Data: 31/12/2015 09:00:00 - Autore: Aldo Carpineti
Vivere oltre misura in funzione degli altri spersonalizza e oggettivizza. Paradossalmente chi pretende di essere ovunque e di sostituire chiunque nelle mansioni di ognuno finisce per sparire alla vista degli altri e appare inutile a qualsiasi scopo. Questa circostanza deriva da un processo di desoggettivazione che tende a confondere l'individuo con il tutto. La considerazione, che � di carattere generale, vale tanto pi� in azienda e soprattutto per un certo tipo di manager. Avete mai visto capi o preposti che corrono (alcuni senza la minima attenzione alla congruit� dei movimenti del proprio corpo, altri con portamento estremamente rigido) da una scrivania ad un'altra, da un collaboratore ad un altro per supportarli anche senza che venga richiesto aiuto e per sopperire a eventuali lacune dei dipendenti, prima ancora di essere interpellati? Queste persone, o almeno il loro lavoro, sono destinate a diventare invisibili, verr� il momento in cui nessuno pi� si accorger� della loro insostituibilit� ed il lavoro di essi risulter� inutile, se non controproducente, persino se i loro interventi sono tecnicamente esatti e non creano disturbo ai colleghi, n� hanno la caratteristica dell'ossessivit�: quando l'individuo tende a confondersi con il tutto la sua personalit� sparisce, il suo ego scompare e non ha pi� autonoma esistenza. E' un processo di oggettivizzazione che vale tanto per le persone quanto per le cose e per ogni realt� o qualit�. C'� chi, anche fra gli intenditori, sostiene che tutto � arte: anche il puntino di matita sulla tela vergine sarebbe arte, anche un ciottolo sulla strada, anche un tozzo di pane che prima o poi qualcuno manger�. Non � cos�: se tutto fosse arte, se l'arte si confondesse con il tutto, verrebbe automaticamente a sparire il concetto stesso di arte: soltanto ci� che si distingue dal tutto per determinate caratteristiche peculiari (che possono essere le pi� diverse) e che suscita nell'osservatore una particolare emozione o suggestione pu� essere considerato artistico: se tutto fosse arte, l'arte non esisterebbe pi�, basterebbe dire �tutto�, non sarebbe pi� necessario dire �arte��... Cos� � anche per le persone: chi si confonde completamente con gli altri finisce per non avere pi� una esistenza propria. I suoi risultati, anche ben�fici, diventeranno presto estremamente volatili. Presto quel manager, quel capo sar� considerato inutile, non pi� necessario nell'economia del rendimento del reparto e sar� prima o dopo allontanato o messo in disparte. Ed egli si chieder� il perch�, rimarr� convinto che senza di lui gli altri non sapranno come fare, ed invece ogni cosa probabilmente funzioner� come e meglio di prima. Chi si accorga di trovarsi su questa strada far� bene, come si suol dire in gergo poco elegante ma molto efficace, �a darsi una regolata�. Il rispetto del proprio ruolo, della propria autonomia e di quella degli altri saranno i primi accorgimenti da programmare. La scelta dei comportamenti da tenere, l'attenzione e il controllo di s� saranno obiettivi da porre in atto con fermezza e volont�. Probabilmente il �cambio di marcia� susciter� una prima reazione di stupore, di sospetto ed anche di temporaneo rifiuto, ma col passare del tempo l'ambiente torner� ad abituarsi alla condotta regolarizzata e, dopo, tutta la collettivit� ne usufruir� e beneficer� , restituendo a quel manager la propria soggettivit� ed il proprio ruolo. Non si dice di non darsi da fare, per carit�. E non c'� niente di peggio che l'ostentato distacco e l'atteggiamento affettatamente �prezioso�. Ma � l'onnipresenza che non giova . Non per nulla i pi� illuminati allenatori delle squadre di calcio di ragazzi si raccomandano con i loro allievi di non correre dietro al pallone: �E' la palla che deve arrivare da te, non viceversa�. Ed anche certi manager, � ben vero, trarrebbero tanto beneficio, in un senso o nell'altro, da qualche seduta di coaching.



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