Diritto di accesso: per la cartella clinica smarrita occorre la certificazione

Nel momento in cui un cittadino chiede all'Asl la propria cartella clinica e questa non rilascia la documentazione perché smarrita, la stessa è tenuta a certificare che gli stessi non sono presenti in archivio, indicando le ricerche effettuate e le ragioni per le quali documenti non sono stati reperiti.

Questo quanto afferma il Tar Campania nella sentenza n. 899/2023 (sotto allegata) al termine della vicenda che segue.

Un ex paziente si rivolge all'Asl presso cui è stato ricoverato dopo un sinistro e chiede l'accesso alla sua cartella clinica per provare i danni subiti alla Compagnia Assicurativa che deve provvedere alla liquidazione degli stessi. L'amministrazione resta inerte, ragione per la quale il cittadino si rivolge al Tar.

Il Tribunale amministrativo regionale accoglie il ricorso nei limiti indicati nella motivazione, ricordando in primis che a fine novembre 2022 l'Asl ha informato di aver denunciato alle autorità lo smarrimento della cartella clinica.

Tale comunicazione però non è sufficiente per considerare adempiuti gli obblighi che conseguono a una richiesta di accesso ai documenti della PA.

Il diritto di accesso può infatti essere esercitato fino al momento in cui la PA ha l'obbligo di detenere i documenti amministrativi ai quali il cittadino chiede di accedere.

Nel caso in cui i documenti richiesti e che la PA dovrebbe conservare negli archivi, non risultano esistenti, la stessa è tenuta a certificarlo.

Solo con la certificazione dell'inesistenza dei documenti si consente al cittadino "di determinarsi in base a un quadro giuridico e provvedimentale completo ed esaustivo".

La PA a cui viene fatta richiesta di accesso deve indicare inoltre le ragioni concrete della impossibilità di esibire i documenti richiesti. Non basta affermare che sono inesistenti, è necessario descrivere quali ricerche sono state effettuate e indicare le ragioni per le quali i documenti non sono stati reperiti.