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Data: 05/09/2024 07:00:00 - Autore: Margherita Marzario
Il sociologo Francesco Belletti cerca di rappresentare la situazione odierna: "[…] nel drammatico cambiamento d'epoca che stiamo attraversando, carico di ingiustizie, difficoltà, sfide sociali, economiche e sanitarie globali, la "società post-familiare" è certamente una delle questioni antropologiche più pressanti, perché né la felicità delle persone né la coesione sociale delle comunità possono fare a meno della famiglia – che non può diventare irrilevante né indifferenziata" (nell'articolo "Cambia, ma non scompare: la famiglia nella società postfamiliare" del 22-10-2020). Non si può fare a meno della famiglia come si ricava dalla storia e dalle scienze umane tra cui il diritto. Tra le più significative, da ricordare certamente le proposizioni nel Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia e nella L. 184/1983 novellata dalla L. 149/2001 e rubricata "Diritto del minore ad una famiglia", nella quale è scritto il diritto del minore a vivere, crescere ed essere educato nell'ambito della propria famiglia (il bambino ha diritto a una propria famiglia e non il contrario).
"[…] consideriamo le forze che modificano gli elementi basilari del genoma familiare (figura 3): 1) l'economia capitalista attacca la cultura del dono e introduce nel genoma elementi utilitaristici che oggi sono per lo più di carattere consumistico; 2) il mondo della comunicazione virtuale svuota la norma della reciprocità perché tende a isolare i singoli, che sono connessi al mondo intero, ma non fra di loro; 3) la rivoluzione sessuale modifica profondamente la relazione di coppia mettendo in causa la polarità maschio-femmina con l'apertura ad un numero indeterminato di identità di gender (Lgtbtqia - l'acronimo significa lesbica, gay, transgender, bisessuale, queer/eccentrico/insolito/ non eterosessuale, questioning/indeciso, intersessuale, asessuale e ally/simpatizzante); 4) la generatività fisica viene modificata dalle nuove tecnologie della riproduzione (pratiche eugenetiche, fecondazione artificiale, maternità surrogata) e, domani, forse, all'uso dell'utero artificiale" (dal capitolo 1 del Rapporto Cisf 2020). L'evoluzione della specie umana è avvenuta anche attraverso l'organizzazione della famiglia e del lavoro. La famiglia rappresenta il superamento di ogni individualismo e atteggiamenti simili. Essa può subire una trasformazione ma non deformazione perché è l'unico gruppo in cui sono concentrate varie caratteristiche ed esigenze umane: socialità; soddisfazione di bisogni non solo primari; stabilità; serenità; sentimenti duraturi; sacrifici, speranze e sogni comuni e/o condivisi; spirito di servizio.
La famiglia è, per la psicologa e psicoterapeuta Anna Oliviero Ferraris, "una struttura primaria che assolve alla funzione della riproduzione, allevamento, socializzazione dei bambini e al contempo funziona come stabilizzatore della personalità degli adulti e della loro prole" (in "Famiglia", 2020). Pur nella sua metamorfosi, nelle sue crisi e nelle sue varie configurazioni, la famiglia è e rimane "quale nucleo fondamentale della società e quale ambiente naturale per la crescita ed il benessere di tutti i suoi membri ed in particolare dei fanciulli" (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).
La famiglia non sempre è sacra, ma talvolta è una sagra o una saga. Infatti, oltre a scardinare le famiglie mafiose, bisognerebbe scardinare anche una certa "cultura mafiosa" che serpeggia in alcune famiglie in cui esiste ancora il cosiddetto "familismo amorale" - locuzione coniata dal sociologo Banfield -, in cui si perpetra ogni forma di violenza nella sottomissione dei suoi membri e nell'indifferenza altrui, in cui si genera il bullismo, in cui si trasmettono disvalori, in cui esiste una subcultura. Non scriversi famiglia all'anagrafe (perché non è questione di stesso cognome o stesso indirizzo) ma sentirsi, stringersi, scoprirsi, scolpirsi famiglia, perché comporta contatto, quotidianità, fatica, creatività. La famiglia dovrebbe essere figlia dell'amore e non faglia dell'amore o, peggio, foglia caduca.
I miti greci (Edipo, Medea, Eracle e così via) hanno preconizzato la psicopatologia della famiglia. In realtà la famiglia è sempre stata patogena o patologica ma oggi sono aumentati la fragilità, la chiusura, l'isolamento, la mancanza di solidarietà.
Anche l'opera teatrale "Natale in casa Cupiello" di Eduardo De Filippo rappresenta l'attualità delle disfunzioni familiari. Non esiste la famiglia perfetta ma la famiglia in cui ci si rispetta. Ogni famiglia è una tragicommedia a sé ma l'importante è fare e dare la propria parte con libertà e responsabilità. Quando un figlio introduce in famiglia un proprio amico o partner deve far conoscere e rispettare "le regole del gioco" della propria famiglia perché ogni famiglia (= casa) è un teatro o presepe o tavola imbandita in cui ci sono propri ruoli o propri posti o un proprio menu e chi arriva deve "osservare" rivelando una grande capacità di "timing", che è anche la capacità di cogliere il momento più adatto di inserirsi in un "co-ntesto".
Tutta la famiglia costituisce un sistema di vasi comunicanti come nel corpo umano il sistema linfatico e quello vascolare: ecco uno dei tanti significati dell'aggettivo "naturale" attribuito alla famiglia nell'art. 29 della Costituzione e negli atti internazionali.
Nella famiglia è fondamentale il "rispetto", dal latino "respicere", "guardare indietro". Il rispetto è il guardarsi indietro, è quel momento di dubbio, di ricerca, di riflessione, di sosta, di attesa. Il rispetto è, perciò, un volgere uno sguardo attento, diverso. Nella famiglia, purtroppo, è cambiato anche lo sguardo: prima prevaleva lo sguardo intimidatorio (soprattutto del padre), poi è diventato sguardo d'amore (in particolare quello della madre), oggi lo sguardo è prevalentemente distratto o assente.
"Quante più lacrime ci saranno da asciugare tanto più grande sarà la mia consolazione" (cit.). Famiglia: asciugarsi le lacrime a vicenda e non causarsi lacrime a vicenda. In particolare, bisogna dare il giusto senso e peso alle lacrime dei bambini, distinguere quelle esprimenti un'emozione da quelle "facili" solo per fare capricci e ottenere quello che si vuole o manifestanti una debolezza davanti a un ostacolo. I figli vanno pure educati alla sofferenza, alle frustrazioni, alle cadute che suscitano il pianto.
"Un amore sacrificato è senza senso finché non vi è un'occasione e un bisogno di sacrificarsi" (cit.). Non esiste il sacrificio fine a se stesso, l'amore stesso è sacrificio, "fare cosa sacra". Della vita rimane quello che si è fatto, quello che si è voluto fare del poco o tanto ricevuto in consegna: la famiglia è tutto questo. Nell'art. 18 par. 1 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia si usa il verbo "incombere" riferito ai genitori: un'incombenza è un peso e come tale comporta uno sforzo, un sacrificio ma è la vita che lo richiede e la vita fa binomio con amore. La famiglia è e sia sacrificio ma non sacrilegio del singolo.
La famiglia è come una falda acquifera o un faro o un fan: dà acqua, fonte di vita, è punto di riferimento nelle tempeste e nel buio, fa sentire il proprio supporto nelle prove e nelle sfide, ma la vita è del figlio che la deve vivere secondo la sua personalità e nella quotidianità e non secondo modelli o aspettative altrui.
"[La Repubblica] Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni" (art. 9 comma 2 Cost.). La famiglia, quale "società naturale" (art. 29 Cost.) è il primo paesaggio culturale, emozionale e relazionale da guardare e salvaguardare, è il primo ambiente da tutelare anche nell'interesse delle future generazioni.
Al punto n. 2.3 dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, nell'ambito dell'Obiettivo 2 "Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un'agricoltura sostenibile" si parla delle "famiglie di agricoltori", perché la storia dell'umanità è cominciata con le famiglie dei contadini e ogni famiglia ha da prendere esempio dalle famiglie dei contadini. Famiglia: il più bel fiore da coltivare, il più bel frutto da far maturare!
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