Data: 30/11/2004 09:00:00 - Autore: Punto-informatico.it
La copia delle pagine web effettuata dai motori di ricerca non � una copia come qualunque altra, denunciare i motori di ricerca per violazione del diritto d'autore � una guerra persa: il detentore dei diritti ha la possibilit� di sfuggire all'indicizzazione e di scampare alla copia cache che tanto lo impensierisce. Se decide di rinunciare a robots.txt, concede ai motori di ricerca la possibilit� di effettuare una copia da mantenere sui propri server. A stabilirlo � il giudice Mary A. McLaughlin in un caso sollevato da tale Gordon Roy Parker, autore di opere letterarie nonch� recidivo querelante inviperito con la rete. Parker, autodefinitosi un guru della seduzione in pensione, coach online dell'ars amatoria reclutabile per 2500 dollari al mese, ha messo a disposizione le sue sudate carte sul proprio sito affinch� fossero accessibili liberamente e gratuitamente. Poi si � scagliato contro Yahoo e Microsoft, rei di indicizzarne gli arzigogoli retorici e di effettuare copie non autorizzate mantenute sui propri server e accessibili ai netizen. Nel 2004 per questo stesso motivo Parker si era avventato contro Google: accusava il motore di ricerca di ripubblicare senza autorizzazione le sue opere, accusava Mountain View di diffamazione poich� Google Groups rendeva accessibili dei commenti postati da netizen poco generosi nei confronti del suo talento letterario. L'accusa di diffamazione era stata ritenuta insostenibile dal giudice incaricato di dirimere il contenzioso, cos� come quella di violazione del diritto d'autore.
I tribunali sono tornati ad esprimersi riguardo alle denunce di Parker: la giudice McLaughlin ha stabilito che Parker non possa pretendere alcunch� da Microsoft e Yahoo perch� la responsabilit� dell'indicizzazione � da imputare alla sua negligenza. L'estensore della denuncia ha ammesso di sapere dell'esistenza delle accortezze per sfuggire ai bot, ha ammesso di avere le competenze per fare un saggio uso del robots.txt per allontanare gli spider e scongiurare l'indicizzazione. Parker, inoltre, non si era avvalso della sua facolt� di richiedere la rimozione dall'indice dei suoi contenuti. "Dalle dichiarazioni di Parker si evince che era a conoscenza del fatto che, se non avesse messo in atto le opportune procedure, i motori di ricerca avrebbero mostrato una copia delle sue opere - spiega la giudice McLaughlin - dal silenzio di Parker e dalla mancanza di precedenti obiezioni, Microsoft e Yahoo possono propriamente dedurre che Parker sapeva e ha incoraggiato l'attivit� dei motori di ricerca"
Il silenzio di Parker si � tradotto dunque in un implicito assenso all'incursione dei bot e alla copia in cache, si � tradotto in una "licenza non esclusiva" concessa ai motori di ricerca, per cui sarebbe troppo oneroso chiedere l'autorizzazione a tutti gli attori della rete per ottenere il via libera all'indicizzazione dei contenuti.
Parker non si era limitato per� a puntare il dito contro i motori di ricerca: aveva configurato il caso del netizen che attinge alla cache di Microsoft e Yahoo per appropriarsi della sua opera letteraria. La giudice McLaughlin non ha avuto esitazioni: se Parker mette liberamente a disposizione il frutto della propria fatica affinch� i netizen possano fruirne, Parker non ha motivo di preoccuparsi di coloro che ne fruiscono attraverso la cache dei motori di ricerca.
Gaia Bott� in: http://punto-informatico.it/
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