Data: 30/10/2007 - Autore: Recensione
Elisabetta Grande mostra come l'America abbia abbandonato il principio della proporzionalit� della pena al reato, della risocializzazione del condannato, in nome di una "certezza" sempre pi� vicina alla tentazione di estromettere definitivamente il detenuto dalla vita sociale, quando non a farne lo strumento di una speculazione d'affari. In Italia ci fu una appassionata discussione fra giuristi, gli uni persuasi che la pena dovesse essere resa duttile in corso d'esecuzione, e rivalutata rispetto all'evoluzione personale del condannato, gli altri spaventati dall'arbitrio potenziale di quella flessibilit�, e inclini a una riforma del codice penale che correggesse la misura eccessiva delle pene previste. Prevalse in teoria la prima, con la riforma del 1975 e le successive misure, di cui il nome di Mario Gozzini divent� il simbolo, ma progressivamente svuotate da provvedimenti ispirati alla galera come toccasana e regalo circense alla pubblica opinione. L'indulto - una scelta retrospettivamente preterintenzionale, cos� da spaventare i suoi stessi autori - ha riportato un sollievo umano e un po' di legalit� nella condizione delle carceri. Sono necessarie per� riforme sostanziali: la cancellazione di leggi punitive e contrarie alla vera sicurezza, la riforma del codice penale che depenalizzi gli attuali reati di scarsa o nulla pericolosit�. La proporzione di gente in prigione non � un indice della criminalit� e dell'insicurezza di un paese, ma solo della sua politica penale.


- Prezzo: � 15.00
- Sellerio Editore Palermo 2007
- Pagine 168

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