un'atmosfera salutare e il ben-essere, in particolare quello del bambino.

L'ascolto di un bambino si realizza altresì con l'osservazione del gioco simbolico, tipico dell'infanzia, attraverso cui l'adulto "conosce" quel bambino e impara (o torna a imparare, come richiede la vita) che ogni giorno è un gioco simbolico in cui cimentarsi, adoperarsi, reinventarsi e dare nuovi significati: altro che realtà virtuale, applicazioni del cellulare o altre adulterazioni prodotte da adulti che hanno perso senso e gusto di giocare e provare vere emozioni. "I bambini hanno diritto di esprimersi, di essere ascoltati, di essere protagonisti nella determinazione dei propri percorsi di apprendimento. Un diritto che esige attenzione per la voce dei bambini, nei modi sottili in cui essa si manifesta attraverso il corpo, i gesti, lo sguardo, il silenzio e la comunicazione non verbale, il gioco, e che richiede che tale voce venga tenuta presente nel dialogo attraverso cui si definiscono contesti ed esperienze di apprendimento" (dagli Orientamenti nazionali per i servizi educativi per l'infanzia, adottati con decreto ministeriale 24 febbraio 2022 n. 43).

"La ricerca sul campo ha dimostrato che ascoltare chi legge produce benefici interni ed esterni rispetto al percorso educativo e scolastico: l'ascolto favorisce lo sviluppo delle funzioni cognitive fondamentali, facilita lo sviluppo delle capacità di riconoscere le proprie ed altrui emozioni, facilita lo sviluppo di abilità relazionali, incrementa notevolmente il numero di parole conosciute, aiuta nella costruzione della propria identità, favorisce lo sviluppo del pensiero critico, favorisce l'autonomia di pensiero. Tutto questo di fatto stimola un rendimento scolastico positivo, nonché lo sviluppo delle competenze per la vita" (cit.). Leggere e ascoltare: da fare non solo a scuola ma anche e dapprima in famiglia, culla e scuola di vita e delle competenze per la vita. Come si prevede nelle Linee guida sull'infanzia e l'adolescenza (a cura dell'AICS, 2021): "Promuovere la lettura fra i minori con opportune strategie che partano dall'ascolto: ad esempio attivando momenti di lettura collettiva in cui gli adulti leggono (ad alta voce) ai bambini testi di narrativa per l'infanzia, valorizzando le tradizioni locali e ove possibile trascrivendo le storie della narrazione orale".

La rilevanza dell'ascolto, già valorizzata nelle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo d'istruzione del 2012, è stata puntualizzata nelle Linee pedagogiche per il sistema integrato zerosei (adottate con il decreto ministeriale 22 novembre 2021 n. 334). Nelle Linee pedagogiche sono richiamati in generale tutti i diritti dei bambini e si parla di ascolto proattivo o attivo ed empatico, di dialogo aperto e improntato all'ascolto e all'accoglienza, di adulto in ascolto, indicazioni di cui dovrebbero tener conto prioritariamente le famiglie e non solo i soggetti educativi professionali.

Il teologo Ermes Ronchi precisa: "Si ode con gli orecchi, si ascolta con il cuore. Udire è un fatto sensoriale, ascoltare è un fatto spirituale. Un'arte, frutto di umiltà e passione; l'arte propria dei bambini e degli innamorati. I bambini ascoltano con tutto. L'innamorato è attento come chi non vuole perdere una sola sillaba, perché ogni parola dell'amato potrebbe contenere un miracolo o una poesia, una dichiarazione d'amore bella come nessun'altra prima, nessun'altra dopo". La famiglia è scuola d'arte, in primis l'arte dell'ascolto che è quella che si sperimenta sin dal grembo materno.

"Convinti che la famiglia, quale nucleo fondamentale della società e quale ambiente naturale per la crescita ed il benessere di tutti i suoi membri ed in particolare dei fanciulli, debba ricevere l'assistenza e la protezione necessarie per poter assumere pienamente le sue responsabilità all'interno della comunità" (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia). La genitorialità è soprattutto responsabilità, rispondere ai figli e dei figli, perché incide nella vita dei figli e degli altri con ogni azione o decisione. Il filosofo Massimo Cacciari spiega: "Responsabilità significa capacità di rispondere, dopo aver ascoltato, certo. Ascoltare non basta mai, occorre rispondere, e in modo efficace. Questa è etica, etica politica. Oggi domina la retorica, quando va bene, sulla semplice dimensione dell'ascolto".

Nella Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori (ottobre 2018) si parla diffusamente dell'ascolto. Al punto n. 4, rubricato "I figli hanno il diritto di essere ascoltati e di esprimere i loro sentimenti", si legge: "I figli hanno il diritto di essere ascoltati prima di tutto dai genitori, insieme, in fa­miglia. I figli hanno il diritto di poter parlare sentendosi accolti e rispettati, senza essere giudicati. I figli hanno il diritto di essere arrabbiati, tristi, di stare male, di avere paura e di avere incertezze, senza sentirsi dire che "va tutto bene". Anche nelle separazioni più serene i figli possono provare questi sentimenti e hanno il diritto di esprimerli".

La scrittrice Mariapia Veladiano afferma: "Non c'è niente di meno nostro di un bambino, anche se lo diciamo mio, mio figlio, il mio piccolo, il mio orgoglio. Certo, possiamo desiderarlo e far sì che possa nascere. Ma il desiderio non è potere e a volte i bambini arrivano altre volte non arrivano. E poi capita che arrivino senza che noi, come dire, esplicitamente li abbiamo desiderati. Con tutto quel che sappiamo e programmiamo, a volte arrivano ancora di sorpresa. E comunque arrivi, un bambino è un bambino. È lui, diverso dal nostro sogno, e se cerchiamo di modellarlo a immagine del nostro desiderio, allora gli facciamo violenza pura e semplice, dal principe padre della Monaca di Monza dei Promessi Sposi fino ai genitori «guardi, professoressa, un liceo lo deve fare», «sì, è vero che disegna così bene che ci si commuove, ma l'artistico è per chi non ha i piedi per terra»". Genitori nei confronti dei figli: amare non significa adorare; osservare i loro silenzi non significa origliare dietro le porte o le loro telefonate; consigliare non significa contrastare le loro scelte; controllare le loro frequentazioni non significa condizionare le loro relazioni interpersonali; ascoltare non significa assillare con domande (cui nemmeno gli adulti, talvolta, sanno dare risposte); aspettare non significa asfissiare con la propria ansia; aiutare non significa assecondare tutto; indicare non significa indirizzare la loro vita; confortare non significa confrontare con gli altri (figli o terzi), nel bene e nel male; educare non significa edulcorare la vita che non è fatta di zucchero raffinato ma di miele grezzo.

Nelle Linee guida sull'infanzia e l'adolescenza del 2021 si richiama più volte l'ascolto precisando di dar voce ai bambini e ragazzi, tra l'altro si prevede: "Promuovere attività per incoraggiare i minori a esplorare, sviluppare ed esprimere le proprie opinioni, nell'ascolto e nel rispetto delle opinioni altrui e fornire gli strumenti (attraverso conoscenze, abilità e valori) per partecipare in modo attivo alla vita della propria comunità".

I giovani hanno esigenza di ascolto autentico (esigenza avvertita ancor di più durante e dopo la pandemia da covid-19), cioè di essere letti dentro e che si convertano in termini positivi e futuribili i loro dubbi e tutto ciò che li attanaglia. I bambini e i ragazzi hanno bisogno di essenza e presenza e l'ascolto è l'ossigeno del cuore e della mente in un mondo di rumori in cui si è continuamente connessi e distratti con gli auricolari nelle orecchie.

Ermes Ronchi chiosa: "L'ascolto è il primo servizio da rendere alla persona, la prima dichiarazione: mi interessi, apro una porta, un canale, un contatto di benevolenza, di accoglienza; non sei solo, abbandonato al tuo naufragio".


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