Data: 27/03/2024 09:00:00 - Autore: Redazione

Il brusco innalzamento della pena minima per l'appropriazione indebita, portata da quindici giorni a due anni di reclusione dalla legge n. 3 del 2019 � sprovvisto di qualsiasi plausibile giustificazione ed �, gi� per questa ragione, costituzionalmente illegittimo. E' quanto ha deciso la Consulta con la sentenza n. 46/2024 (sotto allegata), accogliendo la questione sollevata dal Tribunale di Firenze, di fronte al quale pendeva un processo per appropriazione indebita del valore di 200 euro, commessa da un agente immobilitare che aveva restituito soltanto in parte al proprio cliente la somma ricevuta a titolo di cauzione per un contratto di locazione, poi non conclusosi.

La Corte, si legge nel comunicato stampa, ha rammentato che il legislatore gode di ampia discrezionalit� "nella definizione della propria politica criminale, e in particolare nella determinazione delle pene applicabili a chi abbia commesso reati, cos� come nella stessa selezione delle condotte costitutive di reato". Tuttavia, "discrezionalit� non equivale ad arbitrio. Qualsiasi legge dalla quale discendano compressioni dei diritti fondamentali della persona deve potersi razionalmente giustificare in relazione a una o pi� finalit� legittime perseguite dal legislatore; e i mezzi prescelti dal legislatore non devono risultare manifestamente sproporzionati rispetto a quelle pur legittime finalit�".

Il controllo sul rispetto di questi limiti � prosegue la sentenza � spetta alla Corte costituzionale, che "� tenuta a esercitarlo con tanto maggiore attenzione, quanto pi� la legge incida sui diritti fondamentali della persona. Il che paradigmaticamente accade rispetto alle leggi penali, che sono sempre suscettibili di incidere, oltre che su vari altri diritti fondamentali, sulla libert� personale dei loro destinatari".

Alla luce di questi principi, la Corte ha osservato che l'aumento della pena minima per l'appropriazione indebita deciso nel 2019 � stato voluto da una legge la cui finalit� essenziale era quella di combattere in modo pi� efficace la corruzione. Come osservato nei lavori preparatori della legge, l'appropriazione indebita di somme societarie pu� essere in concreto funzionale rispetto a successive pratiche corruttive; il che pu� spiegare la scelta del legislatore di innalzare la pena massima prevista per il reato dalla soglia di tre anni a quella attuale di cinque anni.

Resta per� del tutto oscura la ragione che ha indotto il legislatore a innalzare a due anni la pena minima, che dal 1931 al 2019 era stata pari a quindici giorni di reclusione. Ci� "a fronte del dato di comune esperienza che il delitto di appropriazione indebita comprende condotte di disvalore assai differenziato: produttive ora di danni assai rilevanti alle persone offese, ora (come nel caso oggetto del giudizio a quo) di pregiudizi patrimoniali in definitiva modesti".
E i fatti meno gravi di appropriazione indebita, ai quali deve applicarsi la pena minima, "nella gran maggioranza dei casi nulla hanno a che vedere con condotte prodromiche alla corruzione, e in particolare con la costituzione di 'fondi neri' dai quali poter attingere per tale scopo".
Una pena simile, d'altra parte, appare manifestamente sproporzionata rispetto a quella minima (di sei mesi di reclusione) oggi prevista per un furto e una truffa che, in ipotesi, producano esattamente lo stesso danno patrimoniale di 200 euro. N� potrebbe obiettarsi, ha sottolineato ancora la Corte, che la pena pu� comunque essere mitigata dalle attenuanti generiche, cui il giudice non deve essere costretto a ricorrere solo per evitare l'inflizione di pene sproporzionate. Cos� come l'imputato non deve essere spinto a scegliere il patteggiamento o il giudizio abbreviato, rinunciando cos� a una parte importante delle sue garanzie difensive, soltanto per ottenere uno sconto di pena rispetto a una pena che risulterebbe altrimenti manifestamente eccessiva.

La Corte ha, infine, sottolineato, che il rimedio appropriato alla violazione della Costituzione riscontrata � qui, semplicemente, la cancellazione della pena minima, che rester� cos� automaticamente fissata in quella prevista in generale dal codice penale per la reclusione, pari appunto a quindici giorni. Rester� poi libero il legislatore di valutare se stabilire un nuovo minimo di pena, nel rispetto del principio di proporzionalit� tra gravit� del reato e severit� della pena

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