Data: 23/09/2009 09:00:00 - Autore: Cristina Matricardi
Le Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione (Sent. n. 19400/2009) hanno stabilito che rischia una sanzione disciplinare, da parte dell'ordine, l'avvocato che chiede al cliente due parcelle, senza riuscire a giustificare le diverse attivit� svolte dal codifensore nel presentare un ricorso identico in un'altra sede giurisdizionale. Nel caso di specie, gli Ermellini hanno infatti evidenziato che �tale motivazione, che resiste alle critiche svolte con il primo motivo di ricorso � avendo il giudice del merito condivisibilmente stigmatizzato la scorrettezza della condotta della (�) sotto il profilo della deontologia professionale in punto di mancata comunicazione al cliente di tutti i necessari elementi in ordine all'attivit� svolta, onde quegli potesse serenamente escludere una duplicazione di compensi attesa la particolare relazione esistente con il co-difensore, la cui attivit� legittimamente appariva sostanzialmente uguale -, consente di escludere altres� con tranquillizzante certezza, qualsivoglia violazione del principio di corrispondenza dell'incolpazione della condotta in concreto ascritta dal legale (�)�.
Con questa decisione la Corte ha confermato la sanzione della censura nei confronti di un avvocato che aveva depositato due ricorsi identici, uno davanti al Tar e uno al Capo dello Stato, duplicando la parcella e senza giustificare le ulteriori attivit� svolte dal codifensore (tra le altre cose, suo marito).
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