I 75 anni della Costituzione
Il 25 Aprile e i Giovani
Intervento di Enrico Cuccodoro
Docente di diritto costituzionale, Università del Salento
Coordinatore nazionale dell'Osservatorio Istituzionale per la libertà e la giustizia sociale "Sandro e Carla Pertini"
La Costituzione Italiana ha Settantacinque anni!
Lo spazio in cui si riflette l'ordinamento di un'epoca. E, pur tuttavia, per non trascinarsi in celebrazioni e apprezzamenti fini a sé stessi è necessario volgere oculata attenzione a questa "cassetta degli attrezzi della democrazia e della politica", secondo l'efficace figurazione resa di recente dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Con l'intenzione concreta e realista di concepirne la caratteristica di pagina bianca, per accogliere tutte le aspettative aderenti al tempo che viviamo. Si è detto, essa "non è che un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Per animarla serve un popolo, serve una passione" (P. Calamandrei).
In Italia, la Legge delle leggi fu frutto, per il "miracolo costituente", di una mirabile sintesi raggiunta tra le principali correnti ideali cristiano-sociali, laico-socialiste e liberali, testimoni della successione dal vecchio regime alla nuova forma repubblicana. Tuttavia, davvero, un radicale riscatto dal passato, poiché nelle parole di Aldo Moro Costituente del 13 marzo 1947, la Costituzione non poteva essere mai afascista: "cioè non possiamo prescindere da quello che è stato nel nostro Paese un movimento storico di importanza grandissima, il quale nella sua negatività ha travolto per anni le coscienze e le istituzioni".
Come fu annotato decenni fa, anche adesso avvertiamo, tutti, come l'oggi è difficile e sospeso, dilaniato da "cataclismi fisici e metafisici" (G. Capograssi), che spronano in favore del patrimonio comune della coesione. Di generazione in generazione, si guarda alla nostra Costituzione: bandiera di libertà, missione di impegno civile e morale, baluardo di democrazia per l'Italia e per l'identità che ci distingue in Europa e nel mondo.
Repubblica e Costituzione, perciò, significa dovere sempre trattare della complessità che la forza di popolo è in grado di imputare nello statuto dei governanti per i governati alla "cittadella delle istituzioni", come insieme di risorse del c.d. "patriottismo costituzionale", nel comune proposito del "patto che ci lega" (E. Cheli).
Siamo, cioè, davanti a quel connotato che, in realtà, dialetticamente distingue e riconosce il Paese reale dal Paese legale, considerato con coraggiosa passione il fattore cruciale nel ragionamento dell'idea politica e civile, costantemente vigile nel pensiero di Sandro Pertini, dall'azione diretta nella lotta partigiana, ai durissimi oltre 14 anni di prigionia e confino, alla Liberazione nazionale del 25 Aprile 1945. Oratore sul palco a Milano, in Piazza Duomo, insieme a carismatiche figure combattenti nella lotta al nazifascismo. Una Giornata di indelebili, contrastanti momenti: di immensa gioia interiore, per lui che finalmente festeggiava l'Italia "libera" - come spesso ripeteva - ma, con intimo, profondissimo dolore, poiché suo fratello Eugenio, nella evacuazione dal lager di Flossenbürg dove deportato, era stato ucciso.
Pertini è settimo Presidente della Repubblica con 832 voti su 995 Grandi Elettori, dall'8-9 luglio 1978 al 29 giugno 1985 al Quirinale casa degli Italiani, Capo dello Stato amatissimo, riconosciuta figura-simbolo del XX secolo.
Sempre, la vita di Sandro con Carla Voltolina Pertini fu orientata ai valori essenziali della libertà e democrazia, giustizia sociale e legalità in onestà e fondamentale pulizia morale. Un vigoroso modello al quale guardare oggi, soprattutto per le nuove generazioni, di fronte alle tante distorsioni e tensioni di questa società contemporanea.
L'educazione alla cittadinanza consapevole e responsabile, l'impegno nella politica, nelle istituzioni, nella sfera sociale costituiscono pilastri ai quali ancorare i comportamenti decisivi dell'esistenza quotidiana. Tali, le coordinate, presenti nelle numerose "storie eroiche" di Sandro e di Carla, ormai, accomunate insieme nel fornirci un modo di agire costruttivo e coerente, capace di suscitare rispetto e passione; nello slancio di coraggio, entusiasmo ed emozione per affrontare le competizioni incessanti del momento e del tempo difficile, nel mondo, per l'Italia, in modo tutto particolare.
Dunque, ecco affiorare dubbi e disagi, l'insicurezza, l'incognita per una salda coscienza civile e morale in ognuno di noi, anche per la nostra stessa anima collettiva nel considerarci pienamente comunità nazionale: Popolo e Paese insieme. Così, senza enfasi alcuna, tuttavia, la Costituzione della Repubblica è segno della nostra sostanziata identità plurale, a presidio della libertà, dei diritti, della giustizia, contro ogni barbarie, prevaricazione e tirannia. Di sicuro, si possiede fra le nostre mani, non un "libro dei sogni"; ma pur nel bisogno di pienamente completarsi e attuarsi per lettera e spirito della sua energia programmatica quale forza che si amplifica e via via si espande, la Costituzione vive la storia della Nazione se le regole e i valori condivisi sono accolti dai cittadini e presenti nella esigenza di coesione della comunità, segno dei tempi della società più giusta e onesta del nostro Paese, anche più felice (L. Segre). Soprattutto, una "saggia Costituzione", che proprio va affermato con la fierezza delle parole di Sandro Pertini Costituente: "non ci è stata donata su un piatto d'argento da qualcuno…, non è caduta dal cielo, non è il frutto di una elaborazione di un gruppo di esperti dietro una scrivania. Essa è stata una conquista di tutto il popolo italiano, della sua storia, delle sue forze politiche; è scaturita direttamente dagli ideali e dalla cultura della Resistenza, dalla fede e dalle convinzioni di migliaia di morti antifascisti".
Ebbene, tutto ciò, impone ancora di far riecheggiare la "voce" monitoria ed esemplare, che ci è abituale. Ciò, soprattutto, per stimolare la gioventù, le nostre ragazze, i nostri ragazzi, nel saper guardare lontano, consapevoli e forti in ragione dell'incitamento ricevuto: un affettuoso incoraggiamento alla partecipazione democratica, sempre con umana comprensione di loro ragioni, proprie di questa età, pur nel dover riconoscere "il vuoto che c'è e che deve essere colmato", come nel genuino comunicare di Aldo Moro e di Sandro Pertini. Ma, oggi, questi giovani sono anche i nuovi, migliori "alfieri" della Repubblica!
Insomma, una eredità generazionale da trasmettere per tanti di noi adolescenti che incontrarono l'umanità, l'entusiasmo e spontaneità di valorose esperienze che, ancora, dobbiamo essere in grado di chiamare a testimonianza efficace per i nuovi cittadini; a tutti loro che non hanno potuto conoscere di persona, se non attraverso immagini spesso rilanciate dai social media, la grandezza e il carisma che fu tipico di Sandro e Carla Pertini, nella loro eccezionale normalità e risoluta impertinenza!
Gagliardo, improvviso e impetuoso, il timbro schietto: "io vado attingendo tanto ma proprio tanto amore. Quanti giovani si vanno stingendo intorno a me. Quanta gente io vado incontrando e mi stringe la mano; mi dimostra la sua stima e il suo affetto. É gente nostra, io lo sento, sono Italiani che chiedono soltanto questo: di vivere tranquillamente, avendo un lavoro sicuro e, finalmente, la pace in questo nostro tormentato Paese. Non, chiedono il paradiso in terra! Chiedono che non ci sia più l'inferno nella nostra terra! Una terra di lavoratori che hanno faticato e ancora oggi faticano molto… É l'impegno che dobbiamo assumere noi, uomini politici che mi ascoltate, di risolvere questo atto di giustizia, far sì che la nostra gente, qui, possa trovare lavoro, tranquillità e pace, concretamente! Io non voglio che le giovani generazioni debbano conoscere l'amara esperienza, che abbiamo conosciuto noi".
E, soprattutto.
"Non si può insegnare ad essere uomini di fede, come non si può insegnare ad amare… O credi o non credi, o ami o non ami… Sii sempre, e in ogni circostanza e di fronte a tutti, un uomo libero e pur di esserlo sii pronto a pagare qualsiasi prezzo".
Asciutte espressioni cariche di sentimento, che colpirono il cuore di moltissimi. Una invocazione alta, dignitosa e spontanea, ancora tanto viva e bella: una intensa, preziosa lezione civile e morale, da strepitoso educatore.
Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella per il 120° della nascita del caro predecessore, Presidente Pertini, ha sottolineato come Egli avesse sempre in mente i giovani. "Erano oggetto della sua cura costante; si è servito del suo ruolo, anche per svolgere una funzione educativa, maieutica. É sempre stata parte della sua idea nobile della politica. Le istituzioni servono anche a questo: a trasmettere nel tempo i valori, le testimonianze, le conquiste delle generazioni che ci hanno lasciato il mondo in eredità. Anche per questo ci sentiamo oggi di dire, ancora una volta, grazie al Presidente Pertini".
Nel manoscritto che il Presidente della Repubblica ha avuto cortesia di inviarmi, autorevolmente è detto: "Sandro Pertini - con sua moglie - è rimasto nel ricordo e nell'affetto degli Italiani e deve costituire anche in futuro un punto di riferimento per suscitare, con il suo esempio, virtù civili e morali tra i nostri concittadini e soprattutto fra i giovani".
Intorno alla sua persona si riscontra un continuo perpetuarsi di eventi, dibattiti, inaugurazioni, rappresentazioni sceniche, romanzi, racconti e rassegne filmate, anche attraverso disegni e vivaci raccolte a fumetto (come il suggestivo volumetto "Pertini fra le nuvole", che riprende ancora la più celebre, geniale "storia" per immagini e parole di Andrea Pazienza, originale e irriverente vignettista dell'unico e speciale rapporto di "Paz e Pert"), ove si annota nell'appassionato tratto grafico che "…anche da lassù il Presidente Pertini, coadiuvato dal talentuoso Andrea Pazienza, vuole muoversi alla salvezza dell'Italia".
Al termine della avventura umana, Pertini consegnò nelle mani dei familiari un biglietto autografo sigillato, con l'avvertenza che esso fosse aperto, solo, dopo la morte. Poco tempo dopo, quel giorno del 24 febbraio 1990, infatti, la signora Carla aprì quella carta e lesse i confidenziali pensieri, tracciati con l'abituale inchiostro azzurro, nella rotonda grafia del "suo" Sandro: il più appassionato pensiero con l'ultima intenzione struggente; pagina custodita, ora, nella Tomba di famiglia nel piccolo cimitero fra le colline savonesi, a Stella San Giovanni.
"Carla e Sandro, che si sono tanto amati e insieme hanno lottato per la libertà e la giustizia sociale".
"Ai vecchi perché ricordino, ai giovani perché sappiano quanto costi riconquistare la libertà perduta".
"La Repubblica non deve sostanziarsi soltanto di libertà e giustizia, ma anche e soprattutto di onestà e umanità".
"Giovani, se non volete che la vostra vita scorra monotona, grigia e vuota, fate in modo che essa sia illuminata dalla luce di una nobile idea".
Un monito costante per i cittadini italiani che nei loro cuori ricordano con immutato affetto due figure care e che, di sicuro, le nuove generazioni debbono poter apprezzare e stimare in tutta l'imponente, stimata caratura, come davvero lo è stato, allora, per tanti di noi.
Viva la Costituzione! Viva il 25 Aprile, Festa della Liberazione dalla dittatura fascista!
Viva Aldo Moro con Sandro e Carla Pertini! Viva la Legalità Repubblicana! Evviva i nostri Giovani, le ragazze i ragazzi!
Autore: Prof. Enrico Cuccodoro