Data: 28/07/2023 06:00:00 - Autore: Floriana Baldino

La storia di Francesco

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Francesco, nome di fantasia, � un ragazzo poco pi� che trentenne che, gi� al compimento dei 20 anni, a sua insaputa, stava accumulando diversi debiti a causa una attivit� a lui intestata ma, di fatto, gestita dal padre.

Potrebbe sembrare un caso surreale, o forse l'unico caso accaduto in Italia ad un ragazzo appena maggiorenne, tuttavia questa vicenda, che oggi narriamo, � pi� comune di quanto possiamo immaginare.

Altri casi, molto simili a quello trattato dalla scrivente avvocato, sono stati raccontati anche dalle Iene, ma questa storia ha un lieto fine.

Oggi il ragazzo pu� dirsi libero dai debiti generati dal padre, seppur dovr� pagare, in favore di tutti i suoi creditori, per i prossimi tre anni, una somma di circa euro 200,00 al mese, per 36 rate; una somma irrisoria se si considera che i debiti erano di oltre 200.000 euro.

Debiti generati dal padre

La storia di Francesco � la storia di una famiglia che si separa, come tante, la storia di un padre che non paga il mantenimento n� alla moglie n� al figlio.

A distanza di anni per� il padre convince il piccolo Francesco, una volta compiuta la maggiore et�, a trasferirsi da lui, facendogli credere che con lui sarebbe stato meglio, considerando che lui aveva un lavoro mentre la madre era disoccupata.

Una situazione precaria quella che viveva Francesco con la madre, una situazione di ordinaria povert�, che aveva indotto il ragazzo, ad accettare l'invito del padre e ad andare a vivere con lui.

Ma il progetto del padre era un altro: egli aveva in mente di avviare un'attivit� di impresa, nello specifico di aprire un albergo, intestando l'attivit� al figlio.

E cos� fece! Chiese tutti i finanziamenti che lo Stato concedeva ai giovani, sottoscrisse contratti con numerosi fornitori, emise assegni scoperti, intestati al figlio che, sulle carte, risultava essere titolare della sua impresa.

In poco meno di due anni, il padre aveva accumulato debiti, in capo al figlio, per oltre 200.000 euro, con lo Stato, i fornitori e le banche ma, fortunatamente, la famiglia della madre si accorse della frode e fece chiudere l'attivit� intestata al figlio.

Questo accadeva nel 2014, anno in cui la partita IVA intestata al ragazzo veniva chiusa, tuttavia i debiti, in capo al ragazzo, permanevano oltre la chiusura ed aumentavano di anno in anno per via degli interessi.

Apertura liquidazione controllata

Fortunatamente Francesco veniva a conoscenza nel 2022 dell'esistenza della legge salva suicidi, e contattava la scrivente per verificare la fattibilit� della procedura di sovraindebitamento.

Esaminati i documenti e le prove offerte dal ragazzo per dimostrare che lui era effettivamente estraneo a tutta l'attivit� imprenditoriale gestita dal padre, si decideva di aprire una procedura di liquidazione controllata.

Tuttavia, va precisato che la fattibilit� della procedura non era determinata dalla estraneit� ai debiti in capo al ragazzo, bens� dallo stato di squilibrio economico tra le obbligazioni assunte ed il patrimonio prontamente liquidabile per farvi fronte. Certo l'estraneit� del ragazzo, a tutte le vicende occorse, sottolinea ancor di pi� la sua meritevolezza al fine di ottenere, la cancellazione dei debiti accumulati, ma se anche fosse stato lo stesso ad accumularli in luogo del padre, ci� non avrebbe precluso l'avvio della procedura.

La brutta storia ha, dunque, un lieto fine vista la sentenza (in allegato) di apertura della liquidazione controllata del tribunale di Pescara.


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