Data: 20/11/2024 06:00:00 - Autore: United Lawyers for Freedom – ALI Avvocati Liberi


Pubblicati in Gazzetta Ufficiale n. 268 del 15 novembre 2024 i quattro quesiti referendari con i quali viene chiesta l'abrogazione degli obblighi vaccinali pediatrici e le odiose sanzioni pecuniarie e scolastiche che trasformano ciò che dovrebbe essere una scelta di salute consapevole in un rischio troppo elevato per i bambini da cui i genitori non possono sottrarsi.

Un'iniziativa che viene dal basso

L'iniziativa è promossa da un gruppo di cittadini che ha inteso reagire con metodo democratico all'immobilismo della politica e al disinteresse -o al diverso interesse- del Legislatore su esigenze sanitarie e sulla stessa volontà popolare contraria alle disposizioni oggetto di quesito referendario manifestata con un disegno di legge di iniziativa popolare rimasto chiuso nel cassetto dal 2018 (cfr. G.U. 27 giugno 2018, serie generale, numero 147 pag. 60) e da un nuovo disegno di legge di iniziativa popolare in corso di presentazione da parte di numerose associazioni della società civile.

Si tratta dunque di una iniziativa proveniente dal basso, dalla base, promossa da semplici cittadini hanno e troveranno il supporto nel cammino verso le urne da centinaia di associazioni, comitati e persone virtuose dedicate alla correzione del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73 recante "Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, di malattie infettive e di controversie relative alla somministrazione di farmaci" (c.d. decreto Lorenzin) che oltre sette anni fa introduceva l'obbligo vaccinale per dodici antigeni – ridotti a dieci con la legge di conversione 31 luglio 2017, n. 119 - da somministrare per l'età pediatrica e per l'adolescenza, abrogando tutta la precedente disciplina che ne prevedeva solo quattro.

La normativa in materia di obblighi vaccinali pediatrici

Le dette previsioni obbligatorie venivano introdotte in un clima di improvviso e supposto allarme originato dal Governo in relazione ad asserite epidemie di morbillo in Gran Bretagna e ad un corrispondente calo delle coperture vaccinali in Italia.

Vi è, invece, che sia in Gran Bretagna non vi fu alcuna epidemia di morbillo e sia che i dati del Ministero della Salute, a tutt'oggi, confermano come nella coorte dell'anno 2016 la copertura vaccinale per singolo antigene era pari o superiore al 93-95% anche per molti antigeni che erano ancora solamente raccomandati.

Per quanto riguarda poi la situazione italiana in particolare, precedentemente all'approvazione delle norme di cui si chiede il vaglio referendario, non vi era stata alcuna epidemia.

Il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale elaborato e approvato dalla Conferenza Stato-Regioni per il triennio 2012-2014, dando atto del raggiungimento degli obiettivi di salute pubblica in tema di vaccinazioni obbligatorie e raccomandate, indicava l'esigenza di adottare una politica sanitaria "che porti progressivamente tutte le Regioni, in maniera sincrona, verso il superamento dell'obbligo vaccinale".

Il Piano aggiungeva che: "Tale percorso presuppone una capillare opera formativa degli operatori sanitari coinvolti nelle attività vaccinali ed educativo/informativa della popolazione generale, in merito ai benefici della vaccinazione quale misura di prevenzione individuale e collettiva".

Cionondimeno, gli obblighi per i quattro vaccini obbligatori esistenti in quel momento non solo non venivano abbandonati ma, al contrario, con il decreto legge n. 73/2017 ne venivano aggiunti altri sei.

Le alte coperture vaccinali di numerosi Stati europei (Germania, Austria, Danimarca, Spagna, Svezia, Regno Unito, Estonia, Finlandia, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo) - in cui le vaccinazioni pediatriche sono solo raccomandate - dimostrano che un obbligo non è necessario per il raggiungimento degli obiettivi di salute pubblica e che le sanzioni pecuniarie e quelle interdittive dalla frequentazione degli asili nido e scuole dell'infanzia ai bambini non adempienti all'obbligo sono misure quantomeno sproporzionate e superflue, se non direttamente discriminatorie.

In questo quadro di ingiustificato sacrificio della libertà di autodeterminazione e di cura, decorso più di un lustro dall'entrata in vigore della predetta normativa, il popolo italiano ha preso atto del fatto che la disciplina di cui al decreto-legge n. 73/2017 presenta anche elementi di rischio e criticità significative per la salute individuale e collettiva.

La comunità scientifica è concorde nell'affermare che il sistema immunitario del neonato non è come quello dell'adulto e che, per raggiungere un assetto simile, deve attraversare un processo di maturazione non breve; la principale diversità consiste nel mantenimento dell'assetto precedente alla nascita, l'assetto fetale, in cui sia il sistema immunitario materno che quello del feto adottano una posizione di tolleranza reciproca, con il fine di mandare a compimento la gravidanza.

L'Azienda sanitaria della Regione Puglia ha attuato un sistema di farmacovigilanza attiva, ai sensi del comma 4 dell'art. 14 del D.M. 30 aprile 2015, per la rilevazione degli eventi e delle reazioni avverse seguite alla somministrazione del vaccino quadrivalente MPRV (morbillo, parotite, rosolia e varicella), e per ottenere un raffronto qualitativo e quantitativo sui dati raccolti in farmacovigilanza attiva rispetto a quella passiva. I risultati sono inquietanti e rivelano la grave sottostima del numero di eventi e reazioni avverse registrati con il sistema di farmacovigilanza passiva, da un lato, e una inaspettata incidenza di reazioni avverse gravi correlabili con la farmacovigilanza attiva, dall'altro.

Il successivo Rapporto AIFA sui vaccini 2017, incomprensibilmente, invece di informare correttamente e tempestivamente i cittadini (lett. f) art. 15 D.M. citato), ha minimizzato i dati raccolti dalla sanità pugliese diluendoli all'interno di quelli di tutte le altre regioni italiane raccolti con il sistema di farmacovigilanza-passiva comunemente utilizzato.

L'art. 1, comma 1-ter del decreto-legge n. 73/2017, prevede "il potere del Ministro della salute di disporre la cessazione dell'obbligatorietà per alcune delle vaccinazioni contemplate, in base alla verifica dei dati epidemiologici, delle eventuali reazioni avverse e delle coperture raggiunte"; eppure, nonostante che la Corte costituzionale (sentenza n. 5/2018) abbia lodato tale disposizione, a distanza di oltre sette anni, il Ministro della salute non ha mai trasmesso alle Camere le due relazioni triennali come altresì non ha indicato le motivazioni della mancata presentazione degli schemi di decreto abrogativi di uno o più obblighi di cui al comma 1-bis art. 1 D.L. n. 73/2017, lasciando il disposto lettera morta e i cittadini senza risposte.

In un simile quadro di incertezza veniva disattesa anche la previsione contenuta nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale elaborato e approvato dalla Conferenza Stato-Regioni per il triennio 2017-2019 , che indicava lo strumento dell' "Health Technology Assessment" come il dispositivo "ponte" migliore tra il mondo scientifico e quello politico-decisionale per la valutazione delle caratteristiche di una patologia (incidenza, prevalenza, popolazione a rischio e vie di contagio), i fattori di costo diretto e indiretto che la malattia induce, nonché i possibili benefici che possono derivare dalla strategia vaccinale.

La omessa adozione da parte degli Enti preposti della previsione di cui al comma 1-ter, art. 1 del decreto-legge n. 73/2017 e la mancata attivazione generalizzata del sistema di farmacovigilanza attiva per la rilevazione di eventi e reazioni avverse ha determinato di fatto anche l'impossibilità di un monitoraggio attendibile sul profilo di rischio dei vaccini in pregiudizio della salute e della dignità individuali (art. 2 e co. 1 e 2, art. 32 Cost.)

A fortiori, a fronte della possibilità tangibile di raggiungere gli scopi di salute pubblica ricorrendo alle sole raccomandazioni di vaccinazione, da una parte, e della consapevolezza da parte dei cittadini dell'elevata incidenza di reazioni avverse correlate ai trattamenti somministrati in questione, dall'altra, i cittadini italiani hanno inteso sottoporre al giudizio popolare la pronuncia se l'assunzione per obbligo di legge di rischi per la salute individuale valgano benefici non attuali e corrisponda davvero a "l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà" all' "interesse della collettività" e al "rispetto della persona umana" di cui agli art. 2 e 32 Cost.

Le ragioni del referendum popolare

Il popolo sta chiedendo a gran voce il cambiamento della normativa, ma la politica è sorda.

Ultimo strumento che il popolo sovrano ha per imporre la propria volontà, è il REFERENDUM POPOLARE.

Oramai è evidente l'insostenibilità di politiche ed ideologie sanitarie espresse mediante imposizioni e repressioni, ognuno deve essere libero di scegliere una possibilità vaccinale che deve essere garantita a tutti, anche promossa o fortemente raccomandata dallo Stato, ma senza l'imposizione di sanzioni economiche o altri pregiudizi al figlio o ai genitori quale conseguenza della libera scelta di non sottoporre il bambino ad un trattamento vaccinale.

Perciò si tratta di una battaglia per la libertà di scelta: non viene richiesta l'abrogazione della Legge o della "vaccinazione pediatrica", quanto invece è richiesta la pronuncia della popolazione sulla obbligatorietà di un trattamento sanitario, cioè se esso debba essere somministrarsi per obbligo o debba essere lasciato alla consapevolezza ed al consenso autodeterminato dei genitori.

A nostro parere chi non vuole deve essere libero di non farlo eseguire ai propri figli senza conseguenze; chi vuole, invece, deve avere il diritto di farlo eseguire gratuitamente ai propri figli.

In ogni caso viene richiesta l'abrogazione della norma che prevede la somministrazione dei vaccini pediatrici, obbligatori (attualmente) o raccomandati che siano (in futuro, auspichiamo), in modalità combinata tetra-quadrivalente, che costituisce un ulteriore fattore di rischio non testato specificamente sulla sicurezza della modalità.

Infine si chiede al popolo italiano di abrogare tre dei quattro vaccini obbligatori aggiunti recentemente nel catalogo degli antigeni da somministrare obbligatoriamente, in particolare si chiede l'eliminazione dei vaccini per la varicella, per la rosolia e la parotite.

I quattro quesiti

In sintesi, ecco cosa prevedono i quattro quesiti (i testi integrali sono sotto allegati in pdf):

Quesito 1 = abrogazione delle disposizioni in materia di prevenzione vaccinale pediatrica nella parte in cui prevedono l'obbligo di vaccinazione e quella relativa alle sanzioni connesse all'inadempimento vaccinale.

Quesito 2 = abrogazione delle disposizioni in materia di prevenzione vaccinale pediatrica nella parte in cui prevedono l'obbligo di vaccinazione quale requisito di accesso alle scuole dell'infanzia.

Quesito 3 = abrogazione delle disposizioni in materia di prevenzione vaccinale pediatrica nella parte in cui prevedono la somministrazione di vaccinazioni con formulazioni combinate e parzialmente combinate e nella parte in cui subordinano la vaccinazione monovalente alla disponibilità del SSN.

Quesito 4 = abrogazione delle disposizioni che prevedono la vaccinazione obbligatoria con farmaci non immunizzanti dalla malattia o non pericolose se contratte dai bambini.


* a cura di Angelo Di Lorenzo- Presidente ALI – AVVOCATI LIBERI


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