Data: 24/05/2023 06:00:00 - Autore: Redazione

I doveri deontologici dell'avvocato-arbitro

"Il codice deontologico forense (art. 61 cdf, gi� art. 55 codice previgente nonch� art. 9 cdf, gi� art. 5 codice previgente) impone l'indipendenza e l'imparzialit� dell'arbitro, senza distinzione tra arbitro rituale e irrituale, n� di ruolo tra presidente e arbitro di parte, cosicch� l'arbitro non soltanto deve essere indipendente e imparziale ma anche apparire tale, in un ruolo di sostanziale e formale terziet� nel giudicare la controversia con il necessario distacco dalle parti e dai loro difensori". Cos� il Consiglio Nazionale Forense, nella sentenza n. 259/2022, pubblicata il 15 maggio 2023 sul sito del Codice deontologico, esprimendosi sul ricorso di un avvocato sospeso per 6 mesi dall'esercizio della professione a seguito di procedimento disciplinare.

"Anche a prescindere dall'eventuale consenso delle parti che ne fossero edotte, costituiscono circostanze intrinsecamente incompatibili con i predetti doveri la condivisione dei locali dello stesso studio con il difensore delle parti, la nomina proveniente dalle parti con l'assistenza dello stesso difensore, il rapporto di coniugio o convivenza more uxorio tra difensore e arbitro. Infine, quanto all'individuazione del dies a quo prescrizionale, tale illecito deve ritenersi di tipo continuato fino alla pronuncia del lodo" ha affermato ancora il CNF.

Doveri e divieti deontologici si applicano anche all'arbitrato irrituale

Infine, conclude il Consiglio rigettando il ricorso e confermando la decisione impugnata, "l'art. 61 cdf enuncia un principio che impone l'indipendenza e l'imparzialit� dell'arbitro, senza distinzione n� tra arbitro rituale e irrituale, n� tra il ruolo di presidente o di arbitro di parte, cosicch� l'arbitro non soltanto deve essere indipendente e imparziale, ma deve anche apparire tale, perch� possa svolgere la sua funzione in un ruolo di terziet�, con il necessario distacco dalle parti e dai loro difensori".

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