Data: 09/03/2008 - Autore: Roberto Cataldi
Ci sono situazioni in cui i politici gli insulti li meritano davvero ed in tal caso Secondo la Cassazione certi appellativi diventano persino leciti. E' quanto emerge da una Sentenza della Suprema Corte (Quinta sezione penale numero 9084/2008), che ha stilato una sorta di elenco di "epiteti" che in certi casi è possibile rivolgere agli uomini di governo. Secondo gli Ermellini dare del 'giuda' e' legittimo se un politico si macchia di 'alto tradimento'; Ma anche definirlo 'buffone' può rappresentare una "legittima critica". Quando poi chi governa solleva una vera e propria "indignazione" popolare ci si potrebbe spingere persino a dargli dell'"idiota". Licenza d'insulto dunque? IN parte forse si ma il motivo di questa 'licenza', va ricercato nelle motivazioni della Corte: "il diritto di critica riveste necessariamente connotazioni soggettive ed opinabili quando si svolge in ambito politico, in cui risulta preminente l'interesse generale del libero svolgimento della vita democratica". Ne consegue che "una volta riconosciuto il ricorrere della polemica politica ed esclusa la sussistenza di ostilita' e malanimo personale, e' necessario valutare la condotta dell'imputato alla luce della scriminante del diritto di cui all'art. 51 c.p.". Dopodiche', se il giudice ritiene che l'operato del politico meritava di essere bollato con un epiteto che suona come ingiurioso, l'autore dello sfogo potrà essere assolto per non avere fatto altro che esercitare la liberta' di "critica politica". E' stata così cancellata un condanna per diffamazione inflitta a un consigliere comunale che uscendo dalla sala consigliare, aveva dato del 'Giuda' ad un collega di partito che aveva votato contro un delibera proposta dal suo partito, dopo averla inizialmente appoggiata. Un tradimento polidito dunque che ha indotto la Corte ad accordare l'assoluzione al consigliere che aveva sfogato la sua rabbia contro il collega traditore. Attenzione però, avverte la Corte, mai dare del 'Giuda Iscariota venduto': l'espressione potrebbe ancora essere bollata come "infamante" e procurare guai con la giustizia.
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