Data: 10/01/2009 08:54:00 - Autore: Roberto Cataldi
Anche la Corte di Cassazione ha detto basta alla cultura discriminatoria che considera le donne come "oggetti" di propria appartenenza. Occupandosi di un fatto di sangue in cui un uomo � stato ucciso per essersi messo con la findanzata di un esponente della malavita di cui aveva cos� offeso il prestigio, la Cassazione ha dichiarato con fermezza che "le donne non sono una 'res' di propria appartenenza" e che le loro scelte, come quella di troncare una relazione, fanno parte della "liberta' di autodeterminazione". Secondo Piazza Cavour (sentenza n. 337 SSUU) "alla luce del comune sentire" deve considerarsi vile e spregevole un crimine, "commesso per mero spirito punitivo, dettato da intolleranza per la liberta' di autodeterminazione della donna con la quale si era instaurata una relazione amorosa, considerata invece come 'res' di propria appartenenza e di cui non si e' accettata l'autonomia delle scelte di vita". La Suprema ha cos� confermato le condanne inflitte ai quattro imputati che avevano partecipato all'omicidio riconoscendo tra le altre cose la sussistenza di un'aggravante perch� la causale dell'omicidio risiedeva non solo nella volont� di vendetta e di punizione ma anche nella finalit� di riaffermazione del ruolo e del prestigio di quel'esponente dela criminalit� organizzata locale la cui forza intimidatoria era stata messa in discussione.
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