Data: 10/09/2023 23:00:00 - Autore: Luisa Claudia Tessore

La legge n. 170/2010

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La legge 8 ottobre 2010, n. 170, "Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico" (sotto allegata), riconosce, all'art. 1 "La dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, DSA, che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma che possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana".

La legge ha rappresentato un passo significativo per il riconoscimento e il supporto di chi affronta tali disturbi nell'ambito dell'istruzione e della società in Italia ed ha riconosciuto che gli studenti con DSA hanno il diritto di avvalersi di misure di supporto e accomodamenti, progettati per offrire un sostegno nel superamento delle sfide legate alla lettura, alla scrittura, al calcolo o ad altre abilità specifiche, in modo che possano partecipare appieno al processo di apprendimento. Tra le misure, l'estensione dei tempi per compiti e test, l'utilizzo di strumenti tecnologici, l'impiego di ausili didattici, il sostegno individuale, ambienti di test separati e strategie didattiche personalizzate. Nel gennaio 2022, la Consensus Conference dell'Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato la nuova "Linea Guida sulla gestione dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA)". La precedente, CC-ISS, 2011, definiva i DSA "Disturbi che coinvolgono uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Essi, infatti, interessano le competenze strumentali degli apprendimenti scolastici. Sulla base del deficit funzionale vengono comunemente distinte le seguenti condizioni cliniche: dislessia, disturbo nella lettura (intesa come abilità di decodifica del testo); disortografia, disturbo nella scrittura (intesa come abilità di codifica fonografica e competenza ortografica); disgrafia, disturbo nella grafia (intesa come abilità grafo-motoria); discalculia, disturbo nelle abilità di numero e di calcolo (intese come capacità di comprendere ed operare con i numeri)".[1] La nuova pubblicazione ha migliorato ed uniformato sia i protocolli diagnostici che quelli riabilitativi, con la formulazione di nuove raccomandazioni, grazie alla revisione sistematica della letteratura specifica, che ha rilevato l'esistenza di nuove conoscenze scientifiche: il Disturbo di Comprensione della Lettura, la valutazione e la diagnosi negli studenti bilingue, la valutazione e la diagnosi dei DSA nei giovani adulti, per i quali la legge 170/2010 aveva agevolato l'estensione temporale dei percorsi scolastici, nuovi criteri e procedure relativi alla Disgrafia e al Disturbo del Calcolo e nuove raccomandazioni per la diagnosi precoce di DSA (linee guida sotto allegata).

Disabilità specifica di apprendimento: tipologie e fattori neurobiologici

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La storia dei disturbi dell'apprendimento e del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (Attention Deficit Hyperactivity Disorder ADHD) è stata oggetto di studio per oltre un secolo e, nel corso del tempo, grazie alle ricerche sul cervello (il periodo compreso tra gli anni '30 e gli anni '60 del secolo scorso è stato caratterizzato da notevoli progressi, che hanno gettato le basi per la comprensione attuale del funzionamento cerebrale), sempre più ricercatori e scienziati sono diventati consapevoli di tali fenomeni, anche se il termine "disturbo dell'apprendimento" è stato coniato solo nel 1963 a Chicago, dallo psicologo statunitense Samuel Kirk, durante una conferenza sull'istruzione.

Cecità alle parole

Kirk utilizzò tale termine per descrivere le difficoltà di apprendimento dei bambini precedentemente etichettati come affetti da "disfunzioni cerebrali minime". Il lavoro di Kirk ha contribuito a spostare l'attenzione verso una prospettiva più centrata sulle difficoltà specifiche di apprendimento, come il linguaggio, la lettura e l'elaborazione delle informazioni, aprendo la strada alla comprensione e all'identificazione dei disturbi dell'apprendimento come sono conosciuti oggi. Nonostante molti ricercatori abbiano contribuito al campo di studio, rilevanti ancora oggi sono i lavori di Adolf Kussmaul (Die Störungen der Sprache del 1877), neurologo tedesco, che esplorò le disfunzioni del linguaggio associate a lesioni cerebrali corticali e contribuì significativamente alla comprensione delle basi neurologiche dei disturbi del linguaggio. Fu il primo a identificare la disabilità di lettura e a coniare il termine "cecità alle parole" definita come "Cecità completa al testo... anche se il potere della vista, l'intelletto e i poteri della parola sono intatti". Quasi 10 anni dopo la comparsa del termine "cecità alle parole", il termine "dislessia" venne coniata da Rudolf Berlin, un oftalmologo tedesco, nel suo lavoro pubblicato nel 1887 intitolato "Über Dyslexie"; Berlin utilizzò questo termine per descrivere le difficoltà di lettura e scrittura che osservava nei suoi pazienti. La sua ricerca rappresenta uno dei primi tentativi di definire e comprendere la dislessia come una condizione specifica.[2] L'anno precedente, il 1886, W. Pringle Morgan, chirurgo oculista britannico, nell'articolo "A Case of Congenital Word Blindness", pubblicato sul British Medical Journal, aveva riportato le sue osservazioni su un singolo caso, quello di un giovane, che chiamò "Percy F". La descrizione di Morgan del caso di "Percy F" era così azzeccata e mirata che i descrittori clinici in essa contenuti si ritrovano comunemente nella letteratura e nei discorsi sulla dislessia di oggi. "Percy F. è un ragazzo ben cresciuto, di 14 anni, figlio maggiore di genitori intelligenti, secondo figlio di una famiglia di sette persone. È sempre stato un ragazzo sveglio e intelligente, veloce nei giochi e in nessun modo inferiore agli altri della sua età. La sua grande difficoltà è stata - ed è tuttora – l'incapacità di imparare a leggere. Questa incapacità è così notevole e così pronunciata che non ho dubbi che sia dovuta a qualche difetto congenito... I suoi occhi sono normali, non c'è emianopsia (perdita di metà del campo visivo), e la sua vista è buona. Il maestro che gli ha insegnato per alcuni anni dice che sarebbe il ragazzo più intelligente della scuola se l'insegnamento fosse interamente orale". Morgan concluse che i casi di "cecità alle parole" sono sempre interessanti e che il caso di Percy F lo era in maniera particolare, in quanto unico, per quanto ne sapesse, e non conseguente a nessuna lesione o malattia, ma evidentemente congenito o dovuto probabilmente a uno sviluppo difettoso. Fu proprio quest'ultimo giudizio che portò Morgan a introdurre il termine diagnostico di cecità congenita delle parole per casi come quello di Percy. Nel proporre questo termine, Morgan riconobbe il lavoro precedente di Kussmaul e del costrutto diagnostico di cecità delle parole di quest'ultimo.[3]

ADHD e DSA

La consapevolezza e la ricerca sui disturbi dell'apprendimento e sull'ADHD sono aumentate in modo significativo nel corso degli anni. È importante distinguere, a tal proposito, tra queste due condizioni, che prevedono criteri diagnostici e caratteristiche distinte. L'ADHD, introdotto nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders DSM) nel 1968, quale "disturbo da impulsi ipercinetici", nel corso degli anni ha subito modifiche e revisioni. Disturbo del neurosviluppo caratterizzato da sintomi di disattenzione, iperattività e impulsività, nella quinta ed ultima edizione del DSM, Text Revision, DSM-5-TR, è stato classificato in tre presentazioni principali, ciascuna delle quali ha sintomi predominanti: ADHD Predominantemente Inattivo, ADHD Predominantemente Iperattivo-Impulsivo, ADHD Combinato. I soggetti con ADHD possono avere difficoltà a concentrarsi su compiti o attività specifiche, possono essere facilmente distratti, possono agire impulsivamente e possono mostrare un livello elevato di attività fisica. I Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA), inquadrati nel DSM-5 come unica categoria, riguardano invece la capacità di un individuo di acquisire abilità specifiche, come la lettura, la scrittura o il calcolo, a causa di difficoltà neurologiche specifiche. Il DSM -5 richiede tuttavia di specificare se si caratterizzano per compromissione della lettura (dislessia), compromissione dell'espressione scritta (disgrafia/disortografia) o compromissione del calcolo (discalculia). Spesso definiti "disabilità nascoste", in quanto disturbi non sempre evidenti, i soggetti che ne soffrono vengono spesso fraintesi e accusati di non ascoltare, di essere pigri o maldestri, derivandone una bassa autostima, fiducia e motivazione. Inoltre, in ambito scolastico, sono caratterizzati da una discrepanza significativa tra il potenziale intellettuale stimato dello studente e il suo effettivo rendimento. Le difficoltà possono manifestarsi in diverse aree, come la conversazione, l'ascolto, la lettura, la comprensione, l'ortografia, i calcoli aritmetici, la scrittura e la comprensione dei concetti. È importante sottolineare che i soggetti con disturbi specifici dell'apprendimento hanno spesso un'intelligenza media o superiore alla media, evidenziando che le loro difficoltà non sono il risultato di una bassa capacità cognitiva. Le cause sottese sono complesse e sfaccettate e coinvolgono fattori genetici, epigenetici e ambientali. I disturbi non sono dovuti a problemi di udito o di vista, a fattori socioeconomici, a differenze culturali o linguistiche, alla mancanza di motivazione o a un'istruzione insufficiente.[4] Hanno un'origine biologica che riguarda variazioni o disfunzioni nel funzionamento cerebrale, che influisce sulla capacità del cervello di elaborare in modo efficiente e accurato le informazioni verbali e non verbali. Sebbene la comprensione esatta di queste variazioni sia ancora oggetto di ricerca, vi sono alcune teorie e aree di interesse nella neuroscienza che possono aiutare a spiegarne l'origine: disfunzioni nelle reti neurali, ove le indagini di neuroimaging, quali la risonanza magnetica funzionale (fMRI), hanno rivelato che alcune aree del cervello coinvolte nell'apprendimento, come il lobo temporale, il lobo parietale e l'area di Broca, possono mostrare variazioni strutturali o funzionali nei pazienti con DSA, variazioni che possono influenzare la connettività e l'efficienza delle reti neurali coinvolte nell'apprendimento delle abilità verbali e non verbali; componente genetica, con studi condotti su famiglie e gemelli che suggeriscono che ci possono essere predisposizioni genetiche che aumentano il rischio di sviluppare DSA. Tuttavia, la genetica non è l'unico fattore coinvolto, laddove l'interazione tra genetica ed ambiente sembra giocare un ruolo critico nello sviluppo dei DSA; disfunzioni nella percezione sensoriale, con alcuni DSA, come la dislessia, che possono essere associati a disfunzioni nella percezione sensoriale, come la difficoltà nell'elaborare i suoni del linguaggio o nell'identificare le lettere e le parole in modo accurato. Queste disfunzioni sensoriali possono essere legate a variazioni nell'organizzazione cerebrale delle aree coinvolte nella percezione sensoriale; plasticità cerebrale, che implica che, anche se ci sono variazioni biologiche alla base dei DSA, avendo il cervello una notevole plasticità, può adattarsi e cambiare, con gli interventi di supporto e la terapia che possono aiutare a ristrutturare le reti neurali e migliorare le abilità di apprendimento; fattori epigenetici e ambientali, con ricerche che suggeriscono che fattori epigenetici (modificazioni chimiche del DNA che influenzano l'espressione genica) e ambientali durante lo sviluppo del cervello possono contribuire ai DSA. Questi fattori possono influenzare la formazione delle connessioni neurali e la funzione cerebrale. Nonostante la comprensione dell'origine biologica dei DSA sia ancora oggetto di ricerca attiva e complessa, la prospettiva biologica fornisce una base per lo sviluppo di strategie di intervento mirate e trattamenti che possono aiutare i soggetti con DSA a superare le loro sfide nell'apprendimento verbale e non verbale.[5]

Dislessia, disgrafia, discalculia

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La dislessia, disabilità specifica dell'apprendimento che colpisce la lettura e le relative abilità di elaborazione del linguaggio, è la più comune e rappresenta almeno l'80% di tutti i DSA. Può influenzare la fluidità della lettura, la decodifica, la comprensione della lettura, il richiamo, la scrittura, l'ortografia e talvolta il linguaggio e può coesistere insieme ad altri disturbi correlati. La gravità può variare da individuo a individuo e viene talvolta definita come una disabilità dell'apprendimento basata sul linguaggio. Durante la lettura, la risonanza magnetica rivela un diverso profilo di attivazione cerebrale che conferma l'eziologia della dislessia per cause neurologiche e genetiche. Il lato sinistro del cervello è attivato da tre sistemi: un sistema anteriore nella regione frontale inferiore sinistra che influisce sulla produzione dei fonemi (articolazione delle parole in silenzio o ad alta voce), un sistema parietotemporale sinistro che analizza la parola scritta e un sistema occipitotemporale sinistro che esegue il riconoscimento automatico delle parole. I giovani dislessici, invece, mostrano una diminuzione dell'attivazione in entrambi i sistemi posteriori (temporoparietale sinistro, occipitotemporale sinistro) e un aumento dell'attività nel giro frontale inferiore sinistro, nella regione temporale destra e in quella tempoparietale. Di conseguenza, i soggetti continuano a faticare a leggere parole inaspettate perché si affidano maggiormente alle regioni cerebrali posteriori di destra per leggere attraverso la memorizzazione piuttosto che attraverso i collegamenti suono-simbolo. Secondo la ricerca, è altamente familiare ed ereditabile. Gli studi sui gemelli hanno rivelato forti tassi di concordanza, indicando che le variabili genetiche rappresentano il 69-87% della prevalenza, mentre i fattori ambientali rappresentano il 13-30%. Il termine, di origine greca, ????????, è composto dalle parole "???" che significa "difficoltà" o "alterato" e "?????" che significa "parola" o "linguaggio". I soggetti con problemi di lettura spesso faticano a decodificare le parole in suoni separati e/o a fondere i suoni per leggere le parole in modo veloce e corretto, problemi che conducono spesso a problemi di comprensione della lettura.[4] La disgrafia, combinazione dei termini greci "???" e "???????" (scrivere), è un disturbo specifico dell'apprendimento diagnosticato nell'infanzia, che colpisce l'abilità di scrittura e la motricità fine e viene talvolta indicato anche come disturbo ortografico e dislessia ortografica. Può includere una scrittura illeggibile, una spaziatura incoerente, una scarsa pianificazione spaziale sulla carta, errori di ortografia e di grammatica, punteggiatura e grafia. I soggetti hanno difficoltà a comporre la scrittura e a pensare e scrivere allo stesso tempo, fenomeno legato a problemi di integrazione visuo-motoria o di motricità fine.[4] La discalculia, combinazione dei termini greci "???", "?????" (bello o buono) e "?????" (parola, discorso o ragionamento), si riferisce a un tipo di disturbo specifico dell'apprendimento che si manifesta con difficoltà significative nella comprensione dei concetti matematici, nelle operazioni di calcolo e nella risoluzione di problemi matematici. I sintomi specifici possono variare da soggetto a soggetto, ma generalmente includono difficoltà nella comprensione dei numeri, nella loro sequenza e nell'associazione tra numeri e quantità; difficoltà nelle operazioni di base; difficoltà nella memorizzazione delle tabelle di moltiplicazione; difficoltà nella risoluzione di problemi matematici; difficoltà nella lettura di grafici e diagrammi; difficoltà nel conteggio e nel raggruppare; difficoltà nella comprensione del tempo e delle sequenze; difficoltà nella stima delle quantità. Solitamente i problemi con i numeri o con i concetti di base si manifestano precocemente, mentre i problemi legati al ragionamento compaiono negli ultimi anni di scuola. Molti ricercatori hanno riferito che la discalculia sembra essere una patologia non isolata ed è spesso in comorbilità con disturbi del linguaggio scritto, che si verificano più spesso negli studenti con gravi anomalie linguistiche. La predisposizione genetica, l'ambiente, le anomalie neurologiche, gli stili di insegnamento scolastico e l'ansia matematica sono i principali fattori di responsabilità del disturbo.[6]

Pei e interventi educativi mirati

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Con la legge 170/2010 è stata fornita una definizione chiara e precisa dei disturbi specifici dell'apprendimento, riconoscendo la necessità di interventi educativi mirati per gli studenti che ne sono affetti. La diagnosi e la valutazione individualizzata deve essere effettuata da un'equipe multidisciplinare, in modo da poter determinare le specifiche esigenze educative. La legge riconosce inoltre che gli studenti con DSA hanno diritto ad un Piano Educativo Individualizzato (PEI) che definisca obiettivi, strategie e specifici interventi a supporto dell'apprendimento e prevede l'obbligo per gli istituti scolastici di fornire assistenza e supporto adeguato, compresi strumenti o ausili specifici. Dispone inoltre il diritto a tempi aggiuntivi durante gli esami scolastici e quelli di stato, per consentire agli studenti l'opportunità di poter dimostrare conoscenze ed abilità. Da ultimo, ma non meno importante, prevede la formazione specifica per il personale docente, che consenta di acquisire le competenze adeguate per la gestione degli studenti con DSA.

La didattica inclusiva è una filosofia educativa che promuove l'equità e il successo di tutti gli studenti, un approccio che riconosce ed esalta la diversità degli studenti e si adopera per rimuovere le barriere che possono essere di ostacolo al loro apprendimento. In un mondo inclusivo, non ci sono studenti "diversi", bensì studenti unici con talenti unici che hanno il diritto di avere l'opportunità di sviluppare il loro pieno potenziale educativo e di crescita.

Dott.ssa Luisa Claudia Tessore

Note bibliografiche

[1] ISS – SNLG (Sistema Nazionale per le Linee Guida) (2011) Disturbi specifici dell'apprendimento. Consensus Conference 3 Roma, 6-7 dicembre 2010

[2] Alnaim, FA. (2016) Global Journal of Human-Social Science: An Arts & Humanities: Double Blind Peer Reviewed International Research Journal Publisher. USA: Global Journals Inc.

[3] https://www.dyslexiacommentary.com/w-pringle-morgan-and-dyslexia

[4] Muktamath, V.U. et al. (2021) Types of Specific Learning Disability. In Learning Disabilities - Neurobiology, Assessment, Clinical Features and Treatments. Edited by Sandro Misciagna

[5] Peters, L. & Ansari, D. (2019) Are specific learning disorders truly specific, and are they disorders? Trends in Neuroscience and Education, Volume 17

[6] Kanzafarova, R.F. et al. (2015) Genetic and environmental aspects of mathematical disabilities. Russian Journal of Genetics 51(3):223-230


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