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Data: 05/04/2008 - Autore: Roberto Cataldi
Se i genitori non riescono a rimettere sulla strada giusta i propri figli che si sono macchiati di reati, è meglio che i ragazzi vadano in comunità piuttosto che stare agli arresti domiciliari.
E' quanto afferma la Corte di Cassazione (Quarta sezione
penale nella sentenza 13170/2008) occupandosi del caso di un pusher minorenne.
Secondo la Corte se "l'opera di dissuasione dei genitori" risulta infruttuosa ' meglio
l'allontanamento da casa.
In precedenza il Gip del Tribunale di Trieste aveva disposto, in attesa del processo, la permanenza in casa per il
ragazzo.
Il Tribunale della Liberta' per i minorenni però vista la "inefficacia dell'opera svolta dai genitori e dagli
operatori" aveva modificato la decisione.
Inutile il tentativo di mamma e papà di riavere in casa il proprio figlio, la Corte ha bocciato il loro ricorso ribadendo la necessita' della custodia in
comunita'.
"In riferimento alle esigenze cautelari - si legge in sentenza - e' stato dimostrato che non poteva qualificarsi come apprezzabile elemento di novita' la posizione assunta nei confronti del minore dai genitori e dal Sert, considerato
che l'opera di dissuasione intrapresa dai genitori si e' rivelata
infruttuosa ai fini del contenimento delle spinte criminose del
ragazzo, dal momento che quest'ultimo ha continuato, nonostante
l'intervento dei genitori, nell'attivita' delittuosa almeno fino al
gennaio 2007".
La vicinanza e l'affetto di mamma e papa', secondo la Corte, non sono bastati per dissuadere il ragazzo dallo
"svolgere attivamente e con continuita' lo spaccio di sostanze
droganti verso acquirenti di minore eta', proprio nello stesso periodo
in cui si dichiarava pronto a seguire l'opera di rieducazione
intrapresa dai suoi genitori".
L'unico mezzo dunque per evitare "ulteriori ricadute" è il ritorno "al regime del collocamento in comunita'".
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